Tutti «responsabili», tutti a riempirsi la bocca della necessità di tagliare la spesa, denunciando sprechi e privilegi. Poi, quando da qualche parte si comincia, l'opposizione di turno si straccia la vesti ed è pronta a fiancheggiare qualsiasi categoria. Gli operatori del settore protestano e i leader dell'opposizione, Veltroni in testa, irresponsabilmente si accodano.
Oggi, nel suo editoriale su Il Sole24 Ore, è Guido Gentili a denunciare l'ipocrisia del Partito democratico, ricordando che «il Governo sta nel complesso tagliando meno di quello che in campagna elettorale aveva promesso il leader del Pd Veltroni, e cioè 15 miliardi l'anno». Sì, ma dove si taglia è il problema, si potrebbe obiettare.
E' il solito trucco retorico. Presi uno per uno, tutti i settori sono vitali e strategici. In realtà, in tutti i settori sprechi e inefficienze proliferano. Per 80 miliardi l'anno, calcolava Luca Ricolfi. Sulla sanità e sulla sicurezza, per esempio, hanno torto sia Formigoni che i sindacati di polizia. Ma chi l'ha detto che per migliorare un servizio servono più soldi? Che non si possa persino migliorare diminuendo i costi? E che ai tagli alle voci di spesa debbano per forza corrispondere meno servizi per i cittadini?
Il problema è che non esiste più (se in Italia è mai esistita) la concezione del ministro che semplicemente amministra, mentre oggi i nostri ministri passano il tempo a chiedere soldi e a proporre riforme sulla carta. Il loro compito è invece di far funzionare la macchina con il minimo della spesa, di utilizzare in modo più efficiente le risorse che hanno.
La novità è che oggi per la prima volta si comincia a tagliare, riconosce Guido Gentili:
«Può piacere o non piacere, ma questa volta è scongiurato l'errore in cui incorse il Governo Prodi al suo esordio nel 2006: un Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) rigoroso sul piano dei principi che faceva però solo da elegante sfondo a una "stretta" fiscale punitiva nei confronti di professionisti, piccoli e medi imprenditori e lavoratori autonomi».La manovra triennale «comincia a mordere per decreto, da subito, nei settori-chiave della spesa pubblica come la sanità, l'università, la scuola, la giustizia, il pubblico impiego, l'amministrazione della sicurezza». Gli stessi settori, osserva Gentili, nei quali sia il programma del Pd, sia il Libro Verde di Padoa-Schioppa, individuavano sprechi e inefficienze.
Ma ovviamente, «in attesa dei frutti futuri, tagliare costa sul piano politico immediato», perché il bilancio dello Stato è usato come ammortizzatore sociale e fondo speciale clientele. Quindi, «quasi sempre le contrapposizioni sono dettate da un riflesso condizionato politico, per il quale l'opposizione di turno s'affianca alle proteste delle categorie interessate ai tagli».
4 comments:
Al solito, il governo Berlusconi taglia meno di quanto ci sarebbe bisogno e tu te la prendi con il PD? Ti arrivasse uno schiaffo da Berlusconi in costa Smeralda daresti la colpa a D'Alema che si trova a Gallipoli. L'opposizione ha pagato perdendo, adesso è il governo che ha la piena responsabilità di ciò che accade e ciò che accadrà, smettila di guardare gli altri e pensa al tuo, altrimenti fai il piagnisteo dello studentello che prende un brutto voto e che dice alla mamma "sì, ma i miei compagni sono andati peggio!"
Caro anonimo, invece ho tutti i buoni motivi di prendermela con l'opposizione. Se il governo taglia (e sarebbe la prima volta), ma meno di quanto sarebbe auspicabile, è grave che ci sia un'opposizione che piange per i pochi tagli invece di chiederne di più. Perché in questo modo il governo non è spronato a resistere alle proteste delle categorie, ma a cedere.
Ecco perché è importante in che direzione ci si oppone!
Ho letto anche delle dichiarazioni responsabili che contestavano la mancata riduzione fiscale, la controriforma sui servizi pubblici locali e che dell'abolizione delle provincie non si parli più.... sul resto concordo con te, il PD rischia definitivamente di trasformarsi nel partito della spesa e delle tasse (e delle manette)
Jimmomo, siamo da capo: se anche si schiacciasse un dito nella porta troverebbe comunque il modo di dare la colpa a Prodi e a DePretis, rimedierebbe sul momento un paio di argomenti capziosi.
Se il governo cedesse alle pressioni corporative sarebbe colpa dei suoi amici di AN,in primo luogo, quelli che ci sguazzano nelle difese corporative e hanno rapporti clientelari di lunga data con il pubblico impiego almeno quanto la sua odiata sinistra.
Ribadisco: si guardi in casa prima di dare alle stampe uno dei suoi soliti piagnistei antiveltroniani o robe simili
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