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Tuesday, April 08, 2008

Vertici positivi per la Nato, Mosca non è in grado di porre veti

I "mainstream media" non sono riusciti a tenersi nel cassetto le analisi già pronte sui fallimenti di Bush al vertice Nato di Bucarest e a quello di Soci con Putin, nonostante l'evidenza del buon esito di entrambi. Permangono divergenze all'interno dell'Alleanza, e tra Stati Uniti e Russia, ma questa volta si inseriscono in una ritrovata armonia dal punto di vista strategico.

Nessuno dei presunti ritorni alla Guerra Fredda, né grande né piccola, che i media amano tanto evocare. Mosca e Washington dichiarano il passaggio delle loro relazioni «dallo stato di rivalità strategica a quello di partnership strategica». C'è «disponibilità reciproca a lavorare insieme per superare le divergenze nello spirito del reciproco rispetto». I giornali hanno sottolineato il mancato accordo sullo scudo anti-missile, ma Bush e Putin tornano da Soci con una solida premessa sulle cui basi costruire proprio quell'accordo in tempi brevi: Russia, Usa e Ue «parteciperanno come partner paritari» al progetto. Putin ha finalmente fatto capire di credere alle rassicurazioni americane sul fatto che lo scudo non sia rivolto contro la Russia: gli Usa «non solo capiscono la nostra preoccupazione ma sono anche interessati a farla scomparire. Dunque posso dirmi prudentemente ottimista e, per un eventuale accordo finale, devo dire che secondo me è possibile trovarlo».

Sorprendenti i toni concilianti e il cauto ottimismo di Putin a Bucarest e a Soci, a poche settimane dall'aver subito l'indipendenza del Kosovo. Ok al transito logistico della Nato dal territorio russo all'Afghanistan; accordo vicino sull'impostazione dei nuovi trattati sulle forze convenzionali in Europa e sulla limitazione degli armamenti nucleari; collaborazione sul dossier iraniano. Lo scudo si farà e alla fine Ucraina e Georgia entreranno nella Nato, anche se la Russia continua a ritenere l'allargamento alle due ex repubbliche sovietiche una minaccia esplicita alla sua sicurezza nazionale, di fronte alla quale sarà costretta a prendere delle contromisure.

L'impressione è che alla fine la Nato riuscirà a far accettare a Mosca tutti i suoi obiettivi e che nella sostanza il Cremlino non sia affatto in grado di porre veti. Nonostante toni a volte minacciosi e gesti aggressivi, non può impedire alla Nato di installare difese missilistiche o di allargarsi verso Est. Si può concludere quindi che il successo di Putin, al termine del suo mandato, stia nell'aver garantito alla Russia di non ritrovarsi di fronte a fatti compiuti e di avere, invece, una sorta di diritto a fare la "voce grossa" sulle scelte dell'Occidente, il quale se non vuole perseguire una politica aggressiva verso Mosca, deve parlarci, per scendere a compromessi o quanto meno per non ferirne l'orgoglio.

Insomma, Putin ha il merito di aver portato la Russia a dialogare con l'Occidente da pari, minacciando ma di fatto non trasformandosi mai in controparte. Non è tutto rose e fiori. Mosca proverà a destabilizzare l'Ucraina e ad alimentare il separatismo filo-russo in Georgia per far saltare il loro ingresso nella Nato e continuerà a giocare sulle divisioni tra i Paesi europei, e tra Ue e Usa, ma le "ambizioni imperiali", se ci sono, per ora rimangono tali.

All'interno della Nato, al di là delle divergenze, è tornata la concordia strategica. Sarkozy ha ottenuto quel che la diplomazia francese inseguiva da decenni: la difesa europea. Ancora tutta da costruire, ma per la prima volta Parigi ha avuto il via libera da Washington, perché per la prima volta un presidente francese non è stato ambiguo sul ruolo della nuova struttura, abbandonando ogni velleità di una politica estera europea in contrapposizione agli Usa: nell'ambito di una Nato globale, sarà una difesa europea «complementare» all'Alleanza.

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