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Saturday, April 08, 2006

Perché la Rosa nel Pugno

Emma BoninoE' Piero Ostellino, sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, a indicare «il tassello che, sotto il profilo liberale, manca alla campagna delle promesse fiscali» della Casa delle Libertà. Spiega che «ogni riduzione delle tasse — se non si accompagna a un programma di razionalizzazione della Pubblica amministrazione e che, soprattutto, apra spazi di libertà alla società civile — assume il carattere di una unilaterale "elargizione" da parte del "moderno sovrano"; lo stesso carattere che, per il verso opposto, aveva l'ingiustificata "prelazione" da parte dell'"antico sovrano". Da noi, ma non solo da noi, le tasse sono alte perché alta è la spesa pubblica; per lo più, perché lo Stato è diventato — come direbbe Max Weber — un organismo autoreferenziale che, come ogni burocrazia, si giustifica con la propria stessa esistenza. Costa perché si occupa di cose di cui non dovrebbe occuparsi; perché i servizi che fornisce al cittadino sono spesso oberati da sovraccarichi parassitari. La crisi di legittimità di cui lo Stato soffre nasce da tale degenerazione».

La credibilità liberale di Berlusconi non sta tanto nel trovare o meno un nuovo balzello da eliminare, ammesso che mantenga la promessa, per far contenti i contribuenti. Ostellino offre la migliore spiegazione del fallimento del centrodestra: «Da una coalizione che si definisce liberale c'era da aspettarsi non tanto una campagna delle promesse fiscali — la riduzione delle tasse è una buona cosa, ma può venire solo dopo, non prima, di un'azione di radicale sfoltimento dei compiti dello Stato e, quindi, di riduzione della spesa pubblica — quanto un programma di liberalizzazioni e di privatizzazioni che si proponesse di realizzare una società aperta, meritocratica, concorrenziale, competitiva. Quella "certa idea dell'Italia" che traspariva dal Contratto con gli italiani e che era stata alla base del successo elettorale del 2001, è finita in ostaggio, nel corso della legislatura, degli interessi organizzati e sembra ora appassita».

Il guaio è che se siamo capaci di non limitarci a scattare un'istantanea della CdL oggi, ma assumiamo come prospettiva l'arco temporale dal 1994 a oggi, avremo chiaro come la tendenza anti-liberale, persino in politica economica, non fa che affermarsi e avanzare, e va bloccata. Trova via via conferme l'intuizione montanelliana dell'impossibilità di essere normali della destra italiana. «Gli italiani non sanno andare a destra senza manganello. Non amano la destra seria e non l'hanno mai amata, prima e dopo il fascismo. Pensa alla grande destra risorgimentale, ai Sella, agli Spaventa... E pensa alla parabola di De Gasperi. No, la destra liberale in Italia è stata sempre impopolare, una minoranza odiata e derisa».

«Né può essere di consolazione constatare che "una certa idea dell'Italia" — che non sia la perpetuazione di un'Italia corporativa e dirigista — non c'è neppure nell'Unione». Quella «certa idea di Italia» alla quale si riferisce Ostellino, «una società aperta, meritocratica, concorrenziale, competitiva» è difesa oggi dalla Rosa nel Pugno all'interno dell'Unione, l'unico «contenitore» di privilegi partitocratici cui i radicali hanno potuto accedere.

Se dopo la delusione CdL esiste un fronte di lotta, «non di concessioni da parte degli apparati della sinistra o del padrone di un potere personale», è quello laico, liberale, socialista, radicale della Rosa nel Pugno. Contro di essa infatti si sono comprensibilmente scagliati Berlusconi, temendo che lì finiscano i voti dei delusi del centrodestra, ma anche gli altri partiti dell'Unione, a riprova, e come titolo di merito, di come radicali e socialisti siano riusciti in questi pochi mesi ad aprire le contraddizioni che vanno necessariamente risolte se si vuole una profonda innovazione della sinistra in senso laico e liberale.

Due i fronti aperti e ben visibili a tutti: il primo contro il compromessino storico Ds-Margherita che rischia di dar vita a un partito democratico catto-comunista, clerico-moderato, privo di cultura laica e liberale; il secondo contro la sinistra neo-comunista, anti-mercato e anti-americana, dei Bertinotti e dei Diliberto. Dunque, votare Rosa nel Pugno perché restino aperti questi scontri politici e ideali per la Riforma (con la erre maiuscola) e la "rivoluzione liberale" cui i radicali hanno sempre "dato corpo".

