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Friday, February 28, 2003

Camillo
Decisione di oggi: aggiungo un nuovo link stabile. Il blog di Christian Rocca.
Splendida lezione "liberale"
Padoa-Schioppa: se l'Europa riesce a "parlare con una voce sola", ciò non significa che sia un'unione. Sull'Iraq: la decisione che potrebbe prendere l'Onu "non è necessariamente migliore" di quella che potrebbero prendere Usa e Nato.
Nella prolusione dal titolo "Italia, Europa: Perché l'Unione?", pronunciata in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2002-2003 dell'Università di Roma Tre, Tommaso Padoa-Schioppa, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha parlato dell'Unione europea come di un'"unione virtuale", nella quale, ha esordito, si accolgono dieci nuovi paesi, ma "subito alcuni illustri governanti di paesi fondatori li apostrofano come scolari indisciplinati".
Poi ci spiega quali sono i tre elementi essenziali per poter avere un'unione politica europea, e scopriamo che ne mancano ben due.
Audiovideo della prolusione di Padoa-Schioppa su RadioRadicale.it
Inaugurazione Anno Accademico Università di Roma Tre
Roma Tre è l'Università dove mi sono laureato in Scienze politiche. Oggi ho assistito all'ennesima inaugurazione di anno accademico. Relazione del Rettore Guido Fabiani: dura critica ai tagli in finanziaria; sì alla valutazione, ma nell'autonomia (il controllore che controlla se stesso, n.d.r.); "carta dei doveri" dei docenti, ma per ribadire la libertà d'insegnamento; nessun accenno a legare riconferma a rendimenti, ma "verifiche valutative obbligatorie, non formali (???, n.d.r.), su criteri chiari e noti in anticipo", altrimenti, saranno prese come "angherie" (bah, n.d.r.). Bella la battuta di spirito sui risultati del CLA... perché, cosa? non era una battuta?
Insomma, tante finte questue, discorsi corporativi, ma nessuna autocritica alla gestione di un'istituzione che non produce, e che pure rimane saldamente in mano ai baronati di sempre.
Audiovideo del discorso del Rettore Guido Fabiani su RadioRadicale.it

Thursday, February 27, 2003

Fate come noi
Tor Bella Monaca, 26 febbraio 2003, ore 20:45. Ero là con la mia ragazza e alcuni amici per vedere l'ultima fatica di Francesco Apolloni, il film 'Fate come noi', alla cui prima eravamo stati invitati dal nostro big Luciano, di 'Roma Capitale'. Il sindaco Veltroni, che aveva annunciato di dover andar via dopo il primo episodio, è invece rimasto fino al termine.
Storie di ordinaria solitudine metropolitana, che di per sé potrebbero sembrare banali, e proprio per questo difficili da rendere interessanti, a cui invece Apolloni riesce a dare una sua impronta peculiare. Altrettanto merito, se le storie riescono a coinvolgere lo spettatore, spetta agli attori, dalla grande Pupella Maggio, l'ultima interpretazione prima della sua scomparsa, alla più piccola e bravissima 'Livia', Arianne Turchi. Ma ottime le interpretazioni di tutti gli altri.

Solitudini di generazioni diverse, bambini, adolescenti, adulti, vecchi, diversa anche l'estrazione sociale dei protagonisti, dai ragazzi di Tor Bella Monaca, a una famiglia medio borghese. Due gli episodi, uno a ferragosto, l'altro alla vigilia di Natale. Protagonista anche la città, Roma: il centro, naturalmente tutto, da via Veneto a piazza Venezia, passando per i fori, piazza Navona e piazza di Spagna, ma pure la Magliana e l'estrema periferia.
Si deve notare che a Roma non molto spesso si vedono girate così tante scene e, sembrano accorgersene in pochi, la città offre potenzialità immense, un vero tesoro di ambientazioni sottovalutato, ma non da Apolloni, bravo a riprendere la capitale, anche attraverso 'morettiani' giri in motorino.

Il film è semplice, piano piano coinvolge, fa sorridere, è tutto sommato una favola metropolitana, in cui si rispecchiano molto, si intuisce, le inclinazioni dell'autore. E' amaro molte volte, un'amarezza che accompagna per tutta la durata, traspare da ogni angolatura, da ogni sguardo dei personaggi (tutti positivi), da ogni vicenda umana, però non è disperato, viceversa ottimista, in un modo tipico in cui sanno esserlo solo i romani. E poi, a trasparire parallelamente all'amarezza, un'altro lato, ci permettiamo di credere, della personalità dell'autore, la tenerezza. I personaggi, forse togliendo loro un po' di realismo, ma non è il genere di film che ha simili pretese, sanno sempre mostrare il loro lato tenero e comprensivo per il prossimo.
Il finale: nessun colpo di scena, forse prevedibile, ma per niente scontato, soprattutto per come è costruita l'ultima scena.

