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Wednesday, June 06, 2007

Chi si farà avanti per certificare il decesso?

Romano ProdiDall'inizio il problema è stato sempre lo stesso: come ridurre i danni e liberarsi in fretta del cadavere?

Ma che tonti, che balordi, certi blog di centrodestra (qui ce n'è un'alta concentrazione), che non hanno capito nulla dell'articolo di D'Avanzo su la Repubblica, lo hanno scambiato per una banale difesa d'ufficio di Visco e del Governo sulla vicenda che ha portato alla destituzione del Generale Speciale. Eppure, bastava farsi prendere meno dai cori da curva sud, leggere meglio, unire i puntini dalla A alla Z, come ci ha aiutato a fare ieri mattina Massimo Bordin, in quella rassegna radiofonica dove le trame più oscure della nostra politica diventano improvvisamente tutte trasparenti e persino ovvie.

Parlavamo, tempo fa, della debolezza del partito-Repubblica nei confronti dell'attivismo del partito-Corriere. Ebbene, uno strattone, e bello forte, l'ha tirato il partito-Repubblica. La P-Scalfari ha ripreso a colpire. Non per difendere, semmai per affossare il Governo Prodi.

Il teorema dell'«agglomerato» di potere occulto, dissepolto da D'Avanzo, è ovviamente merce avariata, ma dinanzi a certo giornalismo non è importante capire se la ricostruzione regge, piuttosto guardare chi va a colpire. D'Avanzo imputa al Governo Prodi di voler proteggere quell'«agglomerato» ancor più del passato governo di centrodestra e chiede all'Esecutivo di «rendere conto delle sue scelte contraddittorie». Un duro atto d'accusa, per il reato più grave che possa esistere agli occhi di ogni "sinistrese": la collusione con i poteri occulti e deviati dello Stato.

Perché? Semplice. Prodi sta mandando a puttane il Partito democratico, sta soffocando il neonato nella culla. Da una parte con un'azione di governo scellerata, suicida, con la sua pretesa di tirare a campare per tutta la legislatura, che condannerebbe a dissanguamento certo i partiti costretti a sostenerlo; dall'altra, ostinandosi a voler essere anche il leader del Partito democratico. In questo modo il Pd perderebbe la partita ancor prima di scendere in campo. In proposito sondaggi e urne sono chiarissimi. Delle due l'una: o la nascita del Partito democratico si rinvia a fine legislatura, col rischio che se Prodi cade si ritrovano tutti impreparati; oppure si fa subito, ma allora serve un leader, che non può essere Prodi.

D'altra parte, ricorda Giuliano Ferrara, l'editore di Repubblica l'aveva spiegato per bene alla vigilia delle elezioni, e D'Avanzo non ha fatto altro che scrivere di conseguenza: «Prodi amministra il caseggiato, si stagliano all'orizzonte due leader di una nuova generazione, Veltroni e Rutelli, e il Partito democratico è uno strumento utile di cui prendere anche la tessera, a patto che sia la numero Uno».

Ecco «perché... a nome di chi e contro chi» è stato scritto quell'articolo «fantastico». Ed è evidente «perché adesso». Perché «le cose vanno davvero male... Prodi non regge, e non dà quel che avrebbe dovuto dare, non si può essere troppo generosi quando si si è deboli. Il pericolo di un ritorno del Cav. è giudicato grave e imminente. Ecco la nuova P2».

A sentire Cossiga, che quando è in forma di cose ne tira fuori, «è in corso un regolamento di conti nel centrosinistra che parte da lontano e arriva fino al caso Unipol. E chi lavorò per far affossare la scalata Unipol alla Bnl? La Margherita, con Rutelli e Parisi».

Anche per Oscar Giannino l'articolo di D'Avanzo rappresenta «un triste ammainabandiera. Una specie di 8 settembre. Lo scioglimento delle righe di un esercito che si era presentato come determinato e compatto, e che si scopre giorno dopo giorno sempre più privo di fiducia nei suoi capi e nella linea di operazioni».

«Tutti ormai lo ammettono, nei Palazzi romani, in primis molti leader dell'attuale maggioranza. Prodi è bollito, non regge più». Ed è stata la Repubblica a «puntare contro il governo Prodi non un fucile sia pure ad alta precisione, ma una batteria di obici ad alzo zero, promettendo di far fuoco e fiamme anche nei prossimi giorni. Ed è un'accusa mica da ridere, quella che ha sparato il quotidiano di Carlo De Benedetti», spiega Giannino su Libero: «Hanno accusato il governo Prodi e il premier in persona di essere peggio del governo di Arnaldo Forlani, che nel 1981 venne travolto nel discredito popolare per il montare della questione P2... evocare l'ombra della P2 per i propri lettori e per il popolo della sinistra è qualcosa di gravissimo, di incommensurabilmente più temibile che presentare il bilancio di una coalizione debole e divisa, o sottolineare la ripulsa espressa alle urne amministrative...».

