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Wednesday, March 14, 2012

Niente accordo, niente paccata

Bene ha fatto il ministro Fornero, evidentemente stizzita per le reazioni negative dei sindacati alla proposta del governo sugli ammortizzatori sociali, ad alzare i toni del confronto. E speriamo non si tratti solo di una provocazione, di un tatticismo per spingerli a più miti consigli, ma di alzare l'asticella nel merito della riforma del mercato del lavoro.

Le viene attribuito il piglio antipatico della "maestrina", ma rimettiamo le cose al loro posto: i veri arroganti sono i sindacati, che minacciano rotture, scioperi, e s'impuntano come bambini viziati, mentre il ministro Fornero cerca di tenergli testa, di non farsi travolgere, e speriamo che non molli. Un nuovo incontro è in corso proprio in queste ore. Immaginatela così, come in un tiro alla fune: la Fornero tira la corda delle riforme verso la Germania, i sindacati verso la Grecia. Insieme a chi vi mettereste a tirarla?

Il ministro si chiede «come possano non dichiararsi d'accordo su una riforma che prevede inclusione e universalità di ammortizzatori sociali». E' rimasta stupita dalla mancanza di una sola parola di apprezzamento da parte dei sindacati, e quindi è sbottata: «È chiaro che se uno comincia a dire "no", perché noi dovremmo mettere lì una paccata di miliardi e poi dire "voi diteci di sì"? No, non si fa così».

Aggiungendo espressioni notoriamente urticanti per i sindacalisti, come «smantellare le protezioni» e «più facilità di uscita». La parola chiave della riforma, ha infatti spiegato, è «inclusione invece di segmentazione. Vuol dire dare effettiva parità di accesso al mercato del lavoro. Significa smantellare le protezioni che si sono costituite, che spesso sono state motivate da buoni principi ma che hanno implicazioni di conservatorismo molto forte, fino alla difesa dei privilegi». Il governo non è così ingenuo da pensare che la riforma possa far ripartire immediatamente la crescita e l'occupazione, ma è un «prerequisito fondamentale». Serve un mercato del lavoro «più dinamico», e «in un mercato del lavoro dinamico c'è maggiore facilità di entrata e un po' più di facilità di uscita». Evidente il riferimento al superamento dell'articolo 18.

E' ancora presto per giudicare, ne sappiamo ancora poco, ma riguardo i nuovi ammortizzatori il mantenimento della cassa integrazione straordinaria (Cigs) non è certo un buon segnale. Obiettivo del ministro Fornero è (era?) un sistema fondato su due pilastri: cassa integrazione ordinaria e sussidio di disoccupazione universale. Invece sembra aver ceduto alle pressioni delle parti sociali (compresa Confindustria) e quindi si andrebbe verso un sistema tripartito: Cigo-Cigs-Aspi. Ma accettando di lasciare in vita la Cigs, sia pure escludendola nei casi di aziende che chiudono, il sistema resterebbe comunque troppo squilibrato a tutela del "posto" piuttosto che del lavoratore, non accelerando le ristrutturazioni delle imprese. Giudicheremo nei fatti che riforma ci darà, ma intanto è importante non soccombere dialetticamente ai sindacati.

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