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Tuesday, May 16, 2006

La retorica presidenziale genere da studiare

«La nuova legislatura si è aperta nel segno di un forte travaglio, a conclusione di un'aspra competizione elettorale, dalla quale gli opposti schieramenti politici sono emersi entrambi largamente rappresentativi del corpo elettorale. L'assunzione delle responsabilità di governo da parte dello schieramento che è sia pur lievemente prevalso rappresenta l'espressione naturale del principio maggioritario che l'Italia ha assunto da quasi un quindicennio come regolatore di una democrazia dell'alternanza realmente operante. Ma in tali condizioni più chiara appare l'esigenza di una seria riflessione sul modo di intendere e coltivare in un sistema politico bipolare i rapporti tra maggioranza e opposizione».

Tranne questa lunga premessa iniziale null'altro può interessare del discorso d'insediamento del presidente Napolitano. I discorsi delle più alte cariche istituzionali, ma anche degli altri politici, in Italia costituiscono un vero e proprio genere letterario. A ogni nuovo inquilino del Quirinale questo genere sembra raggiungere vette sempre più alte di vuota retorica, di autoreferenzialità, di tortuosità tale da azzerare ogni contenuto comunicativo.

Sarebbe interessante studiare a livello accademico tale involuzione del linguaggio politico-istituzionale. Per scoprire se, per esempio, la realtà di un sistema politico bloccato, sclerotizzato, oligarchico non si manifesti, a livello psicologico, quindi linguistico, e infine sociologico e antropologico, negli attori coinvolti.

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