L'ho acquistato su Amazon poche settimane dopo la sua uscita, poi l'ho lasciato lì, nella memoria del mio tablet (come faccio con molti libri), in attesa di un periodo di relativa calma per dedicargli il tempo che merita. Errore. L'ho sfogliato sull'onda dei terribili eventi degli ultimi mesi. Ma sarebbe più esatto dire che l'ho "riletto", perché dei suoi post sono stato un avido lettore fin dall'inizio, da quel lontano 2002 in cui il futuro dell'informazione sembrava ormai appartenere ai blog. Poi quella potenziale rivoluzione nel modo di "informare" sarebbe stata assorbita - almeno in Italia - dall'informazione tradizionale, con risultati spesso deludenti. Ma questa è un'altra storia...
In quei post ho ritrovato anche un pezzo della mia storia personale, sia da lettore che da osservatore, e senz'altro tutte le "nostre" ragioni. Sì, perché le mie e quelle di Enzo al 99% coincidevano/coincidono alla perfezione, oserei dire quasi telepaticamente, vista la distanza geografica. E' un libro che può essere aperto a caso e offrire commenti, analisi, punti e spunti di vista della realtà che sembrano scritti per essere letti oggi ma che non leggerete su nessun altro giornale o sito, almeno non con la stessa nitidezza e risoluzione. Che guarda dritto negli occhi, senza indulgenze, ipocrisie o compromessi, la crisi d'identità, il sonno della ragione, la coscienza sporca dell'Occidente. Resterete sorpresi dalla "banalità" della ragione, così la chiamerei, ossia da "verità" talmente evidenti da risultare scomode e, forse per questo, con troppa leggerezza ignorate.
Il mio consiglio è: acquistatelo, tenetelo lì, pronto all'uso. Leggetene qualche pagina ogni volta che avete la sensazione che l'Occidente si sia dimesso da se stesso. Vi sentirete meno soli. Se i «posti della ragione», quella "ufficiale", «erano tutti occupati» dal politicamente corretto, i post della ragione potete trovarli qui.
«Il problema che abbiamo oggi, in occidente, è che abbiamo perso la capacità di dare i nomi alle cose, di esprimere giudizi, di assegnare le colpe. Per paura, per viltà, per comodità. Ci siamo dimenticati che nonostante tutto siamo i buoni, e che esistono i cattivi. Non vediamo i nazionalismi di ritorno, ci crediamo immuni alle schermaglie che precedono i conflitti, non partecipiamo più a nessuna battaglia ideale».PS. Ne è valsa e ne vale la pena Enzo, altroché!
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