Pagine

Tuesday, March 01, 2011

Troppi suggeritori al Quirinale

L'attacco di Berlusconi è ben mirato e non è a Napolitano, ma all'«enorme staff che circonda il presidente e che interviene puntigliosamente su tutto». Al Quirinale - non è un mistero - esiste una fitta rete burocratica che circonda il presidente, lo "consiglia", e nella sua stessa struttura somiglia a un governo parallelo, con tanto di ministri ombra (chi si occupa di giustizia, chi di finanze, chi di politica estera, eccetera). E permettetemi, ma a volte si ha proprio l'impressione che Napolitano non si renda conto che alcune decisioni, pur animate dalle sue migliori intenzioni, mettono a rischio quella "pax" istituzionale che da sempre è la bussola del suo agire. Lo dico senza giri di parole: il sospetto è che alcuni suoi "suggeritori" approfittino della loro posizione, dell'ascolto di cui godono da parte del presidente, per indurlo ad atti, pur formalmente fondati, il cui scopo primario però è squisitamente politico: mettere in difficoltà il governo ogni qual volta sembri rifiatare e ogni qual volta l'opposizione non sembri in grado di farlo autonomamente.

Guarda caso, proprio nel momento in cui Berlusconi si rafforza numericamente in Parlamento, ecco gli interventi "ritardanti" e a dir poco puntigliosi su federalismo municipale e milleproroghe, su cui il Colle ha mostrato un rigore degno di miglior causa (la questione Fini, per esempio), ma soprattutto che non ricordiamo con i governi di centrosinistra. L'uso spesso disinvolto della decretazione d'urgenza così come altre discutibili prassi parlamentari, cui governo e maggioranza di turno si vedono costretti a causa dell'inadeguatezza del nostro sistema parlamentare, sono un male bipartisan, eppure solo con Berlusconi a Palazzo Chigi il Colle è così puntuale nel rilevarle.

E' vero che la Costituzione attribuisce al capo dello Stato alcune prerogative «di controllo». Può quindi decidere di non firmare un decreto legge, oppure rispedire una legge alle Camere, essendo obbligato a firmarla qualora torni alla sua attenzione una seconda volta. Ma deve farlo nei modi prescritti. L'«attenzione» che sul Colle dedicano all'esame delle leggi non deve spingersi fino ad indurre governo e Camere a scriverle praticamente sotto dettatura. E non è affatto un mistero che ci siano leggi scritte a più mani, con il concorso attivo del Quirinale, addirittura ancora prima che i testi escano dai ministeri per arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri o dalle commissioni parlamentari per giungere in aula. Per altro verso, è ovvio che la maggioranza non deve lasciare spazi di manovra impropri al Colle, sollecitando tali interventi. Il risultato è che dietro l'espressione «prassi di consultazione e leale collaborazione» si cela spesso un potere di indirizzo politico de facto condiviso, "duale", tra Palazzo Chigi e Quirinale e questo è nettamente al di fuori e contro la Costituzione. Un governo sotto la tutela del capo dello Stato non esiste. Il controllo su leggi e decreti non può e non deve avvenire in modo preventivo, ma va esercitato con le procedure previste.

Anche la moral suasion del presidente Napolitano comincia ad essere un po' troppo discrezionale. Tutti ricordiamo con quanto vigore ha difeso le sue prerogative quando esponenti di governo e della maggioranza si sono azzardati a sostenere che in caso di crisi per loro l'unica strada è il voto anticipato. Eppure, non ha sentito nemmeno di intervenire, quando più recentemente le opposizioni hanno invocato il voto anticipato e su alcuni giornali si è teorizzato addirittura il potere, da parte del presidente della Repubblica, di sciogliere le Camere anche in presenza di un governo con la piena fiducia del Parlamento. Così come è sempre pronto a rintuzzare le uscite incaute del premier, ma permette da mesi senza battere ciglio che il corretto funzionamento del Parlamento (di entrambi i rami) sia turbato massivamente dal ruolo anomalo e anti-istituzionale del presidente della Camera Fini.

No comments: