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Tuesday, November 13, 2012

Dibattito non sposterà voti, ma lo vince Bersani

Due i sicuri vincitori del dibattito tv di ieri sera tra i candidati alle primarie del centrosinistra: decisamente Sky, che ha costruito un format nient'affatto male per essere la prima volta, con un ritmo serrato e coinvolgente. Pochi 90 secondi? Il numero degli oratori - cinque - imponeva tempi ristretti per le risposte (immaginate la sonnolenza a concedere più di due minuti a Vendola o alla Puppato) e in ogni caso trovo che sapere esprimere un concetto chiaro, incisivo, con il giusto mix di retorica e concretezza in un minuto circa sia un'abilità che bisogna imparare a pretendere/apprezzare in un politico e che i politici devono coltivare. E diciamola tutta: a volte 90 secondi sono sembrati anche troppi, così poco avevano da dire alcuni. Ma hanno vinto anche le primarie stesse, che obbligano tutti ad una comunicazione politica più stringente, più sul punto, meno autoreferenziale e da talk show. Ormai imprescindibili, il centrodestra ha solo da imparare.

Non ha vinto, invece, come si potrebbe pensare, l'alleanza Pd-Sel. Sì, ok, aiutata dal vuoto, dalla nullità del centrodestra, il pienone alle primarie è garantito. Ma il dibattito di ieri sera non ha certo aiutato il centrosinistra ad andare oltre il suo elettorato tradizionale, semmai a rivitalizzarlo (che comunque non è poco). Grigiore e inconcludenza generale, nessuna idea nuova, nessuna proposta concreta, numeri alla mano su debito, Pil, tagli fiscali e come finanziarli. Niente di tutto questo, ma solita sinistra tasse e welfare, l'usato sicuro (Bersani) contro il giovane furbetto (Renzi), appena più fresco; gli altri vecchissimi, salme novecentesche. Insomma, nulla che possa attrarre un elettore non di sinistra.

Il dibattito di per sé non dovrebbe nemmeno spostare molti voti tra i candidati alle primarie, non essendoci stati colpi di scena o scivoloni eclatanti. Detto questo, considerando l'elettorato di riferimento e le aspettative, e la performance comunicativa più che il merito delle politiche, direi che ha vinto Bersani (voto: 8). Ha tutto sommato consolidato la sua posizione di front-runner, non apparendo nient'affatto bollito e impacciato come ci si poteva immaginare al confronto con il giovane Renzi, mai a disagio o troppo in tensione o irritato dalla sfida (anche perché nessuno lo ha minimamente attaccato). Look ordinato, composto, pacato, sobrio, ha saputo gestire i momenti dosando retorica e concretezza, prendendosi la scena con tono assertivo, con un cambio di registro per far capire che le sfide saranno tremende e c'è bisogno di esperienza e affidabilità. Ha saputo piazzarsi come via di mezzo ragionevole tra Renzi e Vendola («cambiare senza spaventare») e con il suo fare bonario da padre di famiglia che sa ascoltare li ha neutralizzati.

Renzi (voto: 6) è apparso più fresco, il più brillante e a suo agio con il format, sue le battute più efficaci, ma non rappresentando politicamente niente di così nuovo, Bersani è apparso più solido e affidabile per la premiership. La simpatia non basta più, è stato deludente sui contenuti: nessun elemento di vera rottura con la sinistra tradizionale. Non riesce nemmeno a scaricare Vendola dall'alleanza. Riprende gli altri avversari ma non attacca mai Bersani. Renzi ieri sera ha scelto di non creare problemi, di fare "l'amico", per scrollarsi di dosso l'etichetta del guastafeste. Ha fatto il suo compitino, svolto la parte della giovane leva ma negli schemi, facendo così il gioco del segretario. In fondo la competizione vera adesso è per il secondo posto, per andare al ballottaggio, e non ha voluto rischiare. Ma è una strategia utile, appunto, per arrivare bene secondo, non per tentare di battere Bersani.

Emblematico l'appello finale: da Renzi una generica dichiarazione d'amore, di passione per la politica «bella», e di desiderio di «futuro», mentre a mio avviso Bersani ha toccato tasti più concreti e sensibili per gli elettori di centrosinistra. Basta con la «fabbrica delle illusioni», ora verità: «Non vi chiedo di piacervi ma di credermi, perché dirò le cose come stanno, con verità e semplicità», come a mettere in guardia gli elettori da chi tenta di "piacere", sottintendendo non solo Berlusconi ma anche i "compagni" Matteo e Nichi.

Vendola (voto 4) è stato disastroso, sembrava la parodia di se stesso ("acchiappanuvole"!?), look tetro, pallido, sudato, retorica oltre qualsiasi soglia di sopportabilità, ad ascoltarlo veniva voglia di toccare ferro tanto era fosca l'immagine del paese che tratteggiava (e sorvoliamo sulla figuraccia della sua fan). Gli altri in pratica si sono autoeliminati: troppo vago, democristiano e dinosauro della politica Tabacci (voto: 4); non pervenuta la Puppato, sempre a disagio, confonde la riforma del lavoro con quella delle pensioni, Brunetta con Padoa-Schioppa, evasiva e fumosa.

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