Eppure, come spiegare il fatto che questa pellicola, pur premiata da Giffoni e Riff, non ha trovato distributori? Per rispondere forse veniamo ai pregi e ai limiti del film. Premetto ovviamente la condanna del solito fallimentare e criminale sistema della distribuzione in Italia, comunque il film è superiore senz'altro a molte produzioni italiane in circolazione.
Mi permetto di indicare una possibile spiegazione, che per me rimane un merito: l'assenza totale di pretese morali, o sociologiche, e intenti pedagogici nei confronti dello spettatore. E' un film semplice, ma non leggero. E' impegnativo, ma non 'impegnato' a quella maniera troppo spesso richiesta ai film italiani da produttori e distributori, che risulta retorica e inutilmente noiosa.

Un'altra spiegazione non riesco ad esprimerla in modo chiaro. Non vorrei essere frainteso, ma in alcuni frangenti, che certo non esauriscono il carattere dei personaggi, si esprime una sensibilità così prettamente radicata nel centro-sud (la vecchia Giustina e i due ragazzi 'coatti' di periferia), che può aver fatto venire meno in qualche distributore il coraggio di intraprendere e 'rischiare' la diffusione della pellicola. Rischio, è bene dirlo, che varrebbe invece la pena di correre.
A chi scrive, dello stesso regista, è piaciuto di più 'La verità vi prego sull'amore', più complesso, davvero rivelatore.
Anticipazioni dalla Bbc sul rapporto di Blix del primo marzo: "In termini di disarmo i risultati sinora sono molto limitati". Baghdad ha fatto sapere che la decisione sulla richiesta di distruzione dei suoi missili 'fuori legge' arriverà in 48 ore, probabilmente per aspettare di sapere qualcosa sul rapporto degli ispettori. Con queste anticipazioni sul rapporto, non proprio a favore di Baghdad, si è forse voluto dare a Saddam un'ulteriore chance per capire che il rifiuto di distruggere i missili equivarrebbe a guerra sicura. Viceversa, darebbe qualche motivo in più a Francia, Germania e Russia per sostenere in Consiglio di Sicurezza il proseguimento delle ispezioni.
Albertone, "stavorta, c'hai fatto piagne"
E un ricordo un po' particolare di Alberto Sordi su RadioRadicale.it

Wednesday, February 26, 2003

Capire Francia e Germania. E' ancora possibile?
Oggi tutto da 'Il Foglio'. Tutta la seconda pagina, in particolare:
1) «Il capo della TotalFinaElf, Thierry Desmarest, ha varcato l'oceano per una serie di approfonditi contatti con l'Amministrazione Usa: all'ordine del giorno, il ruolo riservato ai francesi nello sviluppo dei campi petroliferi iracheni nel dopo Saddam».
2) «L'islamica Albania è sempre più pro Usa».
3) «I russi diffidano del fervore europeo per la pace». Perché Milosevic sì e Saddam no. Secondo Felix Stanevskij, i russi non credono che «la pace è cara agli europei come principio», ma che «hanno timore di combattere il terrorismo».
Poi,
Seduti tra due sedie?, editoriale.
Onu addio?, di Stefano Mannoni. "Francia e Germania alla fine cederanno"
«I francesi sfruttano cinicamente un'opinione pubblica pacifista all'ottanta per centro ma ne sanno sulle armi dell'Iraq molto più di quanto non siano disposti ad ammettere». Ecco i motivi di «tanta ostinazione».
The Gridlock Gang
Thomas Friedman, opinionista del New York Times mette a nudo le ipocrisie di tutti in tema Iraq.
C'è "un solo gruppo di Arabi per cui gli Europei hanno parlato in favore della loro liberazione i palestinesi. Per troppi europei, gli arabi non costituiscono un interesse morale o di per sè," osserva P. Cohen, analista del Medio Oriente. Interessano solo se combattono gli ebrei o sono brutalizzati dagli ebrei".
"Neanche gli Stati Uniti hanno mostrato mai grande interesse per la democrazia araba. Trattano gli stati arabi come grosse e stupide stazioni di servizio. Solo dopo il 9/11, mentre cominciavamo a capire che quanto si sviluppa in quei paesi è una minaccia per noi, gli Stati Uniti hanno cominciato a chiedere democrazia".
Nemmeno gli intellettuali arabi si sono interessati alla promozione della democrazia: "Molte società arabe sono ancora così tribali, e hanno un senso così modesto della cittadinanza, che temono che la democrazia possa fare avanzare i fondamentalisti, una tribù rivale o l'anarchia. Da qui il detto arabo: meglio cento anni di tirannia che un giorno di anarchia".
"Ironicamente, 9/11 ha cominciato a cambiare questo"
Ma "là dove si tratta di costruire la democrazia in Iraq, gli Europei non soono interessati, gli americani sono ipocriti e gli arabi ambivalenti. "Se la rivoluzione democratica sarà fatta, il Medio Oriente non sarà più lo stesso. Se sarà fatta male, il mondo non sarà più lo stesso.
Tutto l'articolo sul 'New York Times'
Traduzione sul Forum di Radicali.it
Andirivieni 'under attack'
Ieri serata con vecchi amici all''Andirivieni'. Ottimo vino, ma immancabile discussione sulla guerra in Iraq. Scadente, sterile, noiosa, devo dire. Mi sono accorto, cioè, non ieri, ma ieri ci ho riflettuto su, c'è un sacco di gente che crede davvero che l'attacco alle torri gemelle sia stato pianificato e realizzato dagli americani stessi. Bah!
Ancora sono un po' giù per la perdita di Albertone, la 'scoperta' di ieri sera mi ha rattristato. Ci sono altri motivi più validi per cui questa guerra potrebbe essere un errore.

