Oggi ho ricevuto un brutto colpo. Paola, una mia cara amica che vive in Cina, a Shanghai, mi ha spedito una di quelle mail a catena contro la guerra in Iraq, nella quale si enunciano tutti i luoghi comuni sugli interessi americani, sul petrolio, chi ci guadagna, le multinazionali eccetera eccetera, ci siamo capiti.
E proprio da Paola, brillante laureata in Scienze politiche, che cede così alla propaganda banalizzante (e controproducente anche alla causa del pacifismo) di Gino Strada. La stima e l'affetto nei suoi confronti, manco a dirlo, non sono in discussione, però che botta, mi ha quasi messo di cattivo umore.
Ho dovuto rispondere a Paola con una letteraccia, che mi perdonerà, ma solo perché ci tengo. Non so se bisogna essere favorevoli o contrari alla guerra. Però so che di fronte a un pericolo così grave la cosa da non fare è cedere alle facili propagande, da qualunque parte esse provengano.
Mi preoccupa il 'sentimento', il clima che tutto ciò rischia di produrre, se anche una persona dallo spiccato senso critico come Paola è caduta nella rete del pacifismo ideologico.
Eppure, il dibattito intorno alla crisi irachena è pieno di informazioni approfondite, riflessioni autorevoli e ragionevoli. A questo punto, sta a noi coglierle, anche se certo è più facile aderire a slogan moralmente rassicuranti che usare la ragionevolezza per capire cosa sta accadendo: prendere posizione sì, ma dopo essersi sforzati di capire, usando fonti prive di pregiudizi (consultabili sulla maggior parte dei quotidiani, per esempio, italiani, esteri, persino arabi).
Paola, sono sicuro che non te la prendi e che accetterai le mie osservazioni.
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