«La battaglia vera non si gioca su un punto percentuale»; «se l'Italia se lo potesse permettere, converrebbe una pausa di riflessione, per studiare, per crescere». Con queste parole 1972 si associa alla delusione di Paolo Della Sala, poiché la politica estera non è stata una delle chiavi della campagna elettorale della CdL. «Ignorare la politica estera è stato non solo un segno di incapacità tattica ma soprattutto un sintomo di preoccupante debolezza intellettuale». La scelta coraggiosa di schierarsi dalla parte giusta in alcuni momenti di questi cinque anni non è stata invece difesa con coerenza da Berlusconi. Su quelle scelte si doveva costruire la campagna elettorale e «non battere in ritirata con dichiarazioni tra il timido e il codardo».
Il Berlusconi delle convenienze prevale sul Berlusconi delle convinzioni. Ma forse quelle scelte erano fin dall'inizio compromesse, annacquate?
L'Italia di Berlusconi è stata vicina agli Stati Uniti e ha capovolto la sua visione verso Israele, ma la sua è rimasta una politica di posizione, di "pacche sulle spalle", e non d'iniziativa. E guarda caso, perché fosse d'iniziativa, bastava l'impegno per alcuni di quegli obiettivi sui quali in questi anni hanno insistito Pannella e la Bonino, cercando di farne altrettanti momenti di dialogo con il governo. La Comunità delle Democrazie, la proposta di Israele nell'Ue, la promozione dei diritti nel mondo arabo, eccetera.
L'ultimo brutto colpo alla credibilità e al ruolo internazionale dell'Italia risale a qualche giorno fa. E' passato sotto silenzio quanto denunciato da Matteo Mecacci, rappresentante del Partito radicale Transnazionale all'Onu: il governo italiano non ha versato nemmeno un euro per il Fondo Onu per la Democrazia, dopo che Berlusconi nella visita a Washington, aveva ribadito la promessa di milioni di euro fatta a settembre davanti ai leader democratici del mondo.
Solo qualche settimana fa Berlusconi al Congresso americano aveva ribadito che «... non c'è quindi davanti a noi nessun'altra strada possibile se non quella di impegnarci tutti insieme, per diffondere la democrazia nel mondo. Il governo da me guidato ha sempre operato con tenacia per una grande alleanza di tutte le democrazie. Ed è per questo che ho sostenuto con convinzione l'iniziativa del Presidente Bush di istituire un Fondo per la democrazia in seno alle Nazioni Unite...».
E' accaduto un po' troppo spesso a questo governo che la realtà sia rimasta distante dai proclami e dalle promesse. Il Fondo Onu per la Democrazia ha reso noto sul proprio sito web che l'Italia non solo non ha ancora versato un euro, ma che non ha nemmeno promesso formalmente di versare la cifra di alcuni milioni di euro che Berlusconi annunciò a Bush e a tutti i leader dei paesi riuniti a New York.
1 comment:
Il nuovo problema si chiama Rutelli. Guarda caso sia su Corriere.it che su Repubblica il piacione compare nelle foto con Prodi od addirittura al centro tra Prodi e Fassino. La Grande Finanza, che di industria non ce ne è più granchè, ha già deciso. Tra quanti giorni l'Economist ci dirà che Francesco è FIT for Italy?
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