Tuesday, February 25, 2003

Oggi segnalo su Camillo: «Richard Holbrooke, ex ambasciatore di Clinton all'Onu, di sinistra e multilateralista convinto, spiega perché è sbagliato cercare un diciottesimo voto all'Onu. Ai tempi della guerra alla Serbia la sinistra mondiale ne fece a meno. Non cercò l'autorizzazione dell'Onu perché la Russia avrebbe opposto il suo veto. Continua l'ex ambasciatore di Clinton: "Saddam Hussein è molto peggio di Milosevic, e l'Iraq ha una lunga storia di violazioni di risluzioni Onu, mentre non ce n'era nessuna sul Kosovo"». Leggi sul 'Washington Post'

Altre segnalazioni di oggi:
Ma cosa c'è realmente sui "treni della morte" bloccati da Casarini?
Boselli vuole la condanna dei blocchi da parte dell'Ulivo, su 'il Riformista'
La sinistra condanni i compagni che sbagliano, su 'il Riformista'
Cofferati e il mondo che non esiste più, Umberto Ranieri su 'il Riformista'
Ciao Albertone, ti voglio bene. Albè, ma ndo vai! Ci hai fatto ridere mentre ci guardavamo allo specchio, ci hai ricordato i nostri difetti, da italiani, non da romani. Ti ricordiamo col tuo faccione sorridente, a volte un po' amaro, indimenticabile. Fellini, Mastroianni, Leone, Gasmann, e ora Sordi non ci sono più. Il cinema italiano è morto e sepolto. Che volete che vi dica, sta cosa m'ha rovinato la giornata.
Ogni link è puramente superfluo.

Friday, February 21, 2003

Fatevi forza:
Blair tenta di ammorbidire D'Alema e Rutelli sull'Iraq, su il Riformista
Blair e la sinistra sedotta e abbandonata, di Pierluigi Battista su La Stampa
Effetti imprevisti di un leader forte, di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera
I problemi di Bush per il dopo-Saddam
Marco Pannella propone l'esilio di Saddam e un'amministrazione Onu dell'Iraq per assicurare agli iracheni diritti e democrazia. Bush lavora su altro, ma sembra che qualcosa stia andando storto.
Bush non si fida più della (divisa) opposizione irachena, su Il Foglio
I guai di Bush sono a Teheran, di Carlo Panella su Il Foglio

Chirac è un 'ver'?
Edizione speciale del tabloid inglese 'The Sun' a Parigi, in lingua francese. In prima pagina, il presidente dei 'bleu' viene definito "verme". L'accusa. Chirac si oppone alla guerra contro Saddam e accoglie a braccia aperte il sanguinario dittatore dello Zimbabwe, Mugabe. "Il verme incontra il mostro".
L'articolo on-line
La notizia sul 'Corriere della Sera'

