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Saturday, May 13, 2006

Guardiamo in faccia lo scandalo, ma senza derive

Nonostante lo scenario che traspare dalle intercettazioni telefoniche fin qui pubblicate appaia sempre più inquietante, e lo squarcio di luce apertosi sul cosiddetto «sistema Moggi» - dalla Gea alle designazioni "acchittate", dai cartellini su richiesta alle minacce agli arbitri - si aggravi di ora in ora, fino a far parlare di una vera e propria «cupola dei sei» impegnata a condizionare i risultati sportivi almeno della stagione calcistica 2004-2005, rimangono utili alcune riflessioni: di Christian Rocca e di un editoriale non firmato, in prima pagina giovedì scorso su Il Foglio, di Aldo Grasso e Beppe Severgnini, sul Corriere della Sera.

Nel circo mediatico che si sta aprendo su queste vicende vedo tre potenziali derive da evitare, o denunciare, non solo perché illiberali, ma anche perché allontanano la nostra attenzione dalle questioni reali.

Il moralismo di quelle che Severgnini ha definito le «FINTE», «Fasulle Indignazioni Nazionali, Tardive ed Emotive». I «moralisti improvvisati», che se la prendono con la cosiddetta "industria del pallone", con il business, i grandi interessi e i soldi che girano nel mondo del calcio, invocando di tornare ai "veri e sani valori di una volta". «E' il sistema più indegno quello che di solito esprime propositi morali», ha scritto Grasso. Ma possibile, mi chiedo, che in Italia non si possa fare del business su uno spettacolo appassionante come il calcio, e su tutto il resto, senza oscillare tra moralismi anti-mercato e furbetti del quartierino?

Ci sono poi il giustizialismo, il clima da caccia alle streghe, la gogna mediatica, che scattano emettendo le loro sentenze inappellabili senza aspettare neanche condanne o rinvii a giudizio, accontentandosi di farsi consegnare dei capri espiatori, e rovinando così la vita di innocenti, ma anche di eventuali colpevoli.

L'ipocrisia infine, di quelli che fino a ieri sapevano, e tacevano - dall'alzata di spalle all'omertà vera e propria - e ci mangiavano sopra. Quegli stessi che oggi si fanno «censori» e «chiedono di cambiare tutto», di «ripartire da zero». E' l'ipocrisia di giornalisti, presidenti, dirigenti, addetti ai lavori di qualsiasi livello, fino a ieri compiacenti, organici a questo sistema, persino pubblici ammiratori di Moggi e della Triade, d'un tratto scaricati e rinnegati.

Pur guardandoci bene da queste tre possibili, anzi probabili, derive, non dobbiamo però commettere l'errore di perderci nelle sterili dispute tra innocentisti e colpevolisti, e di non vedere, non riconoscere lo scandalo per quello che è. Uno scandalo. Al di là degli aspetti penalmente rilevanti, sui quali è giusto aspettare che siano i tribunali a esprimersi, lo scandalo è nell'intreccio di relazioni improprie che emergono, nei rapporti di complicità tra il dg della Juventus Luciano Moggi e i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo, finalizzati a esercitare influenze e prepotere. Telefonate continue, richieste di vario genere, accondiscenza totale, dialoghi pittoreschi, a gettare uno squarcio inquietante sì, ma soprattutto penoso, su una una realtà tipicamente italiana, da film di Vanzina, dove non mancano Maserati quattro porte e orologi da quaranta milioni.

Che tutto ciò che sta venendo a galla non rientri nelle fattispecie di reati previsti dal codice penale, o che non si riescano a trovare sufficienti prove per condannare nei tribunali (essere certi che determinate partite siano state falsate è molto complicato), poco importa, non significa che ciò che è emerso possa essere di nuovo immerso nell'indifferenza.

Non è il penalmente rilevante che ci deve interessare adesso, come se leggi e tribunali potessero metterci del tutto al riparo dagli abusi, ma il malcostume, il mal governo, la prepotenza, l'assoluta assenza di civiltà delle regole, di stile, correttezza professionale e fair play sportivo. E' accaduto con la politica, con il ciclismo, con le banche, ha osservato Severgnini. Oggi con il calcio, ma domani può capitare ad altre realtà italiane, perché quel malcostume, quella prepotenza, quel gestire il potere in modo oligarchico, sono purtroppo comportamenti molto diffusi nel nostro paese.

Per esempio, sarebbe ingenuo credere che un certo grado di confidenza e complicità, senza che costituiscano reato, non intercorrano anche tra i "colleghi" procuratori e giudici, compromettendo le garanzie fondamentali dei cittadini. Non è per questo che da liberali proponiamo la riforma della separazione delle carriere, e non la caccia al tabulato telefonico?

Allo stesso modo, l'intercettazione telefonica tra il segretario dei Ds Fassino e il presidente di Unipol Consorte, pur non presentando alcun elemento penalmente rilevante, gettava comunque luce su un certo modo di intendere e fare politica. Ed è quel "certo modo" di intendere e fare politica che da liberali denunciamo e rifiutiamo. Ci sono un malcostume, una cattiva gestione, un mal governo delle situazioni, che quand'anche non costituiscano reato vanno denunciati come «cose pessime» per la nostra vita civile. Che l'opinione pubblica abbia gli elementi di conoscenza per giudicare queste «cose pessime», per discutere delle regole migliori da darsi per far sì che venga limitata la possibilità che si ripetano e si alimentino, non può che essere un aspetto desiderabile.

Un'ultima parola va spesa per i pochi che avevano denunciato per tempo il «sistema Moggi» e si erano ribellati ad esso, vedendo le loro denunce troppo in fretta derubricate a piccole invidie. E per quei tifosi, soprattutto romanisti - qui ci vuole - i cui sospetti venivano sempre troppo in fretta derisi come il solito vittimismo.

