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Monday, May 15, 2006

Ds, il vuoto a perdere che produce livore e prepotere

Massimo D'AlemaLezione di storia del Pci da Biagio de Giovanni, intervistato domenica dal Corriere della Sera. Ma vi segnalo un passaggio che chiarisce perché contrastare il "come" il partito democratico, semmai ce la farà a nascere, sta prendendo vita.
«... mi lascia perplesso la formula, criticata anche da Napolitano, con cui si definisce il nuovo partito democratico: "un incontro fra le grandi tradizioni storiche del riformismo italiano". Temo che nella sostanza si crei un asse tra Ds e Margherita, ex comunisti ed ex democristiani, lasciando ai margini il filone liberalsocialista impersonato da Amato».
Riemerge la vecchia ostilità nei confronti della storia socialista di stampo craxiano - visibile nelle difficoltà che incontra Giuliano Amato a trovare posto nel nuovo governo e nel veto sulla sua candidatura al Quirinale - e si accende una nuova ostilità, nei confronti del progetto liberalsocialista della Rosa nel Pugno.
«Nel periodo 1976-80 Craxi si spinse oltre i confini della socialdemocrazia classica. Prospettò quasi una rivoluzione liberale: recuperò alcuni aspetti dell'azionismo e in parte anticipò le idee che, in condizioni storiche diverse, avrebbero ispirato Tony Blair. Non vorrei che il futuro partito democratico, mettendo insieme postcomunisti e cattolici all'insegna del solidarismo, sacrificasse proprio quella componente culturale».
Da Berlinguer a Occhetto, fino a D'Alema, la linea del Pci prima, del Pds e dei Ds poi, è stata la «chiusura identitaria», il mito della «diversità comunista». Preferendo al dialogo coi socialisti il compromesso con la Dc prima, e gli ex Dc oggi, nel tentativo di mantenere l'egemonia a sinistra; ostinandosi per decenni a cercare terze vie che gli evitassero di fare fino in fondo i conti col proprio passato, e a combattere quelle tradizioni - liberale e socialista democratica - nei cui confronti invece avrebbero dovuto aprirsi, riconoscendo in esse le uniche legittimate dal '900 a costruire la sinistra del futuro, i Ds si sono ridotti a un partito vuoto di idealità, la cui unica attività è l'occupazione del potere e l'arroccarsi a difesa delle posizioni acquisite nei decenni di egemonia garantita dal "sogno" sovietico e dal compromesso partitocratico.

1 comment:

Anonymous said...

Completamente d'accordo, e queste sono le "sabbie mobili" di cui ti scrissi in un commento diversi mesi fa a proposito dell'ingresso dei Radicali nell'Unione, senza polemica, né ora né allora. Ero e resto pessimista sull'esito di questa esperienza. Però, forse, occorreva tentarla per credere.