Thursday, February 20, 2003

Quella stampa araba anti-Saddam
Segnalazione: Emma Bonino, dal Cairo, dove risiede da mesi, riferisce sugli atteggiamenti della stampa araba, sulla quale incrementano gli inviti alle dimissioni e finanche al suicidio nei confronti di Saddam Hussein.
Ultima chiamata, serve più coraggio
Dopo il voto di ieri in Parlamento sulla crisi irachena, voglio dire a D'Alema e a Fassino che devono stare molto attenti a proseguire su questa linea. Comprendo che il loro comportamento è certamente motivato dall'importante scopo di mantenere l'unità del partito e della coalizione, considerato il 'bene supremo', anche se questo 'costa' dover concedere più di qualcosa alle posizioni cofferatiane e del correntone. Comprendo che l'unità è strumentale alla prossima coalizione elettorale. Tuttavia, a lungo andare, Cofferati si sarà 'mangiato" Ds e Ulivo intero. Ci ritroveremo tutti con un centrosinistra ben lontano dall'essere una coalizione 'di governo', danno grave per la sinistra e per il Paese.
Allora, Fassino e D'Alema devono finalmente iniziare a spiegare al loro elettorato, ma anche all'opinione pubblica il perché, a loro avviso, Cofferati e il correntone sbagliano. E' un'opera che non hanno mai provato a fare, l'hanno considerata, sbagliando, perdente in partenza, hanno celato invece divisioni interne che hanno motivi precisi e importanti, che vanno svelati. Ciò metterà a rischio l'unità, provocherà spaccature, ma la realtà non si può nascondere a lungo, e soprattutto si comincerà a costruire qualcosa. Anche perché non è detto, anche se si riuscisse a formarla, che l'accoppiata Prodi-Cofferati risulti, alla fine, vincente.
Come ieri anticipava 'il Riformista', l'Ulivo si è dunque spaccato di nuovo in Parlamento sulle mozioni da votare a conclusione del dibattito sulla crisi irachena. Tutto l'Ulivo ha votato una propria mozione unica ambigua e contraddittoria, poi, mentre si impediva a Sdi e Udeur di votare o astenersi su quella della maggioranza, che si limitava a recepire il documento uscito dal vertice Ue di Bruxelles, Pdci e Verdi votavano a favore della mozione di Rifondazione, apertamente alternativa a quella ulivista.
Hanno dunque prevalso l'ala cofferatiana e il correntone Ds, riuscendo a far votare la coalizione contro la mozione della maggioranza, che recepiva il documento Ue sottoscritto anche da Prodi, Francia e Germania. Insomma Cofferati contro Prodi, e l'Ulivo viene travolto sempre più su posizioni che vedono nella Nato un nemico da cacciare, nell'Europa e nell'Onu due organismi da non seguire, perché succubi dell'unilateralismo americano. Vittoria per il governo che ha fatto esplicitamente sua la politica Onu-Ue-Nato auspicata anche da Ciampi e su cui si è ricomposta l'Europa stessa.
Sull'argomento:
Si rafforza sull'Iraq il partito di Cofferati su 'il Riformista'
Scalzacani alla riscossa, su 'Il Foglio
Unità impossibile se nessuno la cerca, di Paolo Franchi sul 'Corriere della Sera'
La nuova posta in gioco in un Parlamento diviso, di Stefano Folli sul 'Corriere della Sera'

Wednesday, February 19, 2003

Per l'Ulivo una sconfitta senza se e senza ma
Dopo il documento comune dei paesi Ue, oggi dibattito sulla crisi irachena in Parlamento. Maggioranza e opposizione preparano le rispettive mozioni. Ieri sera trattative non a buon fine all'interno dell'Ulivo: frattura Fassino-correntone, "Prodi contro Cofferati", parte prima e parte seconda.
«Il testo firmato da Prodi in Europa, in Italia lo presenta Berlusconi, lo vota il centrodestra», editoriale su 'Il Riformista' (prima pagina). Leggi