Il governo Prodi, è l'accusa, «appena entrato in carica, invece di affondare il coltello risanatore in questo marcio annidato tra generali della Finanza, ha preferito invece stringere con esso un cinico patto di potere basato sulla reciproca non belligeranza».

Se quella di D'Avanzo, ovviamente, non è che scadente marmellata complottistica, non sfugge però il suo obiettivo politico. Nota Giannino, che «i leader del centrosinistra da settimane hanno affidato ai grandi giornali sfoghi anonimi sul fatto che Prodi è arrivato al capolinea, e sembra non rendersene conto», così come hanno fatto «banchieri pubblici e privati».

Il poveretto è morto e non se n'è accorto, e quelli non sanno come sbarazzarsene: un "classico". Che sarebbe andata a finire così, su questo blog, lo avete cominciato a leggere già da molto tempo prima delle elezioni, quando i leader del centrosinistra mi parevano intenti alla riduzione del danno, nell'attesa di capire come liberarsi del futuro premier. Ma anche subito dopo il voto, quando ipotizzavo la fine anticipata del prodismo rispetto al berlusconismo, quando prospettavo un'uscita di scena indecorosa, o sottolineavo l'esistenza di un vero e proprio "caso Prodi", premier notoriamente incapace da sempre, e per di più già cotto.

Oggi, dopo il voto alle amministrative e il caso Visco-Guardia di Finanza, le campagne sui costi della politica e le critiche di Montezemolo, nonché l'affondo di Repubblica, la fine imminente è un'evidenza sotto gli occhi di tutti, tanto da averci indotto, giorni fa, a parlare di «governo con il morto», proprio perché ormai il problema è come liberarsi di un cadavere che scotta e l'impressione è che i parenti siano costretti ancora per un po' a fingere che sia politicamente vivo. Un po' più a lungo che per un week end.

Non sarà oggi, ma si tratta, ormai, solo di capire chi dovrà sbrigare le ultime formalità per la tumulazione del poco compianto cadavere politico di Romano Prodi. «Dentro l'Unione tutti hanno elaborato un piano di fuga per salvarsi "in extremis"», scriveva Minzolini su La Stampa. C'è da augurarsi che gli «ultimi giapponesi» abbiano fatto bene i loro conti.

5 comments:

Anonymous said...

Prodi un anno fa ha perso le elezioni, assieme alle forze riformiste compresa la Rosa nel Pugno, ha doverosamente provato a governare ma con quei numeri l'impresa era impossibile. Del resto non mi pare che nel centrodestra siano avvenuti cambiamenti così profondi da stare allegri, abbiamo capito che se tornano al potere piazzeranno Speciale a capo di tutto e valorizzeranno le licenze dei taxisti, e poi ? di sicuro non ci possiamo permettere nè di tenere Prodi nè altri 5 anni come quelli di governo Berlusconi

ettore said...

ottolineo l'ultimo paragrafo:

"I radicali hanno in tasca il piano B ?"

Voglio vedere dopo la moratoria cosa avranno da fare in questa coalizione.

ettoregonzaga

Anonymous said...

Perfetto, as usual. Tuttavia non v'è nulla all'orizzonte dopo Prodi. Nothing. Se all'orizzonte si stagliano Rutelli e Veltroni, si vede in trasparenza il Nulla attraverso la polvere.

Anonymous said...

ahò...se a voi sta bene...possiamo chiamare...gil grissom ed il dr. albert robbins, di csi...


tanto...fiction per fiction!!!

e poi...loro sono bravi...permettono sempre una degna sepoltura del...cadavere di turno e...scoprono sempre il colpevole!!!

anche se noi...i colpevoli...lo sappiamo bene chi sono:

Presidente del Consiglio
Romano Prodi
VicePresidenti del Consiglio
Massimo D'Alema
Francesco Rutelli
Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio
Enrico Letta
Enrico Micheli
Fabio Gobbo
Ricardo Franco Levi
Ministri senza portafoglio

