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Wednesday, May 31, 2006

Vuoi vedere che Papa Ratzinger è sopravvalutato?

Pacelli, allora segretario di Stato, firma nel 1933 il Concordato tra Santa Sede e Terzo Reich. Siede alla destra, il vicecancelliere von PapenVuoi vedere che il fine teologo è un po' sopravvalutato? Vuoi vedere che, insieme ai suoi collaboratori, è anche un po' approssimativo? Nei suoi discorsi cade in baratri di impressionante banalità e anche nella prima Enciclica (quella del «non c'è sesso senz'amore») questo profondo messaggio teologico non ce l'ho visto.

Ci si mette di buona volontà Wind Rose Hotel a cercare un messaggio profondo al discorso pronunciato da Papa Ratzinger in visita ad Auschwitz, un significato che evidentemente a noi superficiali, a noi semplici (ma il Pastore non dovrebbe proprio ai semplici rivolgersi?) è sfuggito.

Intanto, animati non certo dalla stessa curiosità intellettuale di un blogger che apprezziamo, illustri quanti zelanti editorialisti si affannano a correre ai ripari. Primo fra tutti Galli Della Loggia, non certo nuovo a questo tipo di disinteressatissime (per carità!) operazioni. Poveri stolti, ma che avete capito? Il Papa non è che un brillante anti-conformista... oh! è uno autentico, un finissimo e «ispirato» teologo, «troppo lontano dalle convenienze del senso comune», e così via cantando. Come abbiamo potuto dubitare, dunque? La verità è che per quanto si affannino, alla lunga tutti si accorgeranno che Ratzinger non ha il passo di Wojtyla.

A chiudere la partita ci pensano le parole di 1972, per il quale la banalità è quella del Papa: «Le interpretazioni degli esegeti troppo zelanti tendono spesso a sorpassare il significato del testo e più che la comprensione favoriscono la confusione. Il fatto che si debbano imboccare percorsi anomali ad ogni piè sospinto ed invocare in continuazione l'anticonformismo del Papa per giustificare le sue parole o i suoi silenzi non depone a favore della chiarezza del messaggio. Forse qualche volta sarebbe più onesto ammettere che anche l'infallibile può sbagliare e che non tutto ciò che proviene dalle labbra del vicario di Cristo è santo. Forse sarebbe il caso di riconoscere che ad Auschwitz il Papa è sembrato un parroco di provincia che improvvisava. Forse bisognerebbe suggerirgli che in certi casi è meglio essere un po' più conformisti, soprattutto se si parla di un genocidio e si decide di farlo nel luogo in cui è avvenuto...»

Tra l'altro, nell'udienza di oggi Ratzinger si è corretto e, molto diplomaticamente, ha chiamato in causa esplicitamente l'antisemitismo, cosa che non aveva fatto nella sua visita ad Auschwitz, ricevendo molte critiche.

Ma quale «male primigenio», ontologico o teologico, quale Satana! Dietro la croce uncinata c'è stata, purtroppo, la «banalità del male» di cui ci ha parlato Hannah Arendt.

Sorprende invece la bassa strumentalizzazione della storia, persino su fatti così atroci, da parte di Ratzinger per sostenere, in soldoni, le sue battaglie politico-culturali di oggi, al fianco di Pera e Ferrara, fini intellettuali "laici". L'obiettivo dei «nazisti che volevano distruggere il popolo ebraico» era quello di «strappare» le radici del cristianesimo. Insomma, sterminare gli ebrei per far dispetto ai cristiani. E, d'altra parte, per ricordarci che le democrazie, se non hanno un fondamento etico (cattolico, ovviamente, di cui è custode la Chiesa di Roma), rischiano di cadere nelle mani di «bande di criminali».

Risulta però che con quel «gruppo di criminali» animati da «smania di distruzione e dominio» guarda caso la Santa Sede firmò un bel concordatino, nel 1933, un po' dopo, ci ricorda Malvino, l'uscita del Mein Kampf, «copione della Shoah». «Fanno accordi con Hitler, con Mussolini, con Franco, con Pinochet, perfino con Fidel Castro – basta che gli si faccia fare i comodi loro e chiudono un occhio, quando addirittura non benedicono le squadracce».