Tuesday, February 18, 2003


«Non finitemi tra i piedi, non ostacolatemi, perché non esiterò ad uccidervi».
Polemiche, e ancora commenti, sul film di Muccino
Visto che i commenti postati ieri su robba, riguardanti 'Ricordati di Me' di Gabriele Muccino, sono stati al centro di accese controversie, Roberta ha deciso di ribadire sul suo blog. Io tendo per le sue interpretazioni, a naso, anche se non ho ancora visto il film in questione.
Fassino e D'Alema, vi prego, provate a spiegare ai vostri elettori che non siete d'accordo con Cofferati quando dice "no alla guerra senza se né ma" e "fuori dalla Nato". Fatemi credere che esiste ancora un'alternativa di sinistra.
Tutta l'arroganza di Schroeder e Chirac si è abbattuta sui poveri paesi candidati all'adesione nell'Ue (il cosiddetto gruppo di Vilnius): "Hanno perso un'occasione per stare zitti!", ha tuonato monsieur Jacques, rimproverandogli il sostegno alla politica Usa espresso i giorni scorsi. Il prode Prodi si associa: "Mi hanno deluso, non hanno compreso lo spirito dell'Europa".
Ieri, finalmente, il documento comune dei paesi Ue sulla crisi irachena. Le divergenze rimangono, eccome. Il post di oggi però contiene per lo più una breve rassegna stampa presa un po' quà un po' là, in giro per blog (camillo), o siti (RadioRadicale.it).

Democrazia in Medio Oriente. L'arma di protezione di massa dell'Occidente, di Christian Rocca su 'Il Foglio'
Le tre carte del Polo I rischi del centrosinistra, di Stefano Folli su 'Corriere della Sera'
I Quindici, il compromesso e l'America: Il calendario dei dissensi, di Franco Venturini, su 'Corriere della Sera'
Quando D'Alema svelò l'accordo segreto sulle basi, su 'Il Riformista'
Fascist Pigs, di Fred Barnes su 'Weekly Standard'
The Left isn't listening, di Nick Cohen su 'The Observer'

Monday, February 17, 2003

Ricordati di chi?
La mia amica Roberta ha visto 'Ricordati di me', l'ultima fatica cinematografica di Gabriele Muccino. Il suo commento su robba. Che dire? Non saprei, aspetto di vederlo anch'io.

Io ho visto invece 'Prova a prendermi', di Spielberg. Davvero ottimo film, la storia è vera, ma incredibile, e raccontata in modo egregio. Bravissimi sia Leo Di caprio, sia Tom Hanks; Christopher Walken sempre mitico. Divertente, da vedere, molto 'americano'.
Sorpresa Rai
Giornalismo&Giornalismi segnala che la Rai non avrebbe per nulla trascurato la marcia per la pace di sabato scorso a Roma, anzi, avrebbe concesso alla manifestazione più spazio rispetto a quello che gli hanno dedicato le altre tv pubbliche europee, le quali non hanno, neanche loro, concesso la diretta all'evento.
Il comunicato della Rai
Vai alla ricerca di e-media
Su 'Il Riformista'. Finiranno per farsi chiudere.
Il buon Wittgenstein ci segnala un editoriale degno di nota. Sono senza parole, ammirato naturalmente.
Finalmente Veltroni fa una cosa giusta
Le strade di Roma fanno schifo, sono piene di buche, i vigili urbani sono per lo più incompetenti (e assenti) o sanno solo rompere il c.... agli extracomunitari che ci fanno risparmiare sui cd, i mezzi pubblici romani sono da terzo mondo, il traffico ci fa impazzire, i locali chiudono troppo presto, invece di fare i parcheggi ha fatto i parcomentri, Uolter è pure della Juve (dopo aver esposto in Comune le bandiere della pace dobbiamo aspettarci quelle bianconere?), però stavolta una cosa giusta, finalmente, l'ha fatta: eccola
In Danimarca, un film pornografico 'soft' per insegnare ai ragazzi come si fa sesso è stato distribuito per l'educazione sessuale in una sessantina di scuole. Nel film, di mezz'ora, i due protagonisti si accarezzano, si abbracciano, preparano insieme la merenda, lavano i piatti e fanno il bagno insieme. Poi fanno l'amore in tutte le posizioni e secondo tutte le modalità più comuni, compreso il sesso orale, mostrato in maniera molto esplicita e senza imbarazzi.

Sunday, February 16, 2003

Oggiduemila
Lo sapevate che l'Iraq è un modello di convivenza religiosa? Lo sapevate che tutte le chiese del mondo lottano contro la crociata di Bush? Lo sapevate che il card. Etchegaray ha avuto l'impressione che Saddam voglia fare la pace? Lo sapevate che quello iracheno è un popolo orgoglioso, abituato a seguire il suo capo, e che milioni e milioni di persone hanno manifestato, ieri in Iraq, dimostrando la volontà di un popolo di essere al fianco del proprio leader? Sapevate almeno, che migliaia di bambini muoiono ogni giorno in Iraq a causa dell'embargo e che il governo israeliano perseguita i cristiani di Gerusalemme?
Se non eravate a conoscenza di queste e altre cose, da oggi sappiate che potrete apprenderle grazie ad un'ottima trasmissione radiofonica che va in onda ogni domencia poco dopo le 11 del mattino su RadioRai1. Si chiama 'Oggiduemila', a cura della redazione religiosa del Grr, condotta in studio da Filippo Anastasi e Paolo Cremonesi, con collegamenti da Baghdad di Ferdinando Pellegrini.
Ascolta la trasmissione di oggi, 16 febbraio, davvero imperdibile.

