L'abolizione dell'Ici è davvero un'idea che Berlusconi ha copiato dai comunisti? In effetti quel furbacchione di Pannella è andato a ripescare dagli archivi un disegno di legge a firma dei parlamentari di Rifondazione comunista, Bertinotti compreso, risalente al 2000 e lì giacente per tutta la scorsa legislatura. Ma cosa si vuole dire tirando fuori questo Ddl? Che Berlusconi ha copiato i comunisti? Che l'abolizione dell'Ici è una misura comunista?
Innanzitutto, l'Ici, come l'Irap, è una tassa talmente illiberale e distorsiva che da chiunque giunga la proposta di abolirla bisognerebbe correre a sottoscrivere, inchiodando l'eventuale demagogo di turno alle sue responsabilità. Dunque, non siamo tanto di fronte a un Berlusconi «in versione proletaria», semmai a un Bertinotti, una volta tanto, in versione proprietaria. E ciò non dovrebbe che aiutare a dimostrare come spesso le politiche liberali siano anche le più eque. E' Bertinotti, insomma, a dover sentire l'imbarazzo di ricevere ascolto da Berlusconi, e non viceversa. Occorre poi osservare che le due proposte non sono esattamente la stessa cosa. Quella di Rifondazione s'inserisce comunque in un quadro di aggravamento di imposte patrimoniali.
Piuttosto, se l'abolizione dell'Ici potrà rivelarsi dal punto di vista comunicativo una buona trovata elettorale per il premier, non è però lontanamente paragonabile, in termini di politica economica, alla promessa - non mantenuta - delle due aliquote fiscali. Nel 2001, al centro della campagna, una radicale riforma fiscale in grado di scuotere il paese e rilanciare l'economia. Oggi, una misura senz'altro attraente per il ceto medio, ma marginale, non sufficiente a far ripartire il paese. La differenza tra le ambizioni delle due campagne è gigantesca.
Se Brunetta si sforza di spiegare come il centrodestra pensa di «coprire le spese», in quest'ottica è intelligente il modo in cui il Riformista ha trattato l'argomento Ici, l'unico giornale tra quelli di sinistra: «Stupitevi, perché diciamo subito una cosa "di sinistra": l'Ici sulla prima casa è una imposta iniqua, visto che colpisce la proprietà di famiglie che non hanno da perdere che i loro mattoni». La sua abolizione non provocherebbe un buco irrecuperabile. Addirittura il Riformista non consiglia di coprirlo con i trasferimenti dallo stato, aggravando il disavanzo pubblico, bensì affrontando i nodi dei bilanci comunali e del federalismo fiscale. Non solo, ci dice anche che «sarebbe meglio inserire nell'imposta sul reddito anche le rendite finanziarie». E osservando che «nessuno dei due poli ha una chiara riforma fiscale», aggiunge che «se vogliamo un sistema moderno, efficiente ed equo, dobbiamo disboscare la giungla delle tasse: una grande riforma da far tremare i polsi, più volte promessa e mai realizzata».
Se quindi il problema di Berlusconi è l'«improvvisazione» e la «capacità di scodellare promesse infischiandosene se poi non riuscirà a mantenerle», quello dell'Unione è il modo pasticciato in cui pretende di finanziare il taglio del cuneo contributivo. Fatto sta che se in Italia la questione fiscale è «centrale», «nessuno dei due schieramenti politici ha le idee chiare su come affrontarla, soprattutto nessuno ha messo in campo una seria e radicale riforma. Per noi riformisti, si apre un campo sterminato da arare nella prossima legislatura». Nota di merito per il Riformista, perché capace, nell'infuriare della battaglia elettorale, di editoriali che guardano al dopo e lucidano già le idee per domani.
Accolto quindi, il consiglio che Oscar Giannino rivolgeva al "vero" riformista, colui che non dovrebbe «bollare con epiteti» il superamento di Ici e Irap, ma «preoccuparsi di dire che bisogna superarle con un grande patto con stato, regioni e comuni... in attuazione del federalismo fiscale e per un'attribuzione per quota parte del debito pubblico complessivo, condizione per una grande operazione di mercato sul debito che è possibile realizzare a condizioni di mercato e con grande rigore».
Con altrettanta chiarezza, Giannino si è detto «non persuaso affatto che i riformisti abbiano vinto una volta per tutte nel centrosinistra tanto che se Prodi vincesse vedremmo una sinistra di governo coerente e conseguente, con quella antagonista buona buona. Come ho scritto tante volte delle delusioni patite negli anni del centrodestra rispetto alla rivoluzione liberale e liberista promessa, io alla vittoria dei riformisti nell'Unione attuale non credo ancora». Il giornale dei riformisti conserva ancora il suo compito e «continuerà ad avere ancora più senso quanto meno si ferma alla pretesa vittoria del riformismo in un campo. La strada per un'Italia liberale e di mercato è ancora lunga e pluriaccidentata», conclude Giannino.
6 comments:
[4.4.06] http://malvino.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=935449
Polito non sapeva che farsene.
la vera domanda imho è, vista la scarsità di risorse è davvero una priorità del prossimo governo? Aiuterebbe in qualche modo a rilanciare l'economia o è meglio pensare a qualcos'altro?
L'abolizione dell'ici sulla prima casa è una misura proleproprietaria.
Le risorse? Spalmare l'ici sulle seconde, terze, etc. case o aumentare le addizionali comunali. No?
C'è molta strada da fare, basta guardare la figuraccia che sta facendo D'Alema a Porta a Porta...
Io ho deciso, voterò Forza Italia. Mi dispiace per la Rosa Nel Pugno ma temo che stia per arrivare una disfatta del controdestra e secondo me sarebbe un male.
Ciao Paolo.
Anche sul mio stò trattando un post sull’abolizione dell’Ici sal titolo “LA TRAPPOLA DELL’ABOLIZIONE ICI” ho in programma anche di realizzare delle interviste, e mi farebbe piacere avere un vostro commento. Vi aspetto e buona serata da Tiziano
Post a Comment