Avranno imparato la lezione?
Il bubbone pedofilia, che da anni si stava gonfiando, è finalmente scoppiato e la Chiesa corre ai giusti ripari, segno che al di là di smentite e difese d'ufficio, sa bene d'avere torto e di aver sbagliato, e che non si tratta di un oscuro complotto mediatico anti-cattolico organizzato dai massoni, come tenta di far credere ai suoi fedeli. Meglio tardi che mai, si direbbe. Tra incredibili gaffe e errori comunicativi praticamente ogni giorno (il parallelo con la Shoah e l'equiparazione omosessuale-pedofilo), arriva infatti, sull'onda e per effetto degli scandali, e nel panico totale di una gerarchia che sembra non sapere più che pesci pigliare, la nuova direttiva: nei casi di abusi sessuali su minori da parte dei preti "si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità".
E' quanto recita la "guida" della Congregazione per la dottrina della Fede pubblicata sul sito della Santa Sede. Nei casi più gravi e accertati, continua il documento, il Papa potrà direttamente ridurre il colpevole allo stato laicale, senza passare per un processo canonico. Per la prima volta si fa riferimento esplicito alla denuncia alle autorità civili, quando fino ad oggi le direttive suggerivano (neanche troppo velatamente) - se non intimavano fino alla scomunica - il silenzio e la discrezione.
Anche nei confronti della Chiesa, come ricorda oggi Ostellino, va applicata «la distinzione kantiana, e liberale, fra peccato e reato». Ma la Chiesa non si è limitata a condannare il peccato e a perdonare il peccatore pentito. Distinguere non significa nascondere, insabbiare.
Con la nuova direttiva - di tutta evidenza non "motu proprio" ma "obtorto collo" - la Chiesa mostra di aver compreso che ciò che ha più scandalizzato, irritato, sconcertato l'opinione pubblica, anche cattolica, non è tanto l'enorme quantità di abusi sessuali di membri del clero sui minori, quanto piuttosto l'anacronistica e criminale pretesa della Chiesa cattolica di considerare la propria giurisdizione al di sopra di quella civile, sostitutiva rispetto ad essa, e quindi di sottrarre i suoi appartenenti alla legge, rivelando così la sua propensione a riprendersi piccoli spazi del suo perduto potere temporale. Mi spiego: se anche fosse stata severissima al suo interno con i preti che si sono macchiati di abusi, non avrebbe dovuto dar luogo a comportamenti reticenti e a coperture che sanno di favoreggiamento. Mi sembra di vederli lo sbigottimento e l'incredulità negli occhi del Papa e dei cardinali: crolla oggi una pretesa superiorità della loro giurisdizione in cui hanno davvero creduto. Non riescono proprio a capacitarsi delle bizzarre pretese della "giustizia degli uomini". Sarà un altro "peccato" di cui scusarsi tra qualche decennio.
All'attuale Papa non si può affatto riconoscere «il merito di aver fatto opera di trasparenza», come sostiene Ostellino, in quanto lui stesso uno dei maggiori responsabili, da capo della Congregazione per la dottrina della Fede per un ventennio, di quel sistema di "copertura" e insabbiamento del fenomeno degli abusi concepito e posto in essere dal Vaticano, qui a Roma. Se oggi si muove nella direzione opposta, distinguendo gli ambiti del diritto canonico da quelli del codice penale, si può legittimamente ritenere che agisca così perché vi è stato costretto dall'incalzare degli eventi e dal montare dello scandalo, e forse alla fine anche per convinzione - almeno speriamo - ma certo fuori tempo massimo.
Rischia giustamente, quindi a mio avviso, di «passare come il Papa che ha coperto la pedofilia dei sacerdoti». Semmai, a parziale attenuante, si può dire che la giusta critica nei confronti della Chiesa cattolica non si riduca alla demonizzazione dell'attuale Papa solo perché "antipatico", quando di tutta evidenza si tratta di un sistema e di una mentalità omertosa che coinvolge le gerarchie ecclesiastiche nel loro complesso, e che vede tra i responsabili anche i Papi precedenti. Insomma, non si può crocifiggere Ratzinger e salvare Wojtyla, solo perché più simpatico, sarei il primo a rifiutare questa logica.
1 comment:
Stavolta hai toppato, Jimmomo: perché non provi a informarti anche sull'altro 'versante', leggendo che cosa ha fatto BXVI, addirittura forzando la disciplina esistente, tanto che lo si potrebbe accusare di essere stato poco garantista: il web è ricco di informazioni. Semplicemente risibile è poi l'idea di una pretesa della Chiesa di essere esente dalla giustizia degli uomini: vero è forse che prima non c'era l'obbligo canonico di denuncia all'autorità giudiziaria, ma tale obbligo non è previsto neppure dalle leggi italiane, né mi risulta che altre istituzioni lo facciano (quale che sia il tipo di reato). Dunque a ciascuno il suo: ai preti colpevoli e, pro parte sua, alla Chiesa il dolore e la vergogna (oltre all'esonero dei primi); ai moralisti pelosi e libertari a senso unico un esame di coscienza sullo sbandamento culturale che ha favorito l'orrore e la capacità di distinguere il grano dall'oglio, e in particolare le trappole mediatiche e le falsificazioni dei documenti.
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