Saturday, February 15, 2003

Ciampi a Berlusconi: apprezzo l'azione del governo
Insomma, mi pare di capire che oggi, proprio nel giorno delle grandi manifestazioni pacifiste contro la guerra "senza se, senza ma", il presidente Ciampi abbia voluto sostenere Berlusconi, criticato duramente dall'Ulivo per la sua politica sulla crisi irachena. Eppure Ciampi, di quella politica, sembra avere un'idea esattamente opposta a quella che si son fatti nel centrosinistra. Ciampi apprezza l'azione del governo perché in linea con quelli che sono da sempre i cardini della politica estera italiana: "sostegno all'Onu, complementarietà tra l'integrazione europea e legame transatlantico incarnato" dalla Nato.
Ciampi riconosce nell'azione di Berlusconi qualcosa che invece, secondo l'opposizione, è assente: la ricerca di una soluzione pacifica nel quadro Onu, lavorando, nel contempo, a ricomporre le divisioni tra Europa e Stati Uniti. L'Ulivo contesta al governo di voler dividere l'Europa e di aver già deciso la guerra.
Ieri sera cena stratosferica da 'Giggetto' al ghetto, cucina romano-ebraica
In due ci siamo fatti fuori carciofi alla giudia, filetti di baccalà fritti, fiori di zucchina fritti, fettuccine ai carciofi, bucatini all'amatriciana, coratella con carciofi, baccalà al pomodoro, vino, acqua minerale.

Friday, February 14, 2003

Oggi 2° rapporto di Blix all'Onu: Il testo integrale
Ciò che mi spaventa e mi fa dubitare dell'opportunità di una guerra in Iraq è che l'America sembra un atleta a cui tremano le gambe prima di entrare in gara. Non nel senso che gli Usa sono troppo titubanti, che dovrebbero attaccare subito, in modo unilaterale, cosa che sarebbe comunque deprecabile, ma nel senso che mi pare agiscano con molto nervosismo, traspare una tensione eccessiva.
Non vorrei che stavolta non avessero fatto bene i conti delle conseguenze che un attacco potrebbe scatenare. D'altra parte, noi umili cittadini ne sappiamo davvero troppo poco per capire cosa bolle in pentola, e per valutare se la minestra rischia di versarsi.

Lettera di Giuliano Ferrara ai pacifisti
Signor direttore, di corsa, ieri, politici, e non, hanno incontrano Tareq Aziz in visita a Roma. Tutti animati dalla speranza di contribuire a evitare la guerra? O forse qualcuno sarà più realista e si accontenterà di apparire nelle cronache facendosi fotografare con il 'diplomatico' braccio destro di Saddam? Diplomazia o italica vanità? Qualcuno parla di 'Photo opportunity'. Urge indagare. Ma no, mi sa che i fotografi non sono stati ammessi: un domani quello scatto potrebbe essere imbarazzante.

Approfondimenti:
Stefano Folli su 'Corriere della sera'
Filippo Ceccarelli su 'La Stampa'
Che bello! Da oggi 'The Old Cellar', il locale-enoteca dove prendo il mio pranzo di lavoro, ha una torta in più, dopo il ciambellone al cioccolato, la torta della nonna (crema al limone e pinoli) e la torta alla ricotta, potrò comprare anche una fetta di torta alle mele per accompagnare il mio panino (rigorosamente rosetta) con tacchino, mozzarella, pomodoro, insalata, o brie e speck (ma solo quando questo è magro)
preventive peace. Il mio amico Luciano mi invita alla manifestazione della Margherita per la pace. Declino gentilmente con lunga mail. Ecco alcuni estratti.

