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Tuesday, April 18, 2006

Radicali: torsione o continuità?

Mille MarchiJimMomo s'inserisce nel dibattito sui radicali della Rosa nel Pugno con questo articolo apparso su Il Foglio di oggi. Chi segue questo blog l'ha potuto leggere già nei giorni scorsi.

Mi ha preceduto, nell'edizione di sabato, Massimo Bordin, che ha posto l'accento sulla «torsione che inquieta» i presunti radicali "veri", che avrebbe provocato la crisi di rigetto in quanti, affezionati alla politica radicale dell'ultimo decennio, non avrebbero digerito l'incontro con i socialisti dello Sdi e l'essere i «giapponesi» di Prodi. L'elettore tipo radicale è davvero così berlusconiano? Le ragioni richiamate da Della Vedova e Christian Rocca per spiegare la parziale erosione dell'elettorato radicale degli ultimi 10-15 anni appaiono fondate.

Se lo zoccolo duro che segue l'iniziativa politica radicale anche nei momenti di maggiori ristrettezze di risorse economiche e mediatiche sembra quantificabile in un 2 per cento, non bisogna però dimenticare che quello radicale, essendo per lo più d'opinione, è un voto altamente volatile e non identitario. Tra le principali preoccupazioni di Pannella & Co. non c'è quella di mantenere nel corso degli anni la medesima tipologia di elettorato. Il ricambio, parziale o totale, viene vissuto più come ricchezza che come problema. Certo, a condizione che il bilancio entrate/uscite sia di segno positivo.

Bordin fa bene a ricordare che «il "decennio" radicale non si caratterizza per una scelta di campo [dalla parte di Berlusconi, n.d.r.], che non c'è stata, ma per una serie di posizioni politiche». Tuttavia, sembra contraddire se stesso quando tiene a far notare che oggi «la conversione di linea è innegabile». Ma se l'iniziativa radicale del decennio scorso non può essere ridotta a una «scelta di campo», in che termini possiamo parlare oggi di «conversione di linea»? Non certo nei termini di una scelta di campo di segno opposto a quella, solo presunta, berlusconiana.

Quella che a molti sembra una scelta di campo prodiana in realtà non lo è. E' possibile che Pannella abbia dimenticato, o sottovalutato, il fascio di poteri corporativi e conservatori che il centrosinistra raccoglie intorno a sé? No. Infatti, anche in questi giorni, continua a denunciare la «gestione introversa delle oligarchie di destra, di sinistra, di centro, che rappresentano in modo chiaro la metastasi ovunque del tumore antidemocratico contro lo stato di diritto e la democrazia italiana».

Valutare la politica radicale, o per lo meno quella pannelliana, nell'ottica di scelte di campo che possono soddisfare o meno le nostre pulsioni più viscerali, le nostre simpatie e antipatie per Prodi o Berlusconi, è fuorviante. Se si condivide l'analisi di fondo di Pannella - l'Italia che «non è una democrazia e non è uno stato di diritto»; la partitocrazia divenuta ormai oligarchia - allora non si dovrebbe faticare a vedere nella Rosa nel Pugno la nuova casa dell'alternativa strategica laica e liberale, e nell'apparentamento con L'Unione il campo di battaglia dov'è praticabile oggi - tra le mille difficoltà che il leader radicale per primo non intende accantonare - la lotta per la Riforma (con la erre maiuscola) della sinistra, quindi del paese.

Il problema semmai è che questa analisi di fondo, dell'assenza di democrazia e stato di diritto, non ha mai convinto pienamente Della Vedova, né molti all'interno dell'area radicale. E anche chi ne è razionalmente convinto fatica a tenere a mente il contesto "truccato" nel quale si gioca e a inquadrarvi l'azione radicale.

