Alcuni giorni fa ho cercato di capire che tipo di analisi circolassero nei think tank Usa sull'aumento dei prezzi del petrolio. Ne è uscito fuori questo articolo pubblicato su Ideazione.com. Ulteriori interessanti elementi di conoscenza li fornisce oggi Phastidio.net, rafforzando la tesi secondo cui la corsa del greggio sia dovuta più a fattori legati alla domanda e all'offerta che alla speculazione.
Dal lato dell'offerta, è lo stesso ex presidente russo, oggi premier, Putin, ad ammettere, per esempio, che «il tasso di crescita della produzione russa è diminuito, nel primo trimestre di quest'anno la produzione è addirittura calata dello 0,3 per cento». Si apprende che l'Arabia Saudita non potrà raggiungere l'anno prossimo i 12 milioni di barili al giorno ma solo nel 2010, e non sarà comunque in grado di mantenere quel volume di produzione a lungo; e che i vecchi campi petroliferi sauditi producono meno mentre i nuovi stentano a decollare e non sono ancora in grado di sostituirli.
«Solo due esempi - conclude Seminerio - della difficoltà non solo ad aumentare la produzione, ma addirittura a mantenerla entro i livelli attuali. Il tutto a fronte di uno sviluppo della domanda che continua ad essere rampante. Che sia Peak Oil "fisico" o "politico" ha poca o nulla rilevanza: ciò che conta è che l'offerta non tiene il passo della domanda. Nel frattempo la Commodities and Futures Trading Commission, il regolatore statunitense delle borse-merci a termine, ha svolto un'indagine scoprendo che non vi sono evidenze di manipolazione del mercato americano dei futures petroliferi, nel senso che non sono stati individuati comportamenti collusivi degli operatori volti a spingere i prezzi al rialzo».
Eppure, osserva, il ministro Tremonti prosegue la sua crociata anti-speculatori dalle pagine di Panorama e Corriere della Sera.
5 comments:
Non si tratta di fare crociate contro la speculazione, ma di evitare il perdurare di eccessi speculativi che provocano storture nel libero mercato.
nel mondo si scambiano 86 milioni di barili fisici e un miliardo e mezzo di barili di carta, ogni giorno.
come si fa a negare l'esistenza di un eccesso speculativo?
Il problema non è la quantità di petrolio prodotto, ma alla base della speculazione c'è la debolezza del dollaro e la situazione geopolitica.
Ma se il termometro segna valori sballati rischiamo cure - da cavallo - altrettanto sballate.
Non sono contro i mercati finanziari, al contrario, ma in certi frangenti gli eccessi speculativi vanno temperati.
Toh!
16/07/2008 08:53
ROMA (MF-DJ)--Quando il prezzo del greggio ha sfiorato i 100 dollari eravamo contrariati, figuratevi ora che si parla di 200 dollari. Il petrolio e' troppo caro, bisogna fermare gli speculatori". Sono le dichiarazioni rilasciate in un'intervista a Repubblica dal Re dell'Arabia Saudita, Abdullah Bin Abdul Aziz Al-Saud. L'Arabia Saudita e' il primo paese esportatore di petrolio al mondo. "Noi non vogliamo - dice - che il prezzo salga tanto in alto non e' nel nostro interesse. Il petrolio e' diventato una commodity: qui entra in campo un'avidita' speculativa di certi personaggi, di certe imprese. Noi ci battiamo per la stabilita' del mercato petrolifero mondiale". red/cat (END) Dow Jones Newswires July 16, 2008 02:53 ET (06:53 GMT) Copyright (c) 2008 MF-Dow Jones News Srl.
Comunque, posso dirlo? La borsa è speculazione pura e semplice.
Non so cosa intendi Peppo, ti faccio comunque presente che il re saudita è tra i primi produttori di petrolio al mondo. Vuoi che ammetta proprio lui che l'offerta non risponde alla domanda?
L'Arabia saudita è uno dei paesi storicamente più propenso a tenere i prezzi equilibrati ma l'Opec rimane un cartello.
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