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Tuesday, April 04, 2006

La stampa embedded che corre a mettere una pezza

La prima pagina del Corriere di oggiLa grande assente dai dibattiti: la spesa pubblica

"Parità con colpo di scena" (Corriere della Sera); "Scontro tv Prodi-Berlusconi" (la Repubblica); "Pareggio in extremis" (La Stampa). "Berlusconi va a vuoto, Prodi va a segno" (il Riformista); "Il Berlusconi furioso fallisce l'ultimo assalto a Prodi" (Europa). Sia i quotidiani cosiddetti "indipendenti", sia quelli militanti più moderati, sembrano correre a mettere una pezza sul duello televisivo di ieri sera: non che la gente si faccia abbindolare, ma intanto smorziamo l'effetto Berlusconi. Non si sa mai.

Se la vittoria del precedente dibattito era stata assegnata senza esitazioni a Prodi, questa volta non si va più in là di un pareggio - ci spiegano - raggiunto in extremis dal premier, la cui trovata finale viene dipinta da tutti gli editorialisti, sia pure con toni diversi, come «il colpo di coda di un disperato». Indubbiamente quella di abolire l'Ici è una proposta demagogica, come lo sono le molte proposte condite dalle cifre pazze del Professore. Ma siamo certi che con il brillante appello finale Berlusconi non si sia aggiudicato il secondo confronto e non abbia spostato verso di sé il voto di qualche indeciso? Al posto dei nostri principali quotidiani non escluderei questa ipotesi, ma ciò che traspare leggendo gli editoriali di oggi è la stizza di chi, sperando di poter celebrare il ko di Berlusconi, si ritrova invece a commentare la sua ripresa all'ultimo round, il sorpasso (possibile) all'ultima curva.

Il commento di Massimo Giannini è naturalmente il più accanito. Solo nel primo paragrafo si contano un numero impressionante di epiteti: il «forsennato colpo di coda» del «Caimano di Arcore» che «osa l'inosabile». Avrebbe vinto di nuovo Prodi, ma Silvio «si è giocato l'osso del collo». Un «tuffo estremo nel cerchio di fuoco staraciano», la «promessa-fine-di-mondo»... eccetera eccetera. Due colonne più in là Curzio Maltese parla inequivocabilmente di «declino del seduttore».

Sul Corriere (Gian Antonio Stella; Massimo Franco) i toni sono più trattenuti. Mannheimer assicura che i leader non hanno fatto presa sugli indecisi né hanno spinto molti incerti a recarsi alle urne. Per Paolo Franchi il confronto si è risolto in «qualcosa di simile a un pareggio» (evidentemente mantiene un po' di pudore non definendolo proprio un pareggio), che «difficilmente» potrà «mettere in discussione» la vittoria dell'Unione. Su La Stampa Federico Geremicca dubita che i cittadini siano ancora disposti a credere alle promesse di Berlusconi.

Un leit motiv caro ai commentatori, che dimostrerebbe il carattere propagandistico della sparata finale del Caimano, è rimproverare al premier l'assenza di qualsiasi spiegazione circa la copertura finanziaria dell'abolizione dell'Ici. Ma trattandosi, appunto, di un colpo a sopresa da giocare alla fine non poteva che essere così, con il rinvio all'indomani (a oggi) di tutte le spiegazioni del caso. Nessuno però che abbia sottolineato come da due settimane Prodi non riesca a spiegare dove intende prendere i soldi per tagliare di 5 punti in un anno il cuneo contributivo.

Possibile che solo Berlusconi sia il populista e il demagogo? Vedere un leader del centrosinistra che le spara grosse come e più di Berlusconi mi sembra una novità degna di nota di questa campagna elettorale. A questo punto occorre riepilogare quali sono le principali promesse elettorali di Prodi e le relative coperture indicate.

Riduzione di 5 punti del cuneo contributivo in un anno. Inizialmente Prodi, nonostante la reticenza sulle cifre, sembrò parlare chiaro su come coprire i costi: tassazione delle rendite finanziarie (senza distinzione tra vecchie e nuove emissioni); armonizzazione del peso contributivo tra lavoro a tempo indeterminato e a tempo determinato; tassa di successione; lotta all'evasione fiscale. Tra gaffe e polemiche durate due settimane, Berlusconi ebbe gioco facile a parlare di stangata e a dipingere l'Unione come il «partito delle tasse». Ne parlammo qui.

