«Il mio governo e io abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l'appoggio, che gli osservatori ci attribuivano, dei poteri forti. Non incontriamo, infatti, favori in questo momento di un grande quotidiano che è espressione autorevole di poteri forti, e presso Confindustria».Riferimenti chiari quelli del premier Monti. Ma se ora si lamenta di non averne l'appoggio, perché quando veniva accusato di esserne addirittura l'espressione ha negato persino l'esistenza dei cosiddetti "poteri forti"? Esistono solo quando fanno comodo come alibi, quando si può dire di averceli contro?
Ha perso l'appoggio dei "poteri forti"? E allora? Dovrebbe proccuparsi più di aver perso la fiducia dei mercati, degli investitori, che degli editoriali di Alesina e Giavazzi sul Corriere.
Dopo l'entusiastica apertura di credito da parte del mondo del business internazionale e dei relativi media, arrivati ad indicarlo come l'uomo che poteva salvare l'Europa, qualcosa è andato storto. Alle enormi - forse troppo - aspettative, non sono seguiti i fatti. Dopo la riforma delle pensioni, il nulla o quasi. Riforme parziali, insufficienti, pasticciate. Su tutte quella del lavoro, a fine marzo. Lì è stato chiaro che Monti subiva i diktat dei sindacati e della sinistra e che la lettera di agosto della Bce era destinata a rimanere per lo più lettera morta.
Ora Monti si lamenta dei "poteri forti", i decreti subiscono continui rinvii (oggi quello per lo sviluppo, non ci sarebbero risorse per le compensazioni Iva e vari bonus), sembra di essere tornati all'immobilismo dell'ultimo anno del governo Berlusconi.
Intanto, la cancelliera Merkel messa alle strette rilancia: a quelli che vogliono federalizzare il debito propone l'unione politica. Perché, c'è qualcuno che pensa forse che si possa condividere il debito senza una politica di bilancio comune, senza unione fiscale e politica? Apparentemente sì: chiedere Eurobond subito, senza prima unione fiscale, vuol dire esattamente pretendere che i tedeschi paghino i debiti altrui, e con assegno in bianco. Ma questo evidentemente non è vero federalismo, è paraculismo. Per fare un esempio, se vogliamo un'Europa che emette Eurobond, non può esserci un Hollande che abbassa l'età di pensionamento dei francesi a 60 anni, perché così non regge.
Il dibattito ovviamente non appassiona Obama, che è interessato unicamente alla sua rielezione e quindi è preoccupato solo che qualcuno (la Germania) ci metta i soldi, perché nella sua ottica è solo così che si può salvare l'euro e stimolare la crescita europea, senza la quale peggiorano anche le prospettive economiche Usa, e con esse quelle della sua rielezione. Insomma, in poche parole Obama pretende che sia l'Europa a finanziare la sua campagna elettorale.
Il governatore della Fed Bernanke oggi al Congresso ha rilanciato le accuse velate di Obama: «La crisi in Europa ha danneggiato l'economia degli Stati Uniti comprimendo le nostre esportazioni, influenzando negativamente la fiducia delle imprese e dei consumatori e mettendo sotto pressione i mercati e le istituzioni finanziarie». Una risposta indiretta a Draghi, che aveva chiamato in causa le responsabilità extra-europee della crisi. A proposito, che ruolo ha l'esponenziale crescita del debito pubblico americano nel disinvestimento dai debiti sovrani di quasi tutti gli stati europei?
1 comment:
Che Europa meravigliosa sarebbe se i tedeschi lavorassero fino a 120 anni per pagare le pensioni al resto del continente....... mi sa che non ci cascano.Monti mi ha fatto venire in mente un calciatore juventino che si lamentava dell' arbitraggio durante l'era Moggi,ridicolo.
Toni
Post a Comment