Dall'altra parte sarebbero rimasti i radicali "veri", come li chiama Berlusconi, anche se a cercarli non li si trova perché neanche quelli Berlusconi ha avuto l'accortezza di mettere nelle sue liste. Così, quei radicali "veri", che dicono di «difendere le tradizioni radicali», non hanno al Senato alcuna chance di essere eletti, ma la loro presenza serve solo a impedire l'elezione di Pannella. Invitano a votare i capolista della Casa delle Libertà piuttosto che Pannella. Insomma, da radicali "veri" (?).

Perché, si chiedono molti, la Rosa nel Pugno non terza forza? Non ce n'era la possibilità. L'analisi di Pannella rimane quella dell'iniziativa dell'"ospitalità": l'Italia «non è una democrazia e non è uno stato di diritto». Ancora molti sottovalutano che sarebbe stato necessario fare il 4% nella certezza di non avere un minuto di televisione. «Non potevo - spiega Pannella - ingannare quelli che ci avrebbero votato, sapendo che quel voto sarebbe stato di grande testimonianza morale, ma voto disperso senza effetto politico». La nostra, aggiunge, rimane comunque una «terza via tra la presente CdL e la vecchia Unione, un'alternativa liberale, socialista e laica». L'Unione esiste solo come «contenitore» del fatto nuovo Rosa nel Pugno, per il resto è Ulivo più Bertinotti.

E all'interno di questo che Pannella insiste a chiamare «contenitore», vive la battaglia radicale, laica, che «ha una sua evidenza e una sua freschezza, con tutte le sue difficoltà presenti e future». E', o no, ci chiede, «una conquista rispetto alla impermeabilità delle due articolazioni di regime che abbiamo conosciuto? E', o no, maggior forza e potenzialità?» Se la Rosa avesse un buon successo «starebbero peggio o meglio i radicali dormienti o inseriti nel centrodestra?». Vincendo la Rosa nel Pugno è «già pronto un dopo a coloro che fino all'ultimo hanno sperato, sbagliando, di fare della CdL uno schieramento di riforma liberale».

Quando Pannella disse, mesi fa, scimmiottando esplicitamente le illustri minacce di esilio anti-berlusconiano, "Se vince questa Unione espatrio" si riferiva all'Unione che rifiutava il nome di Luca Coscioni. Oggi, per il leader radicale, l'Unione è qualitativamente preferibile perché è l'unico luogo dove vive e ha speranza la lotta per l'alternativa laica e liberale. Bisogna votare guardando a quella speranza, non agli effimeri «contenitori» CdL e Unione. «I giapponesi di Prodi»; «il nostro programma è Prodi», si è trovato a dire Pannella, ma non mancando di precisare: «Nessuno pensi che abbia sopravvalutato capacità e connotati di Prodi. Da parte nostra, checché ci facciano, Prodi è il programma. Se poi lo logorano, lo fanno fuori, lì termina il nostro impegno».

Per il bene dei radicali e dei liberali è meglio che la Rosa nel Pugno vinca, diciamo quindi assieme a Salon Voltaire.
«E' da quando hanno dato luogo alla lista "Rosa nel pugno" con i socialdemocratici di Boselli che li osserviamo con attenzione minuziosa. Da criticoni liberali, li aspettavamo al varco per prenderli in castagna: "Ecco, vedete? – eravamo pronti a far notare acidamente – da quando state con i socialisti e, ancor peggio nell'Unione, non siete più voi, avete dimenticato le vostre origini liberali e libertarie, fate errori, concessioni e omissioni. Stavate meglio a Destra". Macché, questo in coscienza non possiamo dirglielo. Nulla di tutto questo si è verificato».

12 comments:

Anonymous said...

Io dico di stare attenti ai risultati della Rosa.

A destra qualcuno mangerà bile .
Ma anche a Sinistra.

Credmi sono tanti coloro i quali voteranno Rosa nel Pugno , ex di destra, ex ds, anche ex comunisti.

Sono, siamo parecchi

Anonymous said...

Grazie. Grazie da uno che, finora, sempre DS, o quello che c'era prima (ma non è vero, una volta anche Partito Radicale, nei tardi anni '70, direi). E sto ancora cercando di convincere mia moglie.

Federico said...

Se i radicali nel Polo hanno trovato meno spazio è proprio perchè Pannella è andato via. Posso anche riconoscere gli insucessi di questo governo sul versante privatizzazioni ma non si possono tacere le riforme della previdenza e del lavoro che hanno un'ispirazione chiaramente liberale. Insomma passi che non si voglia riconfermare la fiducia a questo governo ma che ci si aspetti un esecutivo più liberale da Prodi è davvero irrealistico.

Anonymous said...

io spero solo che questo nuovo soggetto politico non dia l'avvio ad un processo di dispersione della autentica identità radicale. Temo un'annacquamento dei valori liberali e libertari (termine quest'ultimo non incluso tra gli aggettivi con cui la RnP si definisce nel suo simbolo) a vantaggio della componente socialista, ex ds ed ex comunista...
Al momento, quando partecipo ai comizi della RnP, ho l'impressione netta di vedere due tipi umani differenti, anche fisicamente separati: radicali da una parte e socialisti dall'altra(facce un po' da prima repubblica).
Tutto sommato spero che i due gruppi rimangano distinti e che ognuno preservi la propria peculiarità. Ma non c'è il rischio che prima o poi tutto si confonda?? che ne sarà dei radicali veri? e tra le nuove generazioni che aderiranno alla RnP quanti saranno coloro che lo faranno per un modo di vedere e sentire solo e solamente radicale?
Grazie per l'ospitalità.
Paolo

Anonymous said...

Spero che RnP si pappi tutti i comunisti.

Spero che abbia ragione Sgembo quando dice che l'understatement liberale di RnP non è una scelta strategica di abbandonare certe istanze liberali ma una scelta tattica per prendere voti.

Ma entrambe le cose mi sembrano improbabili...

P.S. Ma co' 'sto QL come la mettiamo? :D

Anonymous said...

Mah io spero in un risultato sopra il 3%, ma è più probabile sotto...

Anonymous said...

io spero che la rosa nel pungo prenda il 49% dei voti e la cdl tutto il resto :-)
per il resto proprio non vedo queste fantomatiche proposte liberali della rosa.
tacendo che il loro programam è prodi.
Cioè, sono felice che rubino voti ai ds, ma che tu li voti, sapendo che così facendo dai la maggioranza ad uno schieramento con un programma chiaramente cattocomunista, lo posso comprendere solo per una questione affettivo identitaria ti senti tradizionalmente radicale e fai i salti mortali per giustificare le scelte dei leaders da pensione.
Una cosa sulle privatizzazioni delle aziende pubbliche: se le privatizza prodi preferisco che siano statali.
tanti auguri per un onorevole sconfitta :-) tanto chi unque vince la battaglia ricomincia domani sui blog

Anonymous said...

RNP per essere davvero e come sempre i ROMPI-COGLIONI! Soprattutto nel loro interesse ed in quello di tutti.

Anonymous said...

Allora, al seggio ho cambiato parzialmente idea. Avevo deciso di votare Forza Italia, invece ho votato Rosa nel Pugno alla Camera e Forza Italia al Senato.
Non chiedetemi perchè ;)


Ciao Paolo :)

Anonymous said...

Io ho votato Rosa nel Pugno alla Camera perché secondo me un pafrtito che punta anche sulla laicità e che non appartiene all'estrema sinistra va votato. Sono molto in sintonia anche con gli altri punit programmatici e, soprattutto, con l'atteggiamento progressista eterodosso (per esempio su questioni come l'Iraq) della Rosa nel Pugno.

Tuttavia so anche come sono i radicali: tirano a farsi gli affari loro. Sebbene apprezzi alcuni aspetti della loro politica (per alcuni anni ho anche votato e simpatizzato per loro) ripensavo oggi alla veemenza con cui la Bonino attaccava Berlusconi a "Ballarò" e mi tornava in mente quando nel 1994 i radicali appoggiarono Berlusconi; e chissà cosa deve aver pensato Berlusconi ricordando che la Bonino ottenne l'unica rilevante carica politica (Commissario dell'UE) proprio grazie a lui. E che dire di quando l'anno scorso i radicali si offrirono di schierarsi indifferentemente con la sinistra o con la destra? E oggi ascoltavo, come faccio spesso, Radio Radicale, che sfacciatamente faceva propaganda elettorale approfittando del proprio status di organo di partito (ma pagato da tutti i contribuenti).

Insomma, secondo me la Rosa nel Pugno non sopravviverà alle elezioni. Anche perché non riuscirà ad incanalare le simpatie che suscita: i radicali sul territorio non esistono, e, come ricordava un anonimo, i socialisti sono un partito VECCHIO, nel modo di pensare e di praticare la politica.

Si accettano scommesse.

Anonymous said...

Dimenticavo.

Per Alex Righi: ma tu sei uno di quelli che tanti anni fa conducevano Stereonotte?

Anonymous said...

Non so se vi rendete conto, ma vi ho fatto vincere io !!!

Ciao Paolo ;)