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Friday, May 26, 2006

Un Governo senza luna di miele

L'utopia prodianaC'è un "caso Prodi". Incapace da sempre, ora è anche cotto (non dico per ridere)

Tutti i governi godono presso la stampa, le parti sociali, gli opinion leader, di un clima di entusiasmo che dura all'incirca due-tre mesi pieni di aspettative di novità. Il periodo della cosiddetta «luna di miele». Non il Governo Prodi. L'avvio disastroso (la lottizzazione delle cariche istituzionali e degli incarichi di governo; le liti sulle deleghe; il ritardo nell'avvio delle concrete attività di governo; le scomposte esternazioni dei ministri; l'assenza di priorità dei 100 giorni) ha subito allarmato quanti in campagna elettorale lo avevano sostenuto, convincendoli a incalzarlo vivacemente e severamente.

Fra tutti, il Corriere Della Sera e Confindustria, quindi il Sole 24 Ore, ma anche il Riformista. Oggi tutti i giornali hanno registrato la freddezza con cui è stato accolto ieri Prodi all'assemblea annuale degli industriali e la distanza dei temi posti da Montezemolo, che si è rimesso in sintonia con lo "spirito di Vicenza", dai discorsi non proprio puntuali pronunciati dagli ospiti governativi, Prodi e Bersani.

E' sorprendente, inoltre, che i ministri insistano a non accogliere l'invito al silenzio giunto dal presidente del Consiglio, ma ancora di più pesa il silenzio dello stesso Prodi, tacita ammissione d'impotenza.

La parola chiave sembra essere «coraggio». Da ogni parte si invita Prodi ad avere «coraggio» riformatore, segno che tutti riscontrano nel premier un difetto di leadership, una debolezza dinanzi ai ricatti dei partiti, soprattutto quelli della sinistra massimalista, i veri vincitori delle elezioni. Dunque, il problema di un premier debole e sotto ricatto, senza «armate» alle spalle (le primarie non sono che un lontano ricordo), non era un'invenzione propagandistica dei suoi avversari.

Un problema che Stefano Folli tratta praticamente ogni giorno: «L'invito a "osare" è rivolto al premier perché non si accontenti di trovare via via il punto mediano di una coalizione frastagliata, ma sia capace di far sentire la sua impronta... di avere coraggio, appunto». Invece, «almeno un dubbio serpeggia a questo proposito».

Nemmeno la replica di Prodi nella seconda parte del dibattito sulla fiducia ha sciolto i dubbi, mentre persino i Ds, per bocca di Fassino (escluso dal Governo) nel suo discorso lo esortavano a «osare». «Di quale margine effettivo dispone il governo? Qual è la sua forza innovativa?», chiede Folli. «Se si deve stare alla lettera del discorso di replica, bisogna dire che ha prevalso ancora una volta la prudenza. Il tono era fin troppo pacato. E i contenuti pesati uno per uno con estrema cautela».

Al Senato e alla Camera abbiamo visto un Prodi già sfinito, in difficoltà persino ad articolare il suo pensiero, un programma esposto a tentoni come una lista della spesa.

Le concediamo la fiducia, anche se ci aspettavamo più e meglio, ma non per vivacchiare, bensì per riformare l'Italia e la sinistra, diceva Capezzone nel suo discorso d'esordio alla Camera.

Con altrettanta chiarezza è intervenuto Dario Di Vico, oggi sul Corriere: «gli organigrammi sono stati completati... ma lo scettro quello no, quello sembra essere rimasto per aria... Il deficit di politica lo si rintraccia nella mancanza di una vera agenda di priorità, lo si ritrova nell'imperversare delle lobby di tutti i tipi e nella tutt'altro che modica quantità di veleni...»

Montezemolo ha fatto tesoro dell'esperienza di Vicenza e ha saputo interpretare ragioni e pancia degli imprenditori. I passaggi più applauditi del suo discorso? Quelli in cui ha detto "cose di destra". «Quando ha fatto capire al nuovo governo che non farà sconti, quando lo ha invitato a non cambiare "le cose buone fatte da altri" e quando ha denunciato a gran voce l'invasione del professionismo politico, diventato "di gran lunga la prima azienda del Paese"».

