Oggi su Il Foglio, rubrica delle lettere
Al direttore - Chiamare le cose con il loro nome è il primo passo verso la consapevolezza. Poi bisogna decidere come si risponde all'orrore. L'unica risposta è "una violenza incomparabilmente superiore"? Viene in mente il monologo del colonnello Kurtz in "Apocalypse Now": "Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di fare questo, ma non ha il diritto di giudicarmi. E' impossibile trovare le parole... per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l'orrore. L'orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l'orrore. Orrore e terrore morale sono i tuoi amici, ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere, sono dei veri nemici". La decapitazione nel deserto in mondovisione è una brutalità, ma purtroppo né cieca, né folle, né disumana. E' un atto chiaro, cristallino, definitivo, che terrorizza per la volontà che in esso si esprime alla perfezione. Come i vietcong che nel racconto di Kurtz mozzano le piccole braccia di tutti i bambini appena vaccinati contro la polio dai soldati americani. "L'orrore. L'orrore...". E' questo il dilemma: bisogna farsi amici dell'orrore per sconfiggere l'orrore del nemico? Tagliare tutti i ponti con la civiltà e tornare ai primordiali istinti dell'uomo? Abbiamo bisogno di un colonnello Kurtz per esercitare una "violenza incomparabilmente superiore"? Forse sì, ma nel caso speriamo che abbia successo anche la missione di rimozione e di ritorno alla civiltà del capitano Willard.
Wednesday, September 10, 2014
Monday, September 08, 2014
I post della ragione
Se non vi sembra affatto "normale" l'impotenza, anzi l'ignavia con cui l'Occidente, da anni in totale assenza di guida americana, assiste alle teste mozzate, allo sfascio di un Medio Oriente e di un'Europa ormai teatri di conquista da parte degli jihadisti - territoriale del primo, culturale della seconda - e alle guerre espansionistiche russe alle porte dell'Europa... Se vi scandalizza la sensazione di "ordinaria amministrazione" con cui fingono di occuparsene da una parte i governi, nel susseguirsi di vertici inutili, riunioni fumose, comunicati copia-incolla, e dall'altra i mainstream media, con la loro fredda contabilità delle vittime tra un servizio sul gelato di Renzi e un altro sulla sinistra in camicia bianca... Se volete capire come siamo arrivati a questo punto, e soprattutto perché... E se vi sembra di essere rimasti i soli a porvi certe domande e ad esigere risposte e strategie vere, non equilibrismi e toppe mediatiche per passare la giornata, allora spulciate le oltre 700 pagine in cui Enzo Reale, ormai un anno fa, ha raccolto i post scritti per il suo blog (1972) nell'ultimo decennio.
L'ho acquistato su Amazon poche settimane dopo la sua uscita, poi l'ho lasciato lì, nella memoria del mio tablet (come faccio con molti libri), in attesa di un periodo di relativa calma per dedicargli il tempo che merita. Errore. L'ho sfogliato sull'onda dei terribili eventi degli ultimi mesi. Ma sarebbe più esatto dire che l'ho "riletto", perché dei suoi post sono stato un avido lettore fin dall'inizio, da quel lontano 2002 in cui il futuro dell'informazione sembrava ormai appartenere ai blog. Poi quella potenziale rivoluzione nel modo di "informare" sarebbe stata assorbita - almeno in Italia - dall'informazione tradizionale, con risultati spesso deludenti. Ma questa è un'altra storia...
In quei post ho ritrovato anche un pezzo della mia storia personale, sia da lettore che da osservatore, e senz'altro tutte le "nostre" ragioni. Sì, perché le mie e quelle di Enzo al 99% coincidevano/coincidono alla perfezione, oserei dire quasi telepaticamente, vista la distanza geografica. E' un libro che può essere aperto a caso e offrire commenti, analisi, punti e spunti di vista della realtà che sembrano scritti per essere letti oggi ma che non leggerete su nessun altro giornale o sito, almeno non con la stessa nitidezza e risoluzione. Che guarda dritto negli occhi, senza indulgenze, ipocrisie o compromessi, la crisi d'identità, il sonno della ragione, la coscienza sporca dell'Occidente. Resterete sorpresi dalla "banalità" della ragione, così la chiamerei, ossia da "verità" talmente evidenti da risultare scomode e, forse per questo, con troppa leggerezza ignorate.
Il mio consiglio è: acquistatelo, tenetelo lì, pronto all'uso. Leggetene qualche pagina ogni volta che avete la sensazione che l'Occidente si sia dimesso da se stesso. Vi sentirete meno soli. Se i «posti della ragione», quella "ufficiale", «erano tutti occupati» dal politicamente corretto, i post della ragione potete trovarli qui.
L'ho acquistato su Amazon poche settimane dopo la sua uscita, poi l'ho lasciato lì, nella memoria del mio tablet (come faccio con molti libri), in attesa di un periodo di relativa calma per dedicargli il tempo che merita. Errore. L'ho sfogliato sull'onda dei terribili eventi degli ultimi mesi. Ma sarebbe più esatto dire che l'ho "riletto", perché dei suoi post sono stato un avido lettore fin dall'inizio, da quel lontano 2002 in cui il futuro dell'informazione sembrava ormai appartenere ai blog. Poi quella potenziale rivoluzione nel modo di "informare" sarebbe stata assorbita - almeno in Italia - dall'informazione tradizionale, con risultati spesso deludenti. Ma questa è un'altra storia...
In quei post ho ritrovato anche un pezzo della mia storia personale, sia da lettore che da osservatore, e senz'altro tutte le "nostre" ragioni. Sì, perché le mie e quelle di Enzo al 99% coincidevano/coincidono alla perfezione, oserei dire quasi telepaticamente, vista la distanza geografica. E' un libro che può essere aperto a caso e offrire commenti, analisi, punti e spunti di vista della realtà che sembrano scritti per essere letti oggi ma che non leggerete su nessun altro giornale o sito, almeno non con la stessa nitidezza e risoluzione. Che guarda dritto negli occhi, senza indulgenze, ipocrisie o compromessi, la crisi d'identità, il sonno della ragione, la coscienza sporca dell'Occidente. Resterete sorpresi dalla "banalità" della ragione, così la chiamerei, ossia da "verità" talmente evidenti da risultare scomode e, forse per questo, con troppa leggerezza ignorate.
Il mio consiglio è: acquistatelo, tenetelo lì, pronto all'uso. Leggetene qualche pagina ogni volta che avete la sensazione che l'Occidente si sia dimesso da se stesso. Vi sentirete meno soli. Se i «posti della ragione», quella "ufficiale", «erano tutti occupati» dal politicamente corretto, i post della ragione potete trovarli qui.
«Il problema che abbiamo oggi, in occidente, è che abbiamo perso la capacità di dare i nomi alle cose, di esprimere giudizi, di assegnare le colpe. Per paura, per viltà, per comodità. Ci siamo dimenticati che nonostante tutto siamo i buoni, e che esistono i cattivi. Non vediamo i nazionalismi di ritorno, ci crediamo immuni alle schermaglie che precedono i conflitti, non partecipiamo più a nessuna battaglia ideale».PS. Ne è valsa e ne vale la pena Enzo, altroché!
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