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Tuesday, May 30, 2006

Tra le righe del discorso del Papa ad Auschwitz

Papa Ratzinger in visita ad AuschwitzSottile e fondata l'interpretazione che Giuseppe Di Leo, su il Riformista, ha dato della frase più discussa del discorso del Papa ad Auschwitz. Non voleva essere una sorta di assoluzione del popolo tedesco, quanto un monito sulle debolezze dei sistemi democratici.
«Riduttivo il termine "gruppo di criminali"? Sì, se a Ratzinger interessasse solo il fenomeno sociologico del nazismo. Ma al Papa tedesco preme insistere su un altro aspetto, ben più importante, che riguarda la procedura formale della democrazia: senza un riferimento all'etica qualsiasi regime democratico, ancorché perfetto sul piano procedurale, rischia di degenerare in regime totalitario».
Ecco, è un messaggio che tra le righe del discorso del Papa in effetti si intravede. Da parte mia, continuo a ritenere la democrazia soprattutto una procedura, regole, istituzioni. Ed è proprio quando la si vuole riempire di sostanza etica - per calcolo da parte dei suoi nemici, per paura della sua debolezza da parte di sinceri democratici - che viene sottoposta ai maggiori rischi. Il rischio che qualcuno approfitti delle procedure formali democratiche per sopprimere la democrazia è ineludibile. Voler mettersi a priori al riparo da questo rischio implica sopprimere la democrazia stessa prima che la minaccia si verifichi. E' come uccidere un paziente per evitare che il suo corpo degeneri in tumore.

La democrazia è il sistema di governo preferibile perché non mira a un suo assoluto dottrinario, semplicemente "funziona" perché tollera gli attacchi. Non può esistere una democrazia etica, che si fonda sull'etica, una specie di stato etico-democratico. E una democrazia anche a bassa intensità etica è una democrazia menomata.

«Era la Chiesa, non Dio che era assente ad Auschwitz». Così, tornando alle parole pronunciate dal Papa ad Auschwitz, Gian Enrico Rusconi, su La Stampa, contesta innanzitutto che «il primato della Chiesa-istituzione» rimanga, in queste occasioni, sempre «al di sopra di ogni sospetto, di ogni domanda». Persino più dell'Onnipotente.
«Chiedersi "dov'era la Chiesa?", "perché papa Pacelli è stato zitto?" non equivale affatto a formulare immediatamente atti di accusa. No. Come sappiamo, la questione è complessa».
«Pensiamo quale effetto liberatorio e illuminante per tutti (cattolici e laici, e ovviamente per gli ebrei) avrebbero avuto queste domande se fossero state espresse pubblicamente da Benedetto XVI. Invece di volare alto nel mistero teologico con l'evocazione del silenzio di Dio. Il Quale, interpellato, risponderebbe semplicemente: "Vi ho resi liberi e responsabili, non cercate alibi ai vostri crimini. Ma neppure alle vostre omissioni"».

E' questione «complessa», ma quale avrebbe dovuto essere il posto dei cristiani durante il periodo di dominio nella Germania nazista? Quela la testimonianza della Chiesa, anche in termini di sacrificio?
«L'immagine di un gruppo di malvagi che abusa di un popolo intero è davvero inadeguata in un discorso pubblico di dimensioni planetarie quale quello atteso da un Pontefice. Nella Germania tra gli anni Trenta e Quaranta ha funzionato un sistema - certamente perverso - di corresponsabilità di tutti i ceti dirigenti tedeschi, che la storiografia ha chiarito al di là di ogni dubbio. Compresa l'entusiastica e consapevole adesione di gran parte della popolazione al regime, alle sue teorie razziali, prima fra tutte l'antisemitismo militante. Ci sono state eccezioni, naturalmente, che proprio per questo acquistano uno straordinario significato morale, esemplare».

4 comments:

Anonymous said...

