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Wednesday, April 19, 2006

Le vie del Quirinale passano per il Colle Laterano

«Le vie del Quirinale non sono infinite ma passano anche per il Laterano. Grande regista il cardinale Camillo Ruini. E non si parli in maniera scontata d'ingerenza, per favore. Dopo aver ambedue gli schieramenti inseguito il voto cattolico, adesso sia Cdl che l'Unione tendono l'orecchio per capire quale può essere Oltretevere il candidato più gradito alla successione di Carlo Azeglio Ciampi».

La disinvoltura con la quale in questo retroscena del Riformista si invita a non parlare «in maniera scontata d'ingerenza» mentre si apprende che il capo dei vescovi italiani presenterebbe alla classe politica una sua rosa di candidati per il Quirinale è la migliore conferma della fondatezza delle nostre preoccupazioni. Siamo noi a essere anticlericali o loro a essere clericali?

Oggi Ciampi non farebbe parte di quella rosa perché per la Cei il presidente ideale è colui che sa parlare di «sana laicità» e non solo di pura e semplice «laicità». In pole position quindi troviamo Giuliano Amato, il Pera di sinistra, che è già andato oltre, sostenendo tempo fa che il credente ha certamente «una marcia in più».

Quello che ci vuole è un presidente consapevole che fra l'Italia e la Chiesa esistono «vincoli particolarissimi, che sarebbe gravemente dannoso tentare di indebolire e spezzare». Indubbiamente «particolarissimi», come il concordato e l'8 per mille.

A nulla sarebbe valso invece il gran movimento di Marcello Pera, che non sarebbe tra i preferiti: la Santa Sede non mette le proprie armate dietro il primo ateo devoto che scalpita.

2 comments:

S. said...

Io invece ho appena proposto proprio Pera come presidente.

Un "sano laico" convinto dell'indispensabilita' del cristianesimo.

Anonymous said...

Guarda Stefano, spero proprio che la tua iniziativa riscuota attenzione e che tutta TocqueVille si mobiliti al grido "Pera al Quirinale!". Visto quanto portano sfiga le campagne elettorali via Internet (Scalfarotto docet), avrei la rassicurante certezza di non dover avere quel disgustoso opportunista come capo del mio Stato.