In un comitato di Radicali italiani del gennaio 2005, avviando l'iniziativa dell'"ospitalità", Pannella la definiva un «atto necessario per la conquista di segmenti di legalità nella vita e nell'attività delle istituzioni, e, insieme, per il recupero alle istituzioni della presenza e dell'apporto radicale». Non per una «scelta di campo» i radicali tentavano ancora la strada dell'accordo con il centrodestra, ma rispondendo a un vero e proprio «stato di necessità». Anni di lotte nonviolente e referendarie per impedire che lo Stato italiano assumesse il carattere di illegalità permanente che oggi lo contraddistingue hanno prodotto risultati impensabili, ma oggi, ritiene Pannella, non avrebbe più senso continuare a "resistere" affinché questo stato d'illegalità non si incardini. Esso ormai è un fatto compiuto.

In un "regime" costantemente fuori-legge, in una realtà oligarchica «articolata in due poli antropologicamente uniti», è solo dall'interno di uno di essi che si può sperare di assicurare alle istituzioni l'apporto dei radicali e di tenere aperto un fronte di lotta laico e liberale. Al di là del privilegio partitocratico non c'è lotta politica, ma mera testimonianza. Occorre allora, spiegava Pannella, «pagare i prezzi necessari, anche nobili», cercare «di farci accettare da questo sistema in modo da riprendere forza», senza sottovalutare il rischio drammatico che il sistema possa neutralizzarci. Torsione o continuità, oggi, rispetto all'analisi di allora?

In quel comitato erano palpabili l'euforia dei "dellavedoviani" e lo scoramento dell'anima movimentista dell'area radicale. Pannella stesso era consapevole che la sua analisi dell'assenza di democrazia e stato di diritto in Italia non appartenesse al vissuto e al pensiero di molti che auspicavano l'intesa con l'uno o l'altro polo. Da parte di costoro prendere per buona quella premessa conveniva per prenderne le sue conseguenze pratiche di un'alleanza elettorale.

Torsione o continuità, dunque? Parlerei piuttosto di evoluzione, ma se proprio fossi costretto a scegliere mi verrebbe da indicare continuità. Spesso ai radicali viene rimproverato di oscillare fra destra e sinistra, ma sarebbe il caso di prendere in considerazione le oscillazioni altrui rispetto alle proposte di riforma radicali. Quanto tutti i partiti della CdL si sono discostati da ciò che erano 5 o, ancor di più, 10 anni fa? Qualcuno dubita forse che se Pannella ottenesse il tanto sospirato confronto con Bertinotti sarebbe capace di attaccare con l'articolo 18, la trattenuta d'imposta e tutte le altre belle e utili riforme liberiste che Bordin crede ormai una volta per tutte alle spalle?

13 comments:

Maurizio said...

Pur essendo di fede radicale da quasi due anni ormai, ancora non capisco cosa ci trovassero i radicali in Berlusconi (e alcuni ci trovano ancora qualcosa, pare). Che cosa si aspettavano esattamente? Quali problemi della politica speravano che Berlusconi potesse risolvere? Che tipo di riforme ci si aspettava? Il liberismo? Non per offendere, ma come pensavano che un uomo che possedeva gia' tutte quelle aziende ( e tutti quei mezzi di informazione ) potesse garantire davvero la concorrenza e il libero mercato? Come pensavano che Berlusconi, praticamente un conflitto di interessi vivente, potesse dare alle authority e ai funzionari l'autonomia necessaria perche' si verificasse la vera concorrenza? Come pensavate si potesse opporre al potere delle lobby se lui stesso e' la lobby piu' potente? Come pensavano che potesse garantire la libera informazione se lui stesso possedeva giornali e televisioni? Non ci voleva un genio per capirlo. E infatti, come dice Giavazzi, la cosa peggiore che Berlusconi ha fatto in questo governo e' indebolire gli organi di controllo. Allora che cosa si aspettavano da lui esattamente? Che "massacrasse i minatori"? :-) Grazie per qualunque risposta.

JimMomo said...

Mario, la "conventio ad excludendum" c'è da sempre. La comunicazione va sempre registrata, ma bisogna avere anche la possibilità di raggiungere gli elettori.