"Ed è proprio quando la si vuole riempire di sostanza etica - per calcolo da parte dei suoi nemici, per paura della sua debolezza da parte di sinceri democratici - che viene sottoposta ai maggiori rischi."
non capisco come la democrazia non possa essere etica.
il principio "la maggioranza vince" non è un principio etico?
uno stato o è etico o non è, dal mio punto di vista la cosa migliore è che sia il meno etico possibile (stato minimo), e la forma democratica ha molto più contenuto etico dello stato minimo quando viene applicata nella forma di diritto positivo.
una democrazia basata sul diritto consuetudinario, ad esempio ha meno contenuto etico di quella onnipotente basata sull'onnipotenza normativa, infatti si limita ad applicare le leggi già presenti nel costume dei cittadini.

e ancora.
"Voler mettersi a priori al riparo da questo rischio implica sopprimere la democrazia stessa prima che la minaccia si verifichi"
sopprimere mi sembra eccessivo, diciamo limitare, ad esempio, sei contro gli emendamenti della bill of rights della costituzione americana? che vietano alla democrazia, ad esempio, la produzione di norme che limitino la libertà di stampa?

Credo che il maggior riparo che abbiano gli stati uniti (e l'inghilterra) dalle dittature sia proprio una costituzione chiara a tuttela dei diritti o una costituzione non scritta basata sulla consuetudine e la preminenza delle fonti fatto sulle fonti atto per.

per il resto so' contento che non je dai addosso alla chiesa come sempre ma ci fai una critica costruttiva :-)

Anonymous said...

Solo un sommesso consiglio a tutti gli emuli di Furio Colombo sul Papa ad Auschwitz: andatevi a leggere cosa ha scritto Giorgio Israel sul Foglio di ieri, specie cosa significa accusare interi popoli di delitti; il tipo di mentalita' sottesa, incosciamente, si spera, ma per Colombo non ne sono poi certo, per Jim Momo spero proprio di no.

Anonymous said...

per fortuna è tornato Wind Rose Hotel, ad alzare un po' il livello di TV...

Anonymous said...

Paradossale.
"E' come uccidere un paziente per evitare che il suo corpo degeneri in tumore." Cioè, esattamente quello che, se non ricordo male, si fa in Gran Bretagna grazie alla selezione prenatale degli embrioni, e che, se non sbaglio, Lei invece approva. Curiosa dicotomia. Ma questo è, in fondo, solo un fatto incidentale. Il meglio, le perle, sono disseminate un po' ovunque. Ma la colpa non è Sua, Lei in fondo ripete la lezione che le hanno insegnato, senza dubitare che possa essere imprecisa, inesatta, erronea. Addirittura falsa, come sui famosi "silenzi" di Pio XII: che fu il solo, in oltre 40 (mica uno: quaranta!) discorsi, a denunciare la mostruosità del nazismo, mentre intorno le civili nazioni illuministe, occidentali, liberali, e il colosso comunista, facevano a gara per ingraziarsi il dittatore. Questo non è neanche relativismo storico, ma è nel migliore dei casi ignoranza, nel peggiore malafede.
"Compresa l'entusiastica e consapevole adesione di gran parte della popolazione al regime, alle sue teorie razziali, prima fra tutte l'antisemitismo militante".
Perché, in Italia c'era forse qualcosa di diverso? Ci siamo mai sentiti, noi, popolo italiano, corresponsabili dei crimini di Mussolini e del fascismo? E perché no? E, Italia a parte, c'era forse, nel 1935, in Europa e nel mondo, una sola nazione nella quale l'antisemitismo non fosse popolarmente diffuso?
Il discorso di Benedetto XVI è certo particolare, sposa una tesi storica che va contro la "vulgata" e che certamente necessita di ulteriori approfondimenti e verifiche. Ma non è certo con le generalizzazioni da un soldo al quintale, con i "si dice", con il perpetuare una lettura incompleta e semplicistica (e, in fondo, autoassolutoria, perché circoscrivendo il nazismo a un fenomeno limitato nel tempo/luogo esonera tutti gli altri dal ricercare il proprio "nazismo interno", le proprie contiguità) di una storia complessa, che si può criticare il discorso del Papa in modo intelligente.
"Un'occasione perduta", dice Colombo: sì, per tutti quelli che, invece di cercare di capire e crescere, si limitano a ripetere la stessa canzone stonata imparata da piccoli.