Emblematico l'esempio di Cuba, dove intellettuali e artisti devono rassegnarsi alla simpatia di molti loro colleghi occidentali per il loro aguzzino:
«E' molto frustrante per gli intellettuali e gli artisti che vivono sottomessi ai dittatori vedere i loro colleghi nelle società democratiche prostrarsi di loro spontanea volontà. E' come aggiungere lo scherno al danno».«Torna sempre alla carica - denuncia Ian Buruma - la claque internazionale che tifa per gli uomini forti e i dittatori sanguinari che opprimono i paesi poveri».
«Se è necessario e anche giusto criticare la politica e le strategie economiche degli Stati Uniti, perché la sinistra continua a screditare la propria impostazione critica sostenendo i dittatori che opprimono e uccidono i loro oppositori? (...) Che non sia forse l'attrazione fatale, spesso avvertita da scrittori e artisti che si sentono emarginati e impotenti nelle democrazie capitalistiche, verso il potere bruto mascherato di nobili sentimenti? O forse nasce da un razzismo morale, che stabilisce che noi, a Londra, Parigi o Berkeley, abbiamo il diritto di attaccare i nostri leader, mentre un cubano o un iracheno deve riservare le sue critiche esclusivamente all'imperialismo americano, se non vuole essere bollato come "collaborazionista" o "traditore"?»
Così veniva definito da certa sinistra lo studioso iracheno Kanan Makyia, quando chiedeva agli Stati Uniti di togliere di mezzo Saddam Hussein. «Mentre i suoi vecchi amici della sinistra appoggiavano i dittatori antiamericani, è stata la nuova destra americana a promettere libertà e democrazia all'Iraq. La sua politica può anche apparire errata, o addirittura disastrosa, ma almeno la finalità era quella giusta».
Il pericolo del chavismo non sta nel comunismo, o nell'antiamericanismo (ché gli Usa sanno benissimo difendersi da sé), ma in questa nuova forma di autoritarismo populista che minaccia di diffondersi in Sudamerica.
«Quando la democrazia è in pericolo, la sinistra dovrebbe mostrarsi altrettanto implacabile contro quei governi che si oppongono agli Usa. Se non lo fanno incoraggiano il radicarsi dell'autoritarismo nel mondo, compreso l'Occidente, dove il comportamento frivolo di una sinistra dogmatica ha già permesso alla nuova destra di conquistare posizioni di vantaggio».
2 comments:
Si, sono d’accordo sul fatto che sia sbagliato fare il tifo per i caudillos sudamericani. Poi aggiungo che in sudamerica il populismo di sinistra è la risposta fatale a un populismo di destra ugualmente disastroso. Le classi dirigenti di destra in sudamerica sono inguardabili, i Chavez pure, un gioco di azione e reazione di infimo livello. In mezzo c’è la guerra ideologica delle due canoniche: la canonica filoamericana, la canonica antiamericana. Due forme di clericalismo politico (scontro viscerale e quindi mai completamente riducibile) che non danno garanzia di soluzione. Poi ci si può giocare la primogenitura della lotta all’ingiustizia, ma è un terreno scivoloso perché molto opinabile. In sudamerica vedo svuotati comunismo e liberalismo dai valori originari, è più che altro lotta tra bande e grumi di potere equamente illiberali. Per il discorso americano non riesco a dimenticare che la volontà di farsi simboli della libertà poi cozza contro la realpolitik che prima foraggia i Bin Laden contro l’armata rossa e poi li combatte. Questo è sostanzialmente crearsi da sé il nemico, e allora si tratta di ridursi a fare il tifo, tout court, con i vantaggi e gli svantaggi del caso (vantaggi e svantaggi che sono gli stessi del progetto tocqueville, un grumo di tifo, sostanzialmente).
Accidenti, mi hai fregato. Volevo farlo io un post su questo pezzo di Buruma. Comunque, condivido tutto. Vabbe', fatica risparmiata (la mia).
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