C'era grande attesa per la partecipazione (preregistrata) di Fini ieri sera a Ballarò ma si può dire che abbia deluso le aspettative di molti. Evidentemente Floris non era stato molto attento alle ultime mosse del presidente della Camera, perché i suoi insistenti tentativi di metterlo frontalmente contro Berlusconi sono tutti andati a vuoto. A mio avviso per ragioni puramente tattiche, Fini è in una fase di ripiegamento, per ora si accontenta che passi il messaggio "un dissenso nel Pdl c'è ed è ammesso", anche rischiando - come ieri sera - di non far capire al pubblico i veri motivi che solo pochi giorni fa lo avevano portato vicino alla rottura e di avallare uno spettacolo squallido come le finte dimissioni di Bocchino.
Una mossa da correntismo in pieno stile Prima Repubblica: le dimissioni infatti sono "condizionate" a quelle del capogruppo Cicchitto, in pratica sono una richiesta di dimissioni di Cicchitto, in modo da portare il gruppo del Pdl a rivotare per il presidente e il suo vice, «per consentire alla minoranza di esercitare il suo ruolo, di verificare le sue forze e conseguentemente di rivendicare gli spazi corrispondenti al suo peso». In breve, una "conta" per poter reclamare "posti" in una quota 'finiana'.
Ma torniamo al Ballarò di ieri sera per annotare qualcosa a futura memoria.
Fini si è mostrato rassicurante e ragionevole, in fondo chiedendo solo che si discuta delle questioni che ritiene importanti e che in effetti lo sono. Niente, agli occhi dei telespettatori, che giustifichi le minacce di scissione dei giorni scorsi. Anche ieri sera sono rimaste nel cassetto le sue idee "avanzate" su bioetica, immigrazione e cittadinanza. Ha sollevato la questione dei costi del federalismo fiscale, l'esigenza di discutere dei decreti attuativi guardando alla coesione sociale e all'unità del Paese, e che le riforme della giustizia vadano nell'interesse della legalità. Quando Floris ha cercato di condurlo su qualche cosa di concreto, cose molto care al Cav. (come interessi di Mediaset e giustizia), sui cui magari potrebbe decidere di distinguersi in Parlamento, non c'è stato verso. Sul conflitto di interessi, ha detto che è stato risolto da una legge fatta dal centrodestra. E in studio la 'finiana' Flavia Perina, direttrice del Secolo d'Italia, ha argomentato più efficacemente di Bondi a favore del ddl intercettazioni: una questione di stato di diritto, ancor prima che di privacy.
E' sul federalismo che la Perina ha invece mostrato un'inquietante riserva mentale, un pregiudizio centralista. Perché mai un ente locale - regione, provincia o comune - non dovrebbe essere in grado di conservare e valorizzare un bene demaniale, culturale o artistico, sul suo territorio? Perché i provveditori nominati dal governo di Roma dovrebbero essere più saggi e responsabili delle autorità locali? E' ovvio che i grandi patrimoni museali e artistici rimarranno allo Stato centrale, ma in Italia opere d'arte sono disseminate su tutto il territorio e sono spesso trascurate. Chi avrebbe maggior interesse di un comune, una provincia o una regione a valorizzare quel sito archeologico o quel palazzo storico semi-sconosciuto? E i cittadini saprebbero con chi prendersela per la cattiva gestione di quel bene.
Non so se le riserve, a mio modo di vedere sostanziali, espresse ieri sera dalla Perina appartengano anche a Fini e ai 'finiani', ma certo se sono contro il federalismo non dovrebbero girarci intorno, dovrebbero dirlo chiaramente, anche se arrivano fuori tempo massimo.
Ultime osservazioni. Ieri sera Floris ha dato un po' di visibilità a Luca Sofri, a pochi giorni dall'avvio del suo "Il Post". Un paio di stronzate e antipaticissimo: gli altri sono demagogici e superficiali, ma al dunque anche lui non è andato oltre qualche battutina stupida. Ad un certo punto ha provato a sostenere che Bossi figlio era stato "raccomandato" dal padre non so dove. Sarà anche vero, ma proprio lui, Luca Sofri, che non ci venga a dire che non deve alla celebrità e alle relazioni politico-intellettuali del padre le attenzioni di cui è circondato. E nei suoi confronti - diciamolo - Cota è stato un signore: gli ha fatto capire dove si sarebbe andato a infilare se avesse insistito. Senza affondare. Lui ha capito e se ne è stato zitto per un po'. Superfluo.
Grandioso invece Edward Luttwak. Sulle intercettazioni telefoniche ha ricordato che in America, se vengono pubblicati atti coperti da segreto, si indaga sul colpevole della fuga di notizie e c'è la prigione (anche per i procuratori, mentre da noi non gli si può neanche togliere il caso); sull'oppressione fiscale che c'è in Italia ha incalzato sugli stipendi di giudici e politici, enormemente superiori a quelli Usa. Di Pietro e Sofri hanno rosicato non poco.
5 comments:
a me sembra che quello che stia rosicando sia tu. d'altronde se ti scaldi per un troglodita come luttwak. poche idee, ma sbagliate.
JL
DA poco visitatore ma incomincio ad amarti, speriamo che non sia solo una rondine
noooo, anche Jimmomo usa il verbo "rosicare", dov'è finito l'aplomb liberalliberistalibertario?!?!?
"Grandioso invece Edward Luttwak. Sulle intercettazioni telefoniche ha ricordato che in America, se vengono pubblicati atti coperti da segreto, si indaga sul colpevole della fuga di notizie e c'è la prigione"
vaglielo a spiegare a quelli del giornale che pubblicarono le intercettazioni di fassino
Bravo Jimmomo, ho avuto anche io le stesse impressioni ieri sera.Sofri odioso e insulso.Luttwack ottimo.
Post a Comment