Ci si mette di buona volontà Wind Rose Hotel a cercare un messaggio profondo al discorso pronunciato da Papa Ratzinger in visita ad Auschwitz, un significato che evidentemente a noi superficiali, a noi semplici (ma il Pastore non dovrebbe proprio ai semplici rivolgersi?) è sfuggito.
Intanto, animati non certo dalla stessa curiosità intellettuale di un blogger che apprezziamo, illustri quanti zelanti editorialisti si affannano a correre ai ripari. Primo fra tutti Galli Della Loggia, non certo nuovo a questo tipo di disinteressatissime (per carità!) operazioni. Poveri stolti, ma che avete capito? Il Papa non è che un brillante anti-conformista... oh! è uno autentico, un finissimo e «ispirato» teologo, «troppo lontano dalle convenienze del senso comune», e così via cantando. Come abbiamo potuto dubitare, dunque? La verità è che per quanto si affannino, alla lunga tutti si accorgeranno che Ratzinger non ha il passo di Wojtyla.
A chiudere la partita ci pensano le parole di 1972, per il quale la banalità è quella del Papa: «Le interpretazioni degli esegeti troppo zelanti tendono spesso a sorpassare il significato del testo e più che la comprensione favoriscono la confusione. Il fatto che si debbano imboccare percorsi anomali ad ogni piè sospinto ed invocare in continuazione l'anticonformismo del Papa per giustificare le sue parole o i suoi silenzi non depone a favore della chiarezza del messaggio. Forse qualche volta sarebbe più onesto ammettere che anche l'infallibile può sbagliare e che non tutto ciò che proviene dalle labbra del vicario di Cristo è santo. Forse sarebbe il caso di riconoscere che ad Auschwitz il Papa è sembrato un parroco di provincia che improvvisava. Forse bisognerebbe suggerirgli che in certi casi è meglio essere un po' più conformisti, soprattutto se si parla di un genocidio e si decide di farlo nel luogo in cui è avvenuto...»
Tra l'altro, nell'udienza di oggi Ratzinger si è corretto e, molto diplomaticamente, ha chiamato in causa esplicitamente l'antisemitismo, cosa che non aveva fatto nella sua visita ad Auschwitz, ricevendo molte critiche.
Ma quale «male primigenio», ontologico o teologico, quale Satana! Dietro la croce uncinata c'è stata, purtroppo, la «banalità del male» di cui ci ha parlato Hannah Arendt.
Sorprende invece la bassa strumentalizzazione della storia, persino su fatti così atroci, da parte di Ratzinger per sostenere, in soldoni, le sue battaglie politico-culturali di oggi, al fianco di Pera e Ferrara, fini intellettuali "laici". L'obiettivo dei «nazisti che volevano distruggere il popolo ebraico» era quello di «strappare» le radici del cristianesimo. Insomma, sterminare gli ebrei per far dispetto ai cristiani. E, d'altra parte, per ricordarci che le democrazie, se non hanno un fondamento etico (cattolico, ovviamente, di cui è custode la Chiesa di Roma), rischiano di cadere nelle mani di «bande di criminali».
Risulta però che con quel «gruppo di criminali» animati da «smania di distruzione e dominio» guarda caso la Santa Sede firmò un bel concordatino, nel 1933, un po' dopo, ci ricorda Malvino, l'uscita del Mein Kampf, «copione della Shoah». «Fanno accordi con Hitler, con Mussolini, con Franco, con Pinochet, perfino con Fidel Castro – basta che gli si faccia fare i comodi loro e chiudono un occhio, quando addirittura non benedicono le squadracce».
Dunque, al Papa interessava riaffermare le radici cristiane dell'Europa e la supremazia della legge morale sul relativismo delle democrazie. «Sull'altare di questi due obiettivi, Benedetto XVI ha scelto di lasciarsi sfuggire un'ulteriore opportunità di chiudere i conti col passato della Chiesa in quella buia parentesi della storia e di aprire una nuova pagina nei rapporti con l'ebraismo». Sono le conclusioni cui giunge Emanuele Ottolenghi in uno strepitoso articolo di oggi su il Riformista, di cui riporto qualche altro passaggio: «... il tentativo di esonerare il popolo tedesco attribuendo la colpa del Nazismo a una "cricca di criminali" che avrebbe preso il potere "mediante promesse bugiarde"... è una teoria storicamente inesatta oltre che moralmente evasiva e che a un papa che fa del rigore morale e della lotta al relativismo uno dei suoi vessilli, francamente calza male».
«Non sarebbe stato opportuno, quando il papa dice che "il passato non è mai soltanto passato", aggiungendo che "esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere", ricordare che fu l'effetto cumulativo di anni di propaganda dell'odio, essa stessa alimentata e aiutata da secoli di pregiudizio, a creare il terreno fertile per lo sterminio?Per quanto mi riguarda, sono sempre più convinto delle cose che ho scritto nei miei due post precedenti.
E se davvero invece tutto avvenne per mano di pochi criminali, perché allora tacere sul fatto che il suo predecessore al soglio di Pietro, Pio XII, tacque per sei lunghi anni sulla mostruosità del Nazismo, anche quando i suoi crudeli aguzzini fecero marciare gli ebrei diretti ai forni sotto le sue finestre romane?
Se così tanti morirono a causa di così pochi, perché il papa tacque, quando un gesto e una parola del pontefice, oggi come ieri, smuovono le coscienze e le cancellerie?»