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Saturday, April 29, 2006

Altro che exit strategy, serve la strategy

Altro che immediato, altro che ritiro, Prodi fermi i bollenti ardori dei «super-ritiristi» della sua maggioranza, dice a Il Messaggero Emma Bonino: «Più che la "exit strategy", bisognerebbe definire in generale la "strategy". Senza considerare l'Iraq qualcosa di isolato rispetto a tutte le molte altre aree di tensione e di terrorismo. Serve una strategia per l'Iraq. Così come per l'Iran, la Palestina, l'Afghanistan... Sennò rischiamo di abbandonare l'islam pacifico e democratico al proprio destino».

La verità, sottolinea la Bonino, è che «il terrorismo non è la conseguenza, ma la causa dei mali che affliggono i palestinesi, gli iracheni e il resto del mondo!». Parole inequivocabili.

Dunque, come dice l'Unione sul programma, più Onu e più Europa? Neanche per idea. Trent'anni di storia e di attività del Partito Radicale Transnazionale testimoniano quanto i radicali abbiano investito e investano tuttora negli organismi internazionali, ma certo, «l'Onu non sta attraversando uno stato di salute ottimale». Ne ha parlato come sempre egregiamente Christian Rocca, ieri su Il Foglio: «L'Onu è il problema non la soluzione».

«Sarei cauta - spiega la Bonino - nel concedere deleghe in bianco a meccanismi multilaterali da tempo in crisi e con carenze intrinseche, che prescindono dagli strappi più o meno unilaterali di questa o quella grande potenza. In altre parole, io non mi amputerei in modo gratuito e preventivo di prerogative che vanno esercitate caso per caso».

Il giorno prima, sul Corriere della Sera, appariva un interessante articolo di Joseph Nye, il teorico del soft power, nel quale sgombrava il campo da alcuni luoghi comuni. E' vero, come ha scritto l'Economist, che «fino a poco tempo fa» Rumsfeld considerava questa attenzione al soft power come, diciamo, una debolezza, parte insomma dell'arrendevolezza della vecchia Europa davanti al terrorismo».

Ma è anche vero, ha osservato Nye, che «c'è un briciolo di verità nella sfiducia di Rumsfeld verso l'approccio europeo. L'Europa ha usato l'attrattiva dell'Unione per ottenere i risultati desiderati, così come gli Stati Uniti hanno sfruttato la supremazia militare per risolvere tutti i problemi. Ma è un errore fare eccessivo affidamento solo sull'hard power o sul soft power: di fatto, nell'abilità di combinare l'uno e l'altro sta il "potere intelligente"». Va sfatato inoltre il luogo comune di considerare la forza militare come sinonimo di hard power, poiché «la stessa risorsa può anche contribuìre al soft power».

3 comments:

Anonymous said...

Se all'inizio della guerra era un onunista (?), mi sono ormai reso conto che in questo senso Rocca ha ragione. L'Onu è un'istituzione in fortissima crisi. Continuare ad appellarsi all'egida Onu è strumentale. Certo meglio che ci sia, piuttosto che no.
Credo però che ci sia anche da mettere sul tavolo la questione del lavorare a riformare l'Onu. Un'istituzione mondiale è certo un valevole obiettivo.

Anonymous said...

"come sempre egregiamente"?

Anonymous said...

Jim, ma è vero quanto riporta Rocca sul suo blog e cioé che i Radicali voteranno la fiducia al governo Prodi e poi andranno per la loro strada, ossia usciranno dalla maggioranza?

Se mi rispondi di sì, comincio ad organizzare corsi per profeti, considerato che avevo previsto tutto già a novembre...