da il Riformista:
Caro direttore, quello del Riformista non è un endorsement a priori. Berlusconi avrebbe potuto riguadagnare credibilità liberale e riformatrice dopo i suoi deludenti 5 anni al governo, ma non ha minimamente voluto, come dimostrano la retromarcia dalla Thatcher a Fanfani e il caso Alitalia (a proposito, i lavoratori vogliono Air France, Epifani e Bonanni dovrebbero dimettersi). E' fisiologico che gli indecisi aumentino in un contesto sempre più bipartitico. L'anti-politica e la vicinanza temporale del 2006 contribuiranno a fermare l'affluenza intorno al 78%. Tra Udc, Pd e Sinistra, a seconda della direzione verso cui slitteranno i consensi, qualcuno otterrà un risultato molto deludente. La priorità di Veltroni è stata di evitare emorragie a sinistra, più che di recuperare Nord e moderati (la ricetta contro il precariato doveva essere quella di Ichino, non quella demagogica e pericolosa del salario minimo). Né Veltroni ha potuto liberarsi del fardello del Governo Prodi. Comprensibile, in un Paese in cui nessuno crede al potere rigenerativo della sconfitta, se fondata su una sfida politica e culturale. Ma escludendo la catastrofe, per il Pd è solo l'inizio e al di là della percentuale sarà determinante il dopo: verrà assorbito in faide interne e introverse per la leadership, allontanando i cittadini? Da quale lato svilupperà la propria opposizione a Berlusconi? Di fronte alle poche e timide riforme, si appiattirà di nuovo sulle posizioni conservatrici dei sindacati e della sinistra massimalista, gridando alla "macelleria sociale", oppure incalzerà Berlusconi chiedendo più coraggio riformista? Il Riformista, in prima fila nel denunciare come il centrosinistra sprecò i suoi anni all'opposizione tra il 2001 e il 2006, svolgerà un importante ruolo di stimolo.
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