Non è valso a fare chiarezza il generoso «vademecum anti-tasse» di Enrico Letta, smontato da Phastidio. Come si arriva ai 400 euro in più a fine anno per lavoratore e ad altrettanti per l'impresa? Come si affronta il problema del rapporto contributi-pensioni? Letta ci dice che «l'armonizzazione dell'aliquota sulle rendite finanziarie verrà applicata solo agli interessi, non al capitale» (e ci mancherebbe!), ma gli ultimi Bot collocati rendono il 2.8 per cento lordo annuo. Tolte le commissioni bancarie fa il 2.4 per cento. Con l'aliquota unica al 20 per cento scendiamo all'1.9. Se l'inflazione annua è al 2.1 per cento, l'investimento è in perdita dello 0.2 per cento annuo e si erode il capitale. Né la riduzione dell'aliquota sui depositi bancari dal 27 al 20 per cento serve a compensare: che senso ha tagliare le tasse su rendimenti prossimi allo zero? Inoltre non si dice che i depositi delle famiglie italiane ammontano (dati fine 2004) a 750 miliardi di euro su un totale di oltre 3100 miliardi di euro di attività finanziarie delle famiglie stesse, meno del 25 per cento.

Ma Prodi cambia ancora idea. Secondo l'ultima versione, esposta dinanzi a Lucia Annunziata nell'intervista In mezz'ora e nel duello di ieri, a venire tassate dovrebbero essere solo le plusvalenze e le eredità di «parecchi milioni». A coprire il taglio del cuneo rimarrebbe solo il mito, buono per tutte le stagioni, della lotta all'evasione. Su 200 miliardi di euro recuperarne solo un terzo (66 miliardi) vorrebbe dire risolvere i nostri problemi di bilancio. Peccato che, come ha fatto notare il serio Perotti, sia un obiettivo totalmente fuori dalla portata di chiunque, soprattutto a causa del lento sistema giudiziario che rimarrebbe ingolfato dai ricorsi.

Avendo dovuto fare retromarcia sulle tasse, a Prodi resta ancora da rispondere alla domanda iniziale: dove prende i 10 miliardi di euro necessari al taglio del cuneo?

Ma veniamo alla proposta in assoluto più populista di tutta la campagna elettorale: il bonus bebè di 2.500 euro l'anno per tutti i bimbi da zero a tre anni di età, per farne dei baby-pensionatini. Bastano i conticini fatti in questo post per rendersi conto dell'enormità delle cifre di cui Prodi sta parlando e di cui nessuno gli chiede conto.

I giudizi più equilibrati sul dibattito di ieri li abbiamo letti su Il Sole24Ore, dove Stefano Folli giunge a conclusioni simili alle mie: «Nel complesso il Professore non è riuscito a dissipare l'impressione che il centrosinistra è una coalizione, forse domani una maggiroanza, che tende a imporre nuove tasse agli italiani. Berlusconi, pur all'interno di una prestazione non eccellente, ha invece confermato che non sarà mai lui a stringere il collo dei contribuenti. Questa distinzione è rimasta al di là del diluvio di parole. Potrebbe bastare a Berlusconi come risultato della serata».
Ma basterà per il 9 aprile?

E, sempre sul Sole24Ore, Roberto Perotti ci riporta al tema centrale eluso da entrambi i candidati, la spesa pubblica: «Se volete conoscere quanto alte saranno le tasse future, rivolgete l'attenzione all'andamento della spesa pubblica. Su questa i programmi dei due schieramenti sono di una chiarezza cristallina: non fare niente per ridurla. Anzi probabilmente aumentarla. Da ciò ora sapete cosa succederà anche alle vostre imposte».

Anche Luca Ricolfi, ieri, aveva cercato di spostare il dibattito sul tema vero, che chiaramente tutti sfuggono, del prossimo futuro. Al di là del solito balletto di cifre, è pacifico che il governo uscente non abbia contenuto la spesa pubblica, salita oltre i livelli di guardia. Eppure, sia Berlusconi che Prodi puntano a solleticare la pancia degli italiani promettendo bonus, sussidi, tagli fiscali, la cui copertura rimane un mistero. Il centrodestra ha avuto la furbizia di eludere la domanda sul reperimento delle risorse, anche se incombe la soluzione statalista del nuovo Iri, mentre Prodi è caduto nel tranello tasse, l'argomento più congeniale al Cavaliere.

