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Friday, May 19, 2006

Riconquistare la nobiltà al liberismo

Ci prova Corrado Ocone con un bell'articolo su il Riformista, di cui riporto qualche passaggio. Una delle parole che andrebbero «riconquistate» è proprio liberismo. «Bisognerebbe, se mai fosse possibile, cancellare tutte le incrostazioni e le sedimentazioni che un uso politico e culturale interessato ha su di esse depositato».

Liberismo «selvaggio»? «Indiscriminato»? «Immorale»?
Stato e libero mercato «non sono in antitesi. Sempre che lo Stato controlli e non gestisca. «Antitesi del liberismo sono il monopolismo e il protezionismo, non le regole...»

Il liberismo esprime «una concezione del mondo meritocratica certo, ma niente affatto antidemocratica: è il merito, appunto, il talento, la capacità, non condizioni estrinseche quali sesso, posizione sociale, razza, cultura di appartenenza, a determinare il destino personale. Tutto il contrario di ciò che è dato osservare in Italia...»

Libertà e uguaglianza nella libertà.
«Il liberista è democratico perché prende sul serio il principio dell'uguaglianza: ad ognuno va data la possibilità di esprimere al meglio le sue capacità e le sue forze, senza alcun vincolo che non sia nella stessa possibilità per gli altri di fare altrettanto. E senza nessun handicap che lo penalizzi già in partenza».

Certo, come tutti i concetti rappresenta più una «condizione ideale che di fatto non si realizza mai nella sua pienezza», ma deve rappresentare una bussola alla quale «regolare le nostre scelte».

E d'altra parte, «rigorosi liberisti furono pensatori non certo conservatori, per lo più oggi dimenticati o fraintesi, quali Gobetti e Salvemini. E, più di tutti, Luigi Einaudi, che esaltò la "bellezza della lotta" e ne mostrò, in pagine memorabili, la corrispondenza ai più profondi ideali di umanità e giustizia (altro che darwinismo sociale!)».

7 comments:

Anonymous said...

Ho apprezzato molto l'articolo di Ocone: a mio avviso però è necessario sottolineare che nel nostro paese Benedetto Croce ha portato molti "problemi di comprensione". La dicotomia tra liberismo e liberalismo in realtà non esiste poichè come affermava il grande Hayek le libertà economiche sono condizioni indispensabili per quelle individuali; senza le prime non posso esserci le seconde: è questa a mio avviso la grande differenza tra il socialismo e la metodologia liberale.

Anonymous said...

Al di là del concetto inesistente di "liberismo", che dobbiamo alla scarsa dimestichezza con l'economia di Benedetto Croce e ad una concezione a dir poco parziale dello stesso in materia di liberalismo, mi preme rilevare, caro Private Jim (da oggi, per me sei il soldato Punzi ;) ), come questo articolo dimostri l'insensatezza del grande bluff pannelliano che si fonda sull'eguaglianza socialismo-liberalismo.

Anonymous said...

Sembra che il liberismo non sia popolare per via di un’incapacità di comunicarne i meriti, appunto per via di tutta una serie di incomprensioni e incrostazioni che lo rendono inviso ai più. Del resto, questa incapacità di comunicarne i meriti, la vedo appartenere anche alla cultura Radicale. Per cui mi auspico, vista la natura meritocratica del liberal/liberismo, che coloro che sono incapaci di renderlo popolare si facciano da parte. Ma questo poi in effetti non accade mai. Dev’essere che nel meccanismo reale della meritocrazia c’è sempre un certo scarto tra la teoria e la prassi, uno scarto forse imputabile all’eccessivo uso utopico che si fa dell’idea liberista.

Il liberismo, insomma, come ennesima forma di consolazione ideologica, una fra le tante. Così si perde il pragma, e quando lo si è perso, poi si arriva solo al 2,7%.

Personalmente sono molto critico perché non vedo via di uscita e anche questo ultimo tentativo di riporre speranze nel liberismo mi pare più che altro l’ennesima apertura all’ennesima ideologia consolatoria. Troppe speranze riposte nel liberismo per non vederlo ormai ridotto al rango dell’ennesima forma di fede: dopo l’utopia comunista, quella liberista. Ma poi le utopie fanno la fine che fanno, dovremmo anche svegliarci dal sonno dogmatico un giorno o l’altro. D’accordo, mi si dirà che laddove c’è liberismo c’è il paradiso dell’uomo (come il comunismo doveva essere il paradiso del lavoratore), ma queste cose lasciamole alla fede, o all’ideologia.

Troppa ideologia, troppo poca politica.

Anonymous said...

Caro Federico,
ti segnalo il seguente link .
Cordialmente,
Mises

Anonymous said...

Jim, scusa l'OT, ma sto passando parola per questa cosa:

APPELLO:Per aiutare il blogger egiziano incarcerato per reati d'opinione

http://freealaa.blogspot.com/

dobbiamo fare una cosa del genere:

http://wellington.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1008400

magari anche più breve ma bisogna farlo tutti, sennò niente visibilità su Google.

Bloggers italiani, diamoci da fare!

Anonymous said...

non ho letto l'articolo, ma non sono d'accordo con lòa maggiorparte di ciò che è citato.
In particolar modo quando dice che il liberismo è meritocratico.
cioè dipende che si intende per meritocrazia, l'assegnazione delle risorse economiche nel liberismo vengono assegnate dai singoli piuttosto che da enti giuridici, e questi singoli si regolano in base a norme sociali. quindi possono essere per merito, ma anche no. a natale nessuno si merita i regali, ma è una forma di liberismo.

e poi non capisco il "democratico" a me il liberismo sembra piuttosto "a-cratico" ovvero ognuno comanda solo se stesso.

Anonymous said...

In che senso socialismo e liberalismo sarebbero antitetici? Mi risulta che certi settori lasciati al libero arbitrio del mercato abbiano avuto un output disastroso (vedi i trasporti e la sanità nel Regno Unito). Che c'è di pornografico nel volere uno Stato che garantisca determinati servizi essenziali per tutti i cittadini (essenza stessa del socialismo), al contempo riconoscendo che il mercato può fornire in determinate circostanze migliori performance in altri settori?