Di fronte «all'incalzare di Montezemolo la risposta della politica è stata debole». Prodi e Bersani sono stati «didascalici». «Quando si lavora in scarsità di consenso, di risorse e di tempo si dovrebbe procedere adottando il criterio logico della selezione. Prodi e Bersani hanno scelto invece quello dell'accumulo dei temi e delle indicazioni». Servirebbe un'agenda stringente, le priorità dei 100 giorni o del primo anno, ma finora niente di tutto questo. Secondo Di Vico, è «il risultato del programmismo, aver concordato un programma dell'Unione troppo largo, un menu che accontenta tutti i gusti ma che tradisce l'indulgenza del cuoco».

l'agenda dell'ultim'ora, di questo venerdì sera, può servire. E' vaga, ancora troppo ampia, per lo più fatta di pars destruens (devastante dove colpisce le riforme della scuola e della giustizia), farcita di contentini con i quali si paga dazio ai partiti dell'estrema sinistra, e comunque priva di una visione complessiva di sviluppo.

Prodi appare cotto dal punto di vista nervoso. E, come già nel '98, incapace di gestire la situazione. La cruda realtà è che il bonario professore bolognese è la faccia giusta per cacciare Berlusconi, ma è totalmente incapace, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista tecnico, di guidare un Governo. Nessun complotto o dietrologia. Di questo si rese conto D'Alema nel '98, quando si prese la responsabilità di sostituirlo, come un ufficiale che prende l'iniziativa vedendo il comandante immobilizzato e tramortito sul ponte durante una burrasca. Oggi, al Governo da vicepremier e ministro degli Esteri, D'Alema cercherà di tenere sotto controllo la situazione, ma il problema potrebbe ripresentarsi. Anzi, per molti versi lo abbiamo già davanti ai nostri occhi.

Stampa, osservatori, poteri più o meno forti, che avevano sostenuto la necessità della fine dell'esperienza berlusconiana, una volta ottenuta «l'alternanza» prodiana si stanno rendendo conto che ora il problema è Prodi. Ciascuno - da Mieli a De Benedetti, da Montezemolo ai Ds - si sta già guardando intorno alla ricerca di piani alternativi coerenti con gli interessi che rappresenta. Prodi è già solo, ognuno faccia il suo gioco.

6 comments:

Abr said...

Per una volta, (de-)scriviamo il medesimo concetto ...
ciao, Abr

Alexis said...

Analisi puntuale.Io pur non essendo un sostenitore della maggioranza, non mi sarei aspettato uno scempio del genere sin dall'inizio...

Anonymous said...

sbaglia Jm: Prodi non è solo. E i sui giapponesi rosapugnanti?

Anonymous said...

e i giapponesi

Anonymous said...

il problema non e' Prodi, che e' sempre stato una utile nullita' buona a coprire traffici e scambi inconfessabili, ma il continuo rifiuto da parte dei DS a fare un esame serio e definitivo sulla loro storia passata. Se Occhetto e D'Alema ai tempi di Tangentopoli avessero lealmente ammesso che in quel sistema anche il PCI era parte coinvolta come gli altri, invece di rifugiarsi nelle frottole della diversita' morale e della mancanza di corruzione, con contorno di Greganti e Stefanini, ora il paese sarebbe in una diversa e probabilmente migliore situazione e non ci troveremmo con una meta' della popolazione che assiste sgomenta allo spettacolo di una sinistra minoritaria,barricadiera e totalitaria che detta le regole anche quei pochi presentabili che il Nullo di Bologna e' riuscito ad inserire nella sua compagine "di governo". Quanto a D'Alema controllore non ce lo vedo: quando ero piu' giovane lo ritenevo un pericolo per la democrazia italiana, adesso lo considero piu' semplicemente come uno di quei virtuosi che pero' innamorati delle loro abilita' le usano anche quando non serve e ne divengono vittime.
Luigi

Ottavio said...

Qui si scopre l'acqua calda...
Molto più della metà degli italiani già sapevano che le cose sarebbero andate come sono e stanno andando.
Ora la situazione è difficile da sostenere e quindi facile da criticare, ma voi che fareste essendo nella stessa situazione?
L'unica possibilità per Prodi è fare quello che sta facendo, cioè il meno possibile per ora e dopo il referendum accontentare a turno chi lo sostiene, estrema sinistra in particolare.
Esistono alternative veramente attuabili? Perchè si fa presto a parlare di coraggio, ma se poi gli tolgono la fiducia Prodi che fa?