Ricolfi ci offre un'immagine efficace dei «nostri aspiranti premier» che «fanno un po' l'effetto di due coniugi che si chiedono dove troveranno i soldi per i rispettivi capricci - lui si vuole comprare una moto, lei un braccialetto - mentre è in arrivo l'ufficiale giudiziario che sta per pignorare la casa». Entrambi evitano di rispondere alla domanda centrale: se per disavventura la correzione da fare nel 2007 fosse di 25 o 30 miliardi, dove troveranno i soldi?

Tutti possiamo scommettere che «dopo la rituale evocazione da parte di entrambi della sacrosanta lotta agli sprechi, Prodi risponderebbe: "Con una lotta senza quartiere all'evasione fiscale!", e Berlusconi: "Con un grande piano di dismissione del patrimonio pubblico!". Bene, due soluzioni interessanti, e che hanno la virtù di non spaventare troppo l'elettore medio. Peccato che l'esperienza passata abbia insegnato che né l'una né l'altra strada sono facilmente percorribili, e comunque non danno frutti nel breve periodo. Realisticamente, una correzione dei conti pubblici dell'ordine di 2 punti di Pil si può fare in due modi soltanto: aumentando le tasse o contenendo la spesa pubblica. Ovvero: tartassando i cittadini o attaccando lo Stato sociale».

Ecco, un dibattito su queste due soluzioni sarebbe un dibattito serio. Personalmente, non avrei dubbi per la seconda. E la «vera domanda» sarebbe un'altra: «Cari aspiranti premier, nella disgraziata ipotesi di dover reperire risorse per una trentina di miliardi di euro, quali tasse aumentereste e quali servizi ridurreste?»

In una campagna elettorale siffatta trovano spazio sul Corriere, che amiamo e odiamo, le verità storiche sui bambini bolliti in Cina. Come è possibile? Basta fare «etsi Berlusconi non daretur».

8 comments:

Anonymous said...

bravo, mi associo ai complimenti di paolo. davvero.

Anonymous said...

Di solito scrivo per criticare, specie in materia di fede e Chiesa. Oggi invece solo complimenti a Jim Momo.
Bel post chiaro e condivisibile.
Peccato che pezzi riassuntivi come questi non appaiano sui giornali, o non trovino un degno contrappunto in tv. Infatti poi la gente vota ad orecchio.

Anonymous said...

IL RITORNO DI MOBY DICK
Guardando Prodi e Berlusconi che battagliavano sulla nostra credulità mi chiedevo: chi ci rovinerà prima?
Poi mi son detto: è tutto un inganno, in realtà è una elezione col proporzionale e sommando i risultati dei centristi dei due attuali schieramenti si arriva al 35-38%. E tutta questa manfrina finisce in un sol boccone della balena bianca.
Mamma mia!

Anonymous said...

A propisto di Nuovo Iri, ci sarebbe qualcosina da dire pure sul ruolo della Cassa Depositi e Prestiti e del Credito Sportivo. Ovviamente non lo chiedo a te, Punzi (mica sei un juke-box), ma mi piacerebbe che qualche liberale a sinistra facesse notare dati alla mano (come ipotizza Di Vico sul Corriere) il crescente statalismo dell'attuale maggioranza.
Saluti
Losciacallo

Anonymous said...

Ciao Jim,
se fosse solo in Italia..in Svizzera i giornali riprendo la France Press che riprende La Repubblica e il Corriere. Vai a leggere su www.swisstxt.ch le pagine dedicate all'italia della versione francese..E' assurdo..ed è così da anni.

Unknown said...

I miei complimenti, Jim. Davvero equilibrato.

Anonymous said...

Stasera Berlusconi vuol parlare da solo. In spregio consapevole e divertito di ogni regola.
Lo facciano parlare, vi prego lo lascino parlare, la sinistra non si fissi su tutto questo... siamo in grado di capire da soli! Sennò si dimostrerebbe che siamo proprio dei coglioni!

Anonymous said...

APPELLO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ON. SILVIO BERLUSCONI...