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Monday, April 28, 2008

L'ipotesi dei "travasi" da sinistra verso destra sostenuta anche da Ricolfi

Acquisiti i risultati definitivi delle elezioni del 13 e 14 aprile, mi era subito sembrato chiaro, seppure basandomi sulla logica e l'intuito più che su dati di cui non disponevo, quanto fosse accaduto nelle urne. La mia impressone iniziale trovava conferma nei giorni successivi dalle prime analisi sui flussi elettorali. Ciò che mi era apparso subito evidente, un travaso di voti da sinistra a destra, viene ora sostenuto anche da Luca Ricolfi, su La Stampa, probabilmente l'unico sociologo e analista politico di area riformista a tenere saldi i piedi per terra e con lucidità e onestà intellettuale a tentare di fare luce su una realtà della quale i vertici della sinistra sembrano non avere la minima percezione.
«Se fra uno o due anni si tornasse a votare, non mi stupirei che l'Udc sparisse, la sinistra estrema tornasse in Parlamento, e il Pd perdesse fra il 5 e il 10% dei suoi consensi attuali. Sto scherzando, naturalmente, perché chissà quante cose saranno successe nel frattempo. Ma queste tre finte profezie mi aiutano a dire che cosa, secondo me, si nasconde negli ultimi risultati elettorali».
Ricolfi intende proprio dire che i travasi da sinistra verso destra di cui ho parlato ci sono stati per davvero: se l'Udc ha tenuto, nonostante avesse perso oltre un terzo del suo elettorato a vantaggio del PdL, è perché ha parzialmente sopperito grazie ai transfughi da altri partiti cattolici (Udeur e Margherita). Quindi, «se il bipolarismo Pd-Pdl dovesse rafforzarsi... è verosimile che molti elettori cattolici tornino a scegliere fra i due poli principali, per non disperdere il proprio voto»; la disfatta della sinistra massimalista si deve in gran parte al fatto che è «guidata da persone del tutto prive di senso comune». Mentre un 3% di elettorato gli è rimasto fedele perché ancora ideologizzato, comunista, gli altri elettori se ne sono accorti e hanno abbandondato i partiti dei veti.

Certo, osserva Ricolfi, un «2% o 3% potrebbe tornare all'ovile, dopo essere stato inutilmente sacrificato sull'altare del Pd per "sconfiggere Berlusconi"». Dunque, anche per Ricolfi la "cannibalizzazione" c'è stata, nel senso che molti potenziali elettori della Sinistra Arcobaleno sono stati irretiti dal "sogno" della rimonta di Veltroni. Si può dire, insomma, che proprio l'antiberlusconismo viscerale li ha spinti a votare Pd, tradendo i partiti dell'alleanza rosso-verde: chi di antiberlusconismo ferisce, di antiberlusconismo perisce, verrebbe da dire. E chissà che quegli stessi elettori non si siano vendicati rifiutandosi di votare Rutelli contro Alemanno...

Ma questo non è certo un dato lusinghiero per il Pd, la cui perdita di voti verso Udc, PdL e Lega, a sua volta, è stata compensata prosciugando la sinistra.
«Capisco che i suoi dirigenti non possano che ripetere quel che ripetono: il Pd ha suscitato entusiasmo e speranze, la nostra rimonta è stata formidabile, il risultato finale è buono, in così poco tempo non si poteva fare di più, eccetera eccetera... Però ora abbiamo i dati delle elezioni politiche, i risultati di alcune consultazioni amministrative, le stime dei flussi elettorali. Ebbene, se analizzati con cura quei dati tracciano un quadro un po' diverso da quello ottimistico che molti vi hanno voluto vedere... Primo. L'arretramento della sinistra nel suo insieme è drammatico. Il distacco fra destra e sinistra, che era pari a zero nel 2006, in soli due anni è salito a quasi 11 punti, ed è oggi molto maggiore di quello del 2001, quando Berlusconi stravinse le elezioni (allora il distacco era dell'ordine di 2-5 punti, a seconda del metodo di calcolo). Tanti elettori di sinistra hanno votato a destra, pochi elettori di destra hanno votato a sinistra. Secondo. Della famosa super-rimonta di Veltroni non c'è traccia nei sondaggi della campagna elettorale, che talora segnalano un piccolo recupero, talaltra segnalano addirittura un lieve arretramento. Terzo. Secondo le analisi di flusso, che misurano gli spostamenti effettivi (fra 2006 e 2008), il Pd è riuscito ad attirare da destra a sinistra solo l'1,5% dei voti, per lo più sottraendoli ad An, mentre è parzialmente riuscito nell'opera di "cannibalizzazione" delle altre formazioni di sinistra, estrema e non. Quarto. Se si tiene conto che il Pd, oltre a Ds e Margherita, ha incorporato sotto il proprio simbolo i radicali, i voti del Pd nel 2008 sono di pochi decimali al di sopra di quelli del 2006. Quinto. Sottraendo i voti presi in prestito alla Sinistra Arcobaleno, il risultato del Pd nel 2008 risulta decisamente peggiore di quello del 2006 (-2,8), e ciò vale sia al Nord, sia al Centro, sia al Sud: al netto del "soccorso rosso", il "valore aggiunto" del Pd pare dunque negativo (con tre eccezioni: la circoscrizione Lazio 1, la Basilicata, la Puglia). Ecco perché penso che, se si votasse oggi, il Pd perderebbe colpi e si attesterebbe intorno al 30% (il valore storico del vecchio Pci), mentre la Sinistra Arcobaleno potrebbe anche tornare in Parlamento: per determinare questo esito, infatti, basterebbe che la metà di quanti hanno prestato il loro voto per "fermare Berlusconi" ritirassero il prestito, e decidessero di impiegarlo per garantire la sopravvivenza di una lista di estrema sinistra».
Se poi, osserva Ricolfi, consideriamo che «la fiducia dell'elettorato di centro-destra in Berlusconi è sempre rimasta decisamente bassa», bisogna concludere che «un popolo non certo entusiasta di Berlusconi ha preferito affidarsi per la terza volta a lui piuttosto che mettersi nelle mani di Veltroni».

Ma Veltroni, il Pd e la sinistra comunista continuano a ritenersi egemoni culturalmente e politicamente, mentre è dal 1994 che dalle urne ricevono ripetute prove del contrario. C'è una parte maggioritaria del Paese che pur insoddisfatta delle sue prove al governo continua a preferire Berlusconi. Né tutto si può spiegare con il "fenomeno Lega". Dove la Lega non c'è, comunque si registra uno spostamento di voti dalla sinistra verso l'astensione o verso il PdL, come sta dimostrando in queste ore la clamorosa rimonta di Alemanno per il Comune di Roma.

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