11 comments:

Anonymous said...

Sono un tifoso juventino. Sottoscrivo tutto il post, tranne le ultime righe sui tifosi della Roma. Che sono, sì, vittime. Ma vittime del troppo amore per la loro squadra del cuore. Tifosi che si esaltano in modo esagerato per una bella vittoria, nello stesso modo in cui si abbattono in modo esagerato per una brutta sconfitta. Tifosi disposti a cambiar moglie, a cambiar partito politico e fare a botte con chiunque pur di difendere i loro beniamini (ad oggi, però, non si capisce come mai le due squadre romane siano restate in Serie A, mentre Fiorentina e Napoli ricominciavano dalla C1). Tifosi onesti da denunciare il «sistema Moggi». Tifosi talmente sportivi e moderarti da fischiare e insultare - aiutati dalle pause dello speaker durante la lettura delle formazioni e durante tutto il match - gli ex giocatori della loro squadra. TRADITORI, e MERCENARI! Tifosi così amanti del calcio giocato, del calcio pulito, da scendere in campo e fermare illegalmente una partita regolare di Serie A (il derby con la Lazio), contro il parere del Prefetto! Perché? Ovvio -che domande!- perché sono "i pochi che avevano denunciato per tempo il «sistema Moggi» e si erano ribellati ad esso, vedendo le loro denunce troppo in fretta derubricate a piccole invidie"! La verità è che la Roma ha sempre vinto troppo poco e non per colpa degli arbitri! Una città grande come Roma (la capitale d'Italia), con un bacino di tifosi enorme, con un settore giovanile molto forte (grazie anche al bacino da cui può attingere)... uno stadio bello e capiente... una piazza prestigiosa... la fortuna di avere un pubblico numeroso e caldo... Come mai la Roma, società storica e prestigiosa, ha vinto così poco (3 scudetti) nella sua storia?? Per quello che c'è scritto sopra: a causa dei suoi tifosi troppo esigenti, pronti a santificare una vittoria e a maledire una sconfitta, a causa della tremendissima pressione che pubblico e media esercitano sulla squadra e sul suo allenatore!!! D'Alema disse che uno scudetto della Roma vale come tre della Juventus... Forse se non è bravo in matematica e voleva dire che per ogni scudetto vinto dai giallorossi i bianconeri ne vincono nove!!! E Torino è una città più piccola di Roma e a Torino la maggior parte tifano Toro...
Un saluto. Fabio

Anonymous said...

Camillo scrive bestialità che sono dei deficienti possono prendere in considerazione:
la juve fa schifo come il partito che lui e altri meschini votano: FI.
Le derive le abbiamo già raggiunte da anni: un gruppo di mafiosi comanda il campionato e a tirarne le fila erano proprio i dirigenti dei gobbi assieme a Carraro a molti aribitri e giornalisti compiacenti.
La giustizia vorrebbe che questi signori venissero messi in mezzo agli ultrà delle squadre avversarie, ma siccome sono clemente mi accontenterei di 15 anni di galera, altro che serie B.
Difendere la juventus è come difendere la Marchi: da delinquenti.
Saluti.

Anonymous said...

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Anonymous said...

http://www.bild.t-online.de/BTO/index.html

http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/sport/calcio/parla-il-pm/parla-il-pm/parla-il-pm.html


Chi difende la mafia è un mafioso.
Saluti e baci a tutti i Camilloni

Anonymous said...

La procura di Torino ha indagato, intercettato e alla fine ha spiegato che i risultati delle partite sono stati perfettamenti regolari, pur ritendo eticamente riprovevoli i rapporti tra i designatori degli arbitri ed i dirigenti juventini. La procura di Napoli sta indagando, ha intercettato e pensa che i risultati degli ultimi anni siano stati falsati da una cupola mafiosa capitanata da Moggi. Se uno legge le intercettazioni della Procura di Torino senza leggere per intero il decreto di archiviazione si fa un'idea opposta a quelli che sono i risultati dell'indagine, l'articolo di Rocca, come al solito, apre gli occhi. C'è in giro un aria che non mi piace, aspetterei la fine della storia.

Anonymous said...

dimenticavo
Ciao Paolo :)

Anonymous said...

Sto guardando allibito il radical chic Fabio e Travaglio su Rai Tre. La mia convinzione si rafforza.

Ciao Paolo

Anonymous said...

Fabio fazio, naturalmente..

Anonymous said...

allora ti dimentichi sensi e gli orologi. Anche la roma non è stata da meno. non piangere e fottere prego che nessuno è vergine.

Anonymous said...

Jim, da non juventino, ma anche non anti-juventino, apprezzo quanto dici su moralisti, giustizialisti ed ipocriti.
Però non posso accettare che venga dato per scontato che le partite siano state accomodate. E' proprio questo che dovrà essere sanzionato, se verrà dimostrato, con prove concrete, non con illazioni basate su interpretazioni di alcune parti di telefonate. Fino ad allora (senza tirare in ballo la difficoltà di provarlo, perchè se non c'è la prova, non c'è nemmeno il colpevole) nessuna sentenza sportiva dovrà essere emessa.
Altro discorso è il "tentativo di illecito sportivo": se c'è stato, dovrebbero essere squalificati i dirigenti responsabili e penalizzata la squadra colpevole, ma anche qui, deve seere provato.
Quindi, io direi: aspettiamo queste prove. Se non ci saranno, onore a chi ha vinto, e tante scuse a chi è stato infangato.
Ciao

Anonymous said...

La Procura di Tornino ha indagato?!
Muahahahahahahahahah
Fate vomitare