Mi chiedo se così non si finisce per fare come gli amerikani, da una parte i buoni, dall'altra i cattivi. Bush pensa che il cattivo sia Saddam, non ha tutti i torti, voi pensate che siano entrambi cattivi e voi soli siete i buoni che volete la pace. Le cose sono un po' più complesse, semplificare così una situazione davvero drammatica è molto comodo, come comodo cedere ai buoni sentimenti, perché guardare in faccia la realtà ci può trovare impreparati. Non dico che bisogna seguire Bush e Berlusconi, per carità, ma solo ragionarci su, e forse non seguire Chirac e Schroeder. Questo lo dico perché temo che dalla vostra assemblea uscirà l'appoggio non alla pace dei 'pacifisti' , ma alla pace di Francia e Germania, che forse è pure peggio. Chiedetevi che Europa volete.

Certo, mi rendo conto che il dibattito pubblico in Italia è fermo a se è legittimo o meno tenere le bandiere della pace sugli uffici pubblici (e non lo è. Fu fatta una legge da Prodi per impedire bravate leghiste, e spero che Veltroni a fine campionato non esponga la bandiera della Juve, se no lo fanno a pezzettini). Le cose che dovrebbero far riflettere, e non che giustifichino la guerra, anzi, sono le città blindate in Usa e Gb. Ci pensi, missili per difendere Washington, carri armati alle porte di Londra, poliziotti con le maschere antigas. Mentre noi ci gingilliamo, quelli c'hanno una paura fottuta. Ripeto, forse la guerra è una cazzata, adesso, ma non corriamo dietro (Rutelli?!) a pie illusioni. Basta strumentalizzare le posizioni di Chirac e Schroeder come se fossero gli amanti della pace da cui prendere esempio e tutti gli altri dei brutti cattivoni. In politica estera esistono solo, ripeto solo, gli interessi degli Stati. Inutile attaccarsi alle sottovesti smaccatamente troiesche di Chirac e Schroeder.

Si dice che Bush ha interessi economici (petrolio) e di dominio per attaccare. Bene, Francia e Germania hanno interessi economici (ottimi rapporti col mondo finanziario arabo) e di dominio per non farlo. Anche quello di Chirac e Schroeder è un gioco di potere. Giorni fa Giuliano Amato: Francia e Germania coi loro metodi stanno spaccando l'Europa. Perché? Semplice: se si dovrà affermare, e prima o poi ci si arriverà, il principio di una politica estera comune europea, non permetteranno mai che accada senza una posizione di forza, di vantaggio, di visibilità, della politica estera dell'asse franco-tedesco (Rumsfeld è uno stupido, ma qui ha ragione, "la vecchia Europa", burocrazie, banchieri, mercati, e dispiace che anche Prodi simpatizzi per l'asse Berlino-Parigi, d'altra parte sangue scorre nelle vene di navigato burocrate).

Nient'altro che gioco di potere dunque quello di Francia e Germania. Siete sicuri voi della Margherita che sia sensato appoggiare quell'asse, e che non sia piuttosto meglio arginarne la crescita, a vantaggio dell'Europa, e dell'Italia?
Per ben due volte, prima e dopo il documento degli 8, ma sempre alla vigilia del vertice straordinario dell'Ue sulla crisi irachena, Francia e Germania sono uscite con loro prese di posizioni, proposte, nette e congiunte, con il chiaro intento di trascinarsi dietro gran parte dell'Europa e 'bruciare' il vertice. Il documento degli 8 cade in mezzo a questi due episodi, allo scopo di riequilibrare le voci all'interno dell'Ue, e certo ha diviso, ma la divisione c'era già.

Il concetto di pace non è assoluto, ma relativo, tutti la vogliono, ma ognuno ha in mente la propria idea di pace. La politica serve a mettersi d'accordo, ma tutte le posizioni sul problema della pace e della guerra hanno pari dignità, nessuna è 'moralmente' più accettabile, non ci sono i buoni e i cattivi.

Thursday, February 13, 2003

Il mio amico e collega Michele ha postato oggi sul suo blog il link ad un interessante editoriale di Francesco Merlo uscito sul 'Corriere della Sera'. Tema: i medici ricompensati in vario modo dalle case farmaceutiche per aver prescritto i loro medicinali.
Bravo Michele, l'articolo è perfetto, mi toglie le parole di bocca. Purtroppo credo sia davvero una questione di malcostume e deontologia professionale (ordini professionali? dove siete? a cosa servite?), anche perché sarà difficile che le procure riescano a provare tali fattispecie di reati. Che brutte schifezze accidenti!
E pensare che era da poco partita la campagna per la prescrizione dei farmaci generici, meno costosi grazie al fatto che non sono 'di marca', ossia utilizzano principi attivi a disposizione di tutti e non più solo delle case farmaceutiche che ne hanno avuto l'esclusiva per un certo numero di anni. Ovvio, non li prescrive quasi nessuno.
Signor direttore, di corsa oggi politici e non incontrano Tareq Aziz in visita a Roma. Tutti animati dalla speranza di contribuire a evitare la guerra? O forse qualcuno sarà più realista e si accontenterà di apparire nelle cronache facendosi fotografare con il 'diplomatico' braccio destro di Saddam? Diplomazia o italica vanità? Qualcuno parla di 'Photo opportunity'. Urge indagare.
Per gentile concessione del mio collega Adriano Angelini Avatar, posto una sua poesia freak-pacifist:

