La «paura della sconfitta», scrive oggi Massimo Franco sul Corriere, spinge Renzi al «tutto per tutto». E' vero al contrario: di Bersani e non di Renzi. Il «tutto per tutto», la «forzatura» di quest'ultimo sarebbe cercare fino all'ultimo di convincere i cittadini ad andare a votare, per qualunque dei candidati rimasti in gara; il «tutto per tutto» di Bersani e dei suoi uomini consiste nel piegare le regole a competizione in corso per cercare di impedirglielo. Chi dei due finge di giocare alla democrazia e ha «paura della sconfitta»? La spregiudicatezza con cui Bersani da una parte, in tv, si atteggia a leader serio, pacato e bonario, con tanto di lacrimuccia, ma dall'altra si avvale del 98% dei membri dei comitati provinciali e del Comitato dei garanti per garantirsi la vittoria, è degna di quella dei leader comunisti dell'Est europeo nel prendere il potere nel II dopoguerra.
Le regole sono un pasticcio, scritte così appositamente per lasciare il potere a chi sarebbe stato chiamato ad applicarle, ma una norma è abbastanza chiara: l'art. 14 del regolamento consente la registrazione per il ballottaggio di coloro che «dichiarino» di aver avuto un impedimento, non dipendente dalla loro volontà, a registrarsi prima del 25 novembre, non di coloro che «dimostrino» o che «risultino». Un'autocertificazione, insomma, dovrebbe bastare. Così sembrava pensarla anche Berlinguer in un'intervista diffusa domenica sera su Youdem, in cui non menzionava affatto giustificazioni di sorta. Dunque, il contestato sito domenicavoto.it è perfettamente legale. Non le delibere che di ora in ora cambiano le regole del gioco in corsa per tentare di arginare il fenomeno Renzi dopo la disastrosa performance tv del segretario. In ogni caso, con queste regole praticamente il Pd costringe migliaia di elettori, anche suoi elettori, a inventarsi una scusa, a mentire, per esercitare il diritto di voto.
Per non parlare, poi, della bislacca concezione del sistema a doppio turno di Bersani e i suoi, secondo cui aprire a nuove registrazioni sarebbe una presa in giro nei confronti dei tre milioni di elettori che hanno votato al primo. Qui bisogna mettersi d'accordo. In effetti un problema c'è, e non è di poco conto: nei sistemi a doppio turno, infatti, in teoria al ballottaggio potrebbe risultare eletto un candidato con meno voti di quanti ne abbia presi il suo avversario al primo turno. Un peccato originale di questo sistema, ma non si può adottarlo e poi pretendere di mantenere bloccato il corpo elettorale tra primo e secondo turno, è un controsenso. Alle primarie dei Socialisti francesi Hollande ha vinto al secondo turno con 600 mila elettori in più rispetto al primo. E quando il Pd proporrà il doppio turno di collegio per le elezioni politiche cosa si inventerà? Scommettiamo che il problema di "bloccare" il corpo elettorale tra i due turni svanirà nel nulla?
Gli italiani, insomma, sono avvertiti: Bersani governerà il paese con lo stesso eccesso di burocrazia, con la stessa arbitrarietà nell'interpretare delle regole, con la stessa mancanza di rispetto per la democrazia e i cittadini applicati alle primarie.
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