Dunque, al Papa interessava riaffermare le radici cristiane dell'Europa e la supremazia della legge morale sul relativismo delle democrazie. «Sull'altare di questi due obiettivi, Benedetto XVI ha scelto di lasciarsi sfuggire un'ulteriore opportunità di chiudere i conti col passato della Chiesa in quella buia parentesi della storia e di aprire una nuova pagina nei rapporti con l'ebraismo». Sono le conclusioni cui giunge Emanuele Ottolenghi in uno strepitoso articolo di oggi su il Riformista, di cui riporto qualche altro passaggio: «... il tentativo di esonerare il popolo tedesco attribuendo la colpa del Nazismo a una "cricca di criminali" che avrebbe preso il potere "mediante promesse bugiarde"... è una teoria storicamente inesatta oltre che moralmente evasiva e che a un papa che fa del rigore morale e della lotta al relativismo uno dei suoi vessilli, francamente calza male».
«Non sarebbe stato opportuno, quando il papa dice che "il passato non è mai soltanto passato", aggiungendo che "esso riguarda noi e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere", ricordare che fu l'effetto cumulativo di anni di propaganda dell'odio, essa stessa alimentata e aiutata da secoli di pregiudizio, a creare il terreno fertile per lo sterminio?
E se davvero invece tutto avvenne per mano di pochi criminali, perché allora tacere sul fatto che il suo predecessore al soglio di Pietro, Pio XII, tacque per sei lunghi anni sulla mostruosità del Nazismo, anche quando i suoi crudeli aguzzini fecero marciare gli ebrei diretti ai forni sotto le sue finestre romane?
Se così tanti morirono a causa di così pochi, perché il papa tacque, quando un gesto e una parola del pontefice, oggi come ieri, smuovono le coscienze e le cancellerie?»
Per quanto mi riguarda, sono sempre più convinto delle cose che ho scritto nei miei due post precedenti.

7 comments:

Anonymous said...

Sopravvalutato. Puo' darsi, un giudizio del genere da chi si abbevera alle fonti di Pannella e Capezzone, genii con seguito da percentuali per congresso in cabina telefonica, certamente di sopravvalutazioni se ne intende parecchio :)

Anonymous said...

Mi stropiccio gl'occhi e le orecchie dinanzi a tante imprecisioni storiche.
Le offro, grautitamente, il consiglio di informarsi prima, sia sul concordato, poi sui presunti silenzi.
Dopodiche, fa sempre in tempo a rieditare il post.

Anonymous said...

a quanto pare sul concordato del 33 ognuno coltiva le proprie opinioni, come e' inevitabile.
pero mi sembra un po ipocrita che una istituzione che per 1600 anni ha discriminato gli ebrei poi scarichi la colpa dello sterminio esclusivamente sui criminali nazisti.

Anonymous said...

dal Time del 17 aprile 1933, cioè un paio di mesi dopo l'ascesa al cancellierato di Hitler: «Il grande Congresso dei "Cristiani Germanici" è stato tenuto nell'antico palazzo della Dieta prussiana per presentare le linee delle Chiese evangeliche in Germania nel nuovo clima portato dal nazionalsocialismo. Il pastore Hossenfelder ha cominciato annunciando: "Lutero ha detto che un contadino può essere più pio mentre ara la terra di una suora mentre prega. Noi diciamo che un nazista dei Gruppi d'Assalto è più vicino alla volontà di Dio mentre combatte, che una Chiesa che non si unisce al giubilo per il Terzo Reich» (allusione polemica alla Gerarchia cattolica che si era rifiutata di "unirsi al giubilo", ndr).
Continuava Time: «Il pastore dottor Wieneke-Soldin ha aggiunto: "La croce a forma di svastica e la croce cristiana sono una cosa sola. Se Gesù dovesse apparire oggi tra noi sarebbe il leader della nostra lotta contro il marxismo e contro il cosmopolitismo antinazionale". L'idea basilare dì questo cristianesimo riformato è che l'Antico Testamento, essendo un libro ebraico, debba essere proibito nel culto e nelle scuole di catechismo domenicali. Il Congresso ha infine adottato questi due principi:
1) "Dio mi ha creato tedesco. Essere tedesco è un dono del Signore. Dio vuole che mi batta per il mio germanesimo";
2) "Servire in guerra non è una violazione della coscienza cristiana ma obbedienza a Dio"».

Anonymous said...

Il Pastore Tedesco Joseph ha detto, testuale: 'Dio dov'era in quei giorni?'
Caspita! Ce lo chiediamo anche noi. Però aggiungiamo, dov'era in quei giorni il Pastore Tedesco Joseph? Risposta, il Pastore Tedesco Joseph era arruolato nell'esercito tedesco, mebro felice della gioventù hitleriana, nonché, dicono alcune vocine, aviatore di sua Santità El Diablo Adolf.
Criminale vergognoso, verrebbe quasi da dire... (scusa Fede non vado oltre con gi insulti...)

Faccio anche una digressione di carattere letterario, che gli zeloti papisti qui sopra di certo non conoscono. Nel suo meraviglioso Petrolio, Pier Paolo Pasolini profetizzava l'avvento dell'Anti-cristo sotto le mentite spoglie del Massimo Vicario di Cristo in Terra. Direi checi siamo. Ma, del resto, siamo in tempi di Apocalisse (cioè di Rivelazione); i veli vengono giù, e prima o poi veranno giù anche quelli che vogliono Joseph una Lella accanita a caccia di maschi.

Pace e Amore

(Fede mi fai un cenno, un saluto cacchio... anche sul mio blog... come stai?)

Anonymous said...

Caro Adriano,
hai glissato per caso sull'impossibilità di esimersi dal servizio militare obbligatorio vigente nella Germania del III Reich?
Ah, Pasolini, capisco.

Ottavio said...

Decisamente sopravvalutato, stranamente dai non cattolici, i quali potrebbero rispondere a molte uscite del pontefice con un semplice "ecchissenefrega!", invece giù a scriverne delle intere enciclopedie...