effluvi micidiali
(omaggio a George Tenet, direttore della Cia)

la salsedine, ricordate?
il muschio
il sapore dolce del miele
il fiore che sboccia, il prato, l'aperto
il mandorlo, persino

che lieve l'afrore dal camino dell'inverno

l'aranceto, l'uliveto
il limone caduto
il piccolo geranio sul davanzale
la carne del fanciullo sul guanciale
l'orto, come non vi sovviene?

sottile s'inflitra la spezia nel tinello

e la salvia, il latte caldo del mattino
un caffè nel bar vicino
la terra che la pioggia innalza in un profumo
il mare... altro non saper dire

ah, i miei paradisi che rendo reali!
droghe sofisticate, sinestesie inimitabili
effluvi micidiali incalzati
dal Nulla del pericolo,
dal Nulla di uno studio ovale,
dall'unica antrace che minaccia i vostri sogni:
la poesia!
Gli Usa puntano sull'esilio di Saddam per ottenere una seconda risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu

Avatar
Colin Powell ha ammesso alla Camera dei rappresentanti che il governo Usa sta studiando ipotesi per convincere Saddam Hussein all'esilio. Gli Stati Uniti potrebbero chiedere all'Onu di far propria, tramite una seconda risoluzione, tale richiesta di esilio, visto anche che il rapporto che tra non molto gli ispettori presenteranno al Consiglio di Sicurezza sarà sostanzialmente simile a quello precedente, negativo per l'Iraq, ma ancora aperto e interlocutorio.

Sembra tuttavia scontato il 'no' di Saddam, ma gli Stati Uniti potrebbero puntare a far chiedere all'Onu l'esilio di Saddam. Chissà se i membri del Consiglio di Sicurezza riluttanti su un attacco sottoscriverebbero in tal caso una risoluzione che prevederebbe l'uso della forza per il disarmo, ma dando a Saddam un'ultima possibilità di risparmiare una nuova guerra al suo popolo. Sarebbe insomma, mi chiedo, un po' più accettabile forse per Francia e Russia?

C'è poi da tenere presente che in questo momento quest'ultima appare molto più legata e affine agli Usa di quanto non lo siano Francia e Germania. Putin, che sembrerebbe essersi fatto convincere, potrebbe alla fine convincere Chirac.

Nonostante sia quasi del tutto assente nel dibattito politico e mediatico italiano, impegnato piuttosto a decidere se è legittimo o meno esporre le multicolore bandiere della pace sugli uffici pubblici, sembra essere fondata la proposta di Pannella-Bonino «Iraq libero», basata proprio sull'esilio di Saddam e su un'amministrazione Onu in Iraq. La proposta dei Radicali è sì innovativa se si considera il gretto pacifismo italiano, dimostra invece una lungimiranza politica nel puntare su un idea che già da tempo si era fatta strada nelle diplomazie di mezzo mondo. Dai primi di Gennaio, ma forse anche da prima, i paesi arabi moderati sono a lavoro sull'esilio di Saddam, gli stessi Stati Uniti, sia con Rumsfeld, sia con Powell e lo stesso presidente Bush, avevano ventilato l'ipotesi. Bravi i Radicali a gettarsi su un appello fin troppo ragionevole, anche per i pacifisti più intransigenti che vi hanno aderito, quanto improbabile, giocando sul fatto che proprio la possibilità di accettazione da parte di Saddam è legata alla minaccia dell'uso della forza, rapporto causa-effetto non proprio pacifista.

Tuttavia ripeto, l'amministrazione Usa, potrebbe essere convinta dell'impraticabilità della soluzione e scontata la risposta negativa da Baghdad, ma potrebbe essere, questo si sta valutando, un ottimo strumento per ottenere una seconda risoluzione Onu.

Wednesday, February 12, 2003