«Innanzitutto, mettiamoci d'accordo su che cosa si debba intendere, per "tagli". Un minimo di rispetto per l'aritmetica impone che siano da considerare "tagli" stanziamenti di spesa pubblica nei prossimi esercizi inferiori al dato reale speso nell'anno precedente. Su questa semplice base, la risposta da dare è immediata: la manovra triennale non contempla tagli di sorta. L'opposizione, invece, considera come "tagli" tutto ciò che viene presentato in contenimento della crescita tendenziale della spesa negli esercizi a venire, sulla base dei flussi pluriennali preventivati e promessi dal governo Prodi. Ma questi non sono "tagli", sono invece argini alla crescita inerziale della spesa pubblica... I 35 miliardi di euro di contenimento della spesa pubblica in tre anni disposti da Tremonti, dunque, servono a rallentare una crescita che resta tale - talora - e a stabilizzare - in altri capitoli la spesa pubblica, rispetto ai livelli attuali... non sono "tagli" perché servono solo a ricondurre una crescita della spesa che era fuori controllo. Il centrosinistra questo lo sa benissimo, anche se preferisce non dirlo. Il Pd sa tanto bene quali sarebbero stati gli effetti di maggior deficit della spesa pubblica che aveva "acceso" - malgrado i tre punti di Pil di pressione fiscale aggiuntiva disposti dal governo Prodi - che non a caso, nel suo programma elettorale di aprile scorso, annunciava in caso di vittoria elettorale contenimenti di spesa pari a 15 miliardi di euro ogni anno. In tre anni, dunque, sarebbero stati 45 miliardi di euro, non i 35 di Tremonti».Giannino prosegue dati alla mano prendendo ad esempio due settori, gli stessi di cui scrivevo qualche post fa, sicurezza e sanità. E conclude: «La conclusione è univoca: i tagli non ci sono. La macchina pubblica deve abituarsi a crescere meno, tutto qui. Dipendesse da noi, dovrebbe dimagrire energicamente, distinguendo meglio chi è virtuoso da chi spreca. Ma siamo ancora a quello, checchè dica l'opposizione».
Ora, da un punto di vista liberista e riformatore il governo ne esce meno bene di quanto appare, ma l'opposizione ancora peggio. Qualcuno mi critica perché insisto a prendermela con l'opposizione e non con il governo, che ora ha la responsabilità di ciò che fa. A parte il fatto che critiche a Tremonti e alla sua politica economica qui non sono state risparmiate, insisto: il Governo rema debolmente e lentamente, ma nella giusta direzione; l'opposizione rema in senso contrario, si oppone per il verso sbagliato. Siccome tagliare la spesa pubblica comporta sempre costi politici immediati, il rischio è che accusato di fare macelleria sociale, con una opposizione simile il governo rallenti la sua vogata. Viceversa, con una opposizione che lo incalzasse, potrebbe essere indotto ad accelerarla.
UPDATE: Guarda un po', anche Luca Ricolfi se la prende con l'opposizione. Gli argomenti sono più o meno gli stessi di Giannino e di questo post.
Vi segnalo inoltre questo bell'articolo di Alessandro Giuli per Il Foglio. L'idea di fondo potrebbe rivelarsi non troppo peregrina negli anni futuri fino ad emergere come analisi fondata dell'attuale esperienza di governo. Un governo che sembra craxiano, decisionista e riformista di impronta socialista. Economia sociale di mercato, appunto.
«In Italia una destra al governo non c'è, non esiste, non rileva. E' sopraggiunta questa legislatura socialnazionale a certificare il rigor mortis di un'astrazione comoda per gli appassionati di toponomastica, ma del tutto disincarnata... Il Cav. è (...) un esemplare della terza casta. Quella dei produttori di beni. Nulla a che vedere con la destra. E il suo Consiglio dei ministri non fa che riflettere questa assenza. Giulio Tremonti è finalmente tornato l'editorialista del Manifesto con ambizioni da leader della sinistra nazionale. La corona dei democristiani come Claudio Scajola alla parola destra mette la mano ai libri di storia antifascista. Paolo Bonaiuti, Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Franco Frattini sono epifenomeni del socialismo. Sandro Bondi è un amabile prodotto del totalitarismo cattocomunista. Le giovani e i giovani ministri come Mariastella Gelmini e Angelino Alfano sono eredi della borghesia moderata di provincia. Elio Vito un radicale».Per avere di meglio in Italia avremmo dovuto avere una sinistra che non avesse cacciato, espulso, i liberalsocialisti (che oggi governano con Berlusconi), divenendo territorio esclusivo dei catto-comunisti, ex o post. Così forse avremmo avuto una destra più liberista. Il problema è che qui da noi basta troppo poco per essere visti come più liberali e pragmatici della sinistra in economia.
2 comments:
due incisi:
- concordo perfettamente con la chiusura del tuo post
- quel "socialnazionale" tratto dall'articolo del Foglio mette i brividi. Se lo giri, diventa nazionalsociale. Ed in tema di diritti civili, questa maggioranza sta ripercorrendo strade nefaste.
Ma, nel complesso, e' perfettamente vero che il governo e la maggioranza liberali ce li sognamo: sui temi dell'economia, come su quelli dei diritti, siamo quasi agli antipodi.
Saluti
Se ho ben capito: se governa in maniera illiberale il centrosx la colpa è del governo; se governa male il centrodestra la colpa è sempre del centrosinistra che " non stimola".Ma fammi il piacere ...
Ragionamento sopraffino, non c'è che dire. Abbiamo due ammucchiate illiberali, o meglio a-liberali, non lo scopriamo certo oggi, ma che bisogno c'è di fare ragionamenti strampalati da curva sud come quelli che Giannino ammanisce ai suoi lettori da un po' di tempo ?
Giannino mi pare andato, ha ormai deciso di fare il partigiano di Tremonti e percorrerà questo sentiero fino in fondo. Visto che gli unici interventi interessanti si trovano gratis in rete ( Boldrin se ne avrà ancora voglia, Seminerio,brunoleoni.it) Libero Mercato lo si può tranquillamente lasciare in edicola,Libero quotidiano era da mò illeggibile. E dal 1 agosto costerà pure 20 centesimi in più.
Il gov non sta affatto remando nella giusta direzione, la retorica dei tagli nasconde semplicemente il mantenimento dello status quo. QUESTO PAESE HA BISOGNO DI RIFORME,NON DI TAGLI, e le riforme costano, sia in termini di dindini che di consenso sociale. Es. la scuola : buono scuola no, abolizione del valore legale del titolo di studio manco a parlarne, solo le cretinate della Gelmini sul gembiulino o magari qialche taglio di precari ( ci sono precari bravissimi e somari, esattamente come ci sono fra gli insegnanti di ruolo).
E la spesa pensionistica ? NON SI TOCCA, per la gioia del tartufo Oscar Giannino, ultimo pasdaran del Tremonti che presenta libri con l'altro giurista Guido Rossi, entrambi uniti contro il "mercatismo" ( parola oscena e inesistente,esattamente come la parola liberismo). Intanto si tira a campare aspettando la congiuntura.Nel 2011, 2013, ... 2020 ...
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