Affari Regionali e Autonomie Locali
Ministro: Linda Lanzillotta
Sottosegretario: Pietro Colonnella
Attuazione del programma di Governo
Ministro: Giulio Santagata
Riforme e Innovazioni nella pubblica amministrazione
Ministro: Luigi Nicolais
Sottosegretari: Beatrice Magnolfi, Gian Piero Scanu
Diritti e pari opportunità
Ministro: Barbara Pollastrini
Sottosegretario: Donatella Linguiti
Politiche europee
Ministro: Emma Bonino
Rapporti con il Parlamento e Riforme istituzionali
Ministro: Vannino Chiti
Sottosegretari: Giampaolo D'Andrea, Paolo Naccarato
Politiche per la famiglia
Ministro: Rosy Bindi
Sottosegretario:Chiara Acciarini
Politiche Giovanili e Attività sportive
Ministro: Giovanna Melandri
Sottosegretari: Giovanni Lolli, Elidio de Paoli
Ministri con portafoglio

Affari Esteri
Ministro: Massimo D'Alema
Vice Ministri: Ugo Intini, Patrizia Sentinelli, Franco Danieli (delega gli italiani del Mondo)
Sottosegretari: Famiano Crucianelli, Donato di Santo, Gianni Vernetti, Vittorio Craxi
Interno
Ministro: Giuliano Amato
Vice Ministro: Marco Minniti
Sottosegretari: Marcella Lucidi, Ettore Rosato, Alessandro Pajno, Franco Bonato
Giustizia
Ministro: Clemente Mastella
Sottosegretari: Luigi Manconi, Alberto Maritati, Daniela Melchiorre, Luigi Scotti, Luigi Li Gotti
Economia e Finanze
Ministro: Tommaso Padoa Schioppa
Vice Ministri: Vincenzo Visco, Roberto Pinza
Sottosegretari: Massimo Tononi, Paolo Cento, Mario Lettieri, Alfiero Grandi, Casula Antonangelo, Nicola Sartor
Sviluppo economico
Ministro: Pierluigi Bersani
Vice Ministro: Sergio D'Antoni
Sottosegretari: Filippo Bubbico, Alfonso Gianni, Marco Stradiotto (dal 1-5-2007)
Università e Ricerca
Ministro: Fabio Mussi
Sottosegretari: Luciano Modica, Nando Dalla Chiesa
Istruzione
Ministro: Beppe Fioroni
Vice Ministro: Mariangela Bastico
Sottosegretari: Gaetano Pascarella, Letizia De Torre,
Commercio internazionale
Ministro: Emma Bonino
Sottosegretari: Mauro Agostini, Milos Budin
Lavoro e Previdenza sociale
Ministro: Cesare Damiano
Sottosegretari: Antonio Montagnino, Rosa Rinaldi
Solidarietà sociale
Ministro: Paolo Ferrero
Sottosegretari: Franca Donaggio, Cristina De Luca
Difesa
Ministro: Arturo Parisi
Sottosegretari: Giovanni Lorenzo Forcieri, Emidio Casula, Marco Verzaschi
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
Ministro: Paolo De Castro
Sottosegretari: Guido Tampieri, Stefano Boco, Giovanni Mongiello
Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare
Ministro: Alfonso Pecoraro Scanio
Sottosegretari: Gianni Piatti, Bruno Dettori, Laura Marchetti
Infrastrutture
Ministro: Antonio Di Pietro
Vice Ministro: Angelo Capodicasa
Sottosegretari: Luigi Meduri, Tommaso Casillo,
Trasporti
Ministro: Alessandro Bianchi
Vice Ministro:Cesare de Piccoli
Sottosegretari: Andrea Annunziata, Raffaele Gentile
Salute
Ministro: Livia Turco
Sottosegretari: Serafino Zucchelli, Antonio Gaglione, Giampaolo Patta
Beni e Attività Culturali
Ministro: Francesco Rutelli
Sottosegretari: Elena Montecchi, Andrea Marcucci, Danielle Mazzonis
Comunicazioni
Ministro: Paolo Gentiloni
Sottosegretari: Luigi Vimercati, Giorgio Calò


lo so che adesso...avete solo voglia di vomitare...

perdonatemi se ne siete capaci!


ciao.

io ero tzunami

Anonymous said...

Mussi e Dalla Chiesa insieme. Questo non lo sapevo. Mussi e Dalla Chiesa controllano l'Università. Ma vi giuro che mi sono messo a ridere da solo. E' troppo: ma vi immaginate un'università americana... ve l'immaginate Mussi e Dalla Chiesa che controllano Princeton o Harvard? Dai, non si può. Mussi e Dalla Chiesa.. è un cartoon, solo in Italia può essere vero.