Maurizio, grazie per le tue domande, che non mi pare chiedano risposte ;-)

Anonymous said...

jimmomo, vendete anche un dizionario pannella-italiano italiano-pannella?

piccole risposte a maurizio:

"Non per offendere, ma come pensavano che un uomo che possedeva gia' tutte quelle aziende ( e tutti quei mezzi di informazione ) potesse garantire davvero la concorrenza e il libero mercato?"

la concorrenza e il libero mercato non vanno garantite dai politici, si garantiscono da soli se i politici li lasciano stare.

"Come pensavano che Berlusconi, praticamente un conflitto di interessi vivente, potesse dare alle authority e ai funzionari l'autonomia necessaria perche' si verificasse la vera concorrenza?"

la vera concorrenza non si verifica con l'intervento delle autoriti o di (brrrr) funzionari.
Si verifica tramite libere contrattazioni di liberi contraenti.
In realtà qualsiasi intervento di autority o funzionario mina la concorrenza.

"Come pensavate si potesse opporre al potere delle lobby se lui stesso e' la lobby piu' potente?"
Se vuoi battere mike tyson usi un peso piuma?

"Come pensavano che potesse garantire la libera informazione se lui stesso possedeva giornali e televisioni?"
fino ad ora mi pare che la libera informazione è stata attentata dalla sinistra, e infatti appunto perchè l'informazione gli appartiene per buona parte credo che abbia tutto l'interesse a preservarne la libertà.
secondo il tuo ragionamento le donne dovrebbero essere contro la libertà di fecondazione perchè detentrici di utero. Ma è appunto per quello che dovrebbero essere particolarmente attente di mantenere la libertà di usarlo.

Anonymous said...

il commento di Astrolabio vale 20 volte tutte le elucbrazioni mentali lette in questo periodo.

Anonymous said...

Quoto anch'io alcune delle risposte di Astrolabio, molto lucido in questo contesto...
In realtà mi chiedo cosa credano di trovare i radicali (o meglio Pannella...)fra i fautori dello statalismo più sfrenato, come Bertinotti e Co.
La realtà caro jim momo è che Pannella è oramai cotto (basta vederlo in qualsiasi trasmissione o -sic- sentirlo a radio radicale...)ed ha trascinato il suo 2,5% in un frullatore di ideali qual'è questo centrosinistra..Bertinotti in certe posizioni è molto simile (ari-sic) a Berlusconi (che non gode certo della mia incondizionata simpatia)...difende solo i diritti di alcuni...Auguri ai Radicali per questa avventura paragovernativa...ne usciranno, temo, con le ossa rotte...

Anonymous said...

risposta ad astrolabio:

"la concorrenza e il libero mercato non vanno garantite dai politici, si garantiscono da soli se i politici li lasciano stare."

mmm... non sempre, non secondo me. chi ha un monopolio e non e' totalmente scemo e' infinitamente avantaggiato rispetto a chiunque altro e gli abusi sono puntuali e sotto gli occhi di tutti. senza antitrust forse in america la gente sarebbe ancora costretta a comprare solo i telefoni di at&t...

"la vera concorrenza non si verifica con l'intervento delle autoriti o di (brrrr) funzionari.
Si verifica tramite libere contrattazioni di liberi contraenti.
In realtà qualsiasi intervento di autority o funzionario mina la concorrenza."

dipende da quanto tempo uno e' disposto ad aspettare. se non ci da problemi attendere 20 o 30 anni che un monopolio venga superato (per propria inettitudine e/o per improvvisi e imprevedibili cambiamenti tecnoogici) allora ok. altrimenti perche aspettare?

