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Gli aspetti giuridici del dibattito sulle restrizioni alla vendita e al porto d'armi negli Usa dopo l'ennesima strage in una scuola sono stati egregiamente riassunti da Alessandro Tapparini per America24. E ci aiutano a capire come la questione abbia radici profondissime, e attenga sostanzialmente alla concezione che si ha del rapporto tra Stato e libertà individuali. Al di là del fatto se debbano esserlo o meno, lo Stato, i poteri pubblici, sono davvero così onnipotenti, efficienti e infallibili da rendere superfluo per i cittadini acquistare e portare con sé armi per difesa personale o, al limite, in linea teorica, per esercitare un implicito diritto di “resistenza” a un governo divenuto tiranno? Già, perché i costituenti americani probabilmente non hanno voluto disarmare i cittadini neppure nei confronti del loro governo.
Anche volendo, e soprattutto in un territorio vasto come quello americano, non esisterà mai una forza pubblica che possa dire al cittadino “rinuncia alle armi, ti proteggiamo noi”, senza timore di venire meno alla promessa. Quello che l'esperienza dimostra, anche nelle città della nostra “civile” Europa, è che malintenzionati e squilibrati le armi da fuoco riescono quasi sempre a procurarsele e l'azione repressiva delle forze dell'ordine è più che altro postuma (vedi Breivik in Norvegia). Il risultato è che il cittadino viene privato di un mezzo personale di difesa per affidarsi ad un mezzo pubblico che in caso di bisogno difficilmente arriverà a soccorrerlo prima che sia troppo tardi.
Ora, ammesso e non concesso che un divieto totale (che non c'è nemmeno in Italia!) o ragionevoli restrizioni, che esistono anche negli Usa in alcune zone (tra cui il Connecticut), potessero impedire ciò che è accaduto a Newtown, da un punto di vista “di principio”, filosofico, bisogna capire se stragi