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Tuesday, July 01, 2008

Sotto la Robin Hood tax un iceberg di tagli

Tito Boeri è stato insieme a Giavazzi tra i più implacabili economisti di sinistra nel criticare la politica economica del precedente governo. E' comprensibile che oggi, nei confronti di Tremonti, non voglia essere da meno, ma a nostro avviso incorre in un eccesso di zelo. Ieri, nel suo intervento su la Repubblica, definiva la Robin Hood tax «un'operazione di marketing dell'ennesimo incremento della pressione fiscale». A noi la Robin Hood tax non piace affatto, l'abbiamo scritto subito, proprio perché anche noi pensiamo che i petrolieri compenseranno i minori guadagni percepiti attraverso aumenti dei prezzi dei carburanti di cui i consumatori non avranno neanche la percezione.

Mettere però sullo stesso piano i due governi, Prodi e Berlusconi, per quanto riguarda la tendenza all'aumento della pressione fiscale, mi sembra davvero troppo. Innanzitutto, perché la manovra prevede comunque un taglio dell'Iva sui carburanti, in caso di aumento dei prezzi. Poi bisognerebbe per lo meno ricordarsi dell'abolizione dell'Ici sulla prima casa e della detassazione degli straordinari.

«Ma perché nessun governo prova a risanare i conti pubblici tagliando le spese, anziché aumentando le tasse?». Qui Boeri fa il birichino, finge di non vedere che la Robin Hood tax è la punta sotto cui si nasconde un iceberg di tagli alla spesa che il precedente governo Prodi non si è mai azzardato neanche solo di immaginare. Da liberisti avremmo voluto vedere un programma di tagli fiscali già nella manovra triennale presentata, ma se non ci sono è proprio perché Tremonti ha preferito non rischiare e acquisire prima di tutto i tagli alla spesa. Si può contestare al ministro l'assenza di uno «shock», come ha fatto giorni fa Alberto Mingardi, ma non che non ci sia il tentativo di tagliare la spesa.

E rispetto alle premesse colbertiste e "no global" del bestseller elettorale tremontiano, ci saremmo potuti aspettare di peggio. Invece troviamo, per esempio, le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, una bella spinta per liberarci del "socialismo municipale" e aggredire la spesa pubblica laddove tende a nascondersi, cioè negli enti locali.

Bisogna ipotizzare che Boeri di questi tempi si sia distratto. Fa bene a ricordare che «la spesa per studente in Italia è la quarta più alta tra i paesi Ocse» e che «ciononostante i rendimenti dell'istruzione sono da noi molto più bassi che altrove». Dimentica però le linee programmatiche del ministro Gelmini, che vuole tagliare 150 mila dei 990 mila operatori della scuola (tra insegnanti, amministrativi e bidelli) e introdurre il merito e la competizione tra istituti, basata su una stringente valutazione dei risultati; così come dimentica l'agguerrito Brunetta, che vuole riformare la pubblica amministrazione e il pubblico impiego, che ha fatto inserire nella manovra la privatizzazione delle case popolari.

Siamo ancora all'esposizione dei programmi, nulla di fatto, ma proprio non si può affermare che il governo non abbia annunciato tagli alla spesa e non si possono ignorare impegni mai presi finora da nessun governo in delicati settori come pubblico impiego, scuola, sanità e giustizia. I propositi fin qui espressi da ministri come Brunetta, Gelmini e Sacconi non li ho mai sentiti da nessun altro ministro. L'importante è che quelle cose si realizzino. Ora viene il difficile.

1 comment:

Anonymous said...

Quoto. E credo di essere stato addirittura il primo a criticare la RHTax.
Ottimo post. Come mi aspettavo del resto.