"Se vuoi battere mike tyson usi un peso piuma?"

mmm vero, ma l'obiettivo non dovrebbe essere proprio quello di tutelare i pesi piuma dalle lobby? avrebbe poco senso sostituire semplicemente il peso massimo con un altro peso massimo.

ma poi non c'e tutto un discorso da fare sul fatto che concentrando tanto potere tutto insieme anche se il sistema fosse composto da persone onestissime si provocano grandi distorsioni e perversioni, anche in modo del tutto involontario? non so come siano messi in america, ma il presidente non e' tenuto per legge a vendere le proprie partecipazioni azionarie o cose del genere?

le donne dovrebbero volere la liberta di fecondazione perche va a loro vantaggio, se posseggo meta dei mass media e voglio candidarmi a presidente va a mio vantaggio che non mi critichino, quindi almeno il dubbio resta.

prossima puntata di report: finanziamenti pubblici ai giornali italiani.

farro said...

Ma voi siete completamente pazzi.

Le risposte di astrolabio sono inconcepibili!

"Per combattere tyson adotti un peso piuma?" in risposta a "Come pensavate si potesse opporre al potere delle lobby se lui stesso
e' la lobby piu' potente?" vuol dire che devi mettere un grande evasore per combattere gli evasori? un grande mafioso per combattere la mafia?
Non sto pensando a Berlusconi in particolare, sto solo osservando il paradosso nel commento di Astrolabio!

Non sta ne in cielo, né in terra. Non ha il minimo, minimo, minimo buon senso. In nomine Christi amen.

Anonymous said...

Quoto Astrolabio.
Aggiungo che ha perfettamente ragione sul tema del monopolista Cav.

Il mercato è in monopolio non già se c'è un solo attore, ma se ci sono barriere all'entrata. Antritrust e similari sono solo forme burocratiche di intervento nelle dinamiche di mercato. Non me lo invento io. Lo dice un certo Milton Friedman. Sapete chi è? Per caso ha la tessera della Rosa nel Pugno? :)))

Anonymous said...

"Il mercato è in monopolio non già se c'è un solo attore, ma se ci sono barriere all'entrata."

che si tratti di monopolio, duopolio od oligopolio e' assai raro non trovare le barriere all'entrata. se l'oligopolio poi si intreccia con la politica non c'e solo la barriera d'entrata, ci sono anche i privilegi.

"Antritrust e similari sono solo forme burocratiche di intervento nelle dinamiche di mercato."

la definizione calza. ma bisognerebbe discutere se TUTTE le forme burocratiche di intervento nella dinamica di mercato siano negative.

Anonymous said...

"Ma voi siete completamente pazzi."

certo, noi pazzi che parcheggiamo in doppia fila, voi coglioni.

comunque la democrazia è composta da lobby, non si sfugge.

Anonymous said...

"comunque la democrazia è composta da lobby, non si sfugge."

e mi pare di capire che ti sta bene cosi...

Anonymous said...

"Qualcuno dubita forse che se Pannella ottenesse il tanto sospirato confronto con Bertinotti sarebbe capace di attaccare con l'articolo 18, la trattenuta d'imposta e tutte le altre belle e utili riforme liberiste che Bordin crede ormai una volta per tutte alle spalle?"

Credo proprio che Bordin abbia ragione. E'ovvio che Pannella non rinnegherebbe niente in un eventuale (inutile a parer mio) confronto con Bertinotti. Il vero problema di Pannella è a casa sua. Non ricordo il nome dell'esimio rappresentante dello sdi intervenuto ieri alla direzione della Rnp, ma ricordo bene ciò che ha detto: non possiamo chiedere l'abolizione del valore legale della laurea perché poi al Sud chi glielo spiega?
O ancora: l'intervento di una tal Locatelli, che in modo per una volta chiaro e onesto (almeno dal suo punto di vista) si chiedeva come concialiare la campagna elettorale di chi come lei vuole che sia abolita la legge Biagi e chi come Myallonnier (del suo stesso collegio) vuole il contario?
E mi fermo, se si vuole approfondire basata ascoltare Radio R.


E' proprio sicuro che questa sia evoluzione JM?
A me sembra solo contraddizione

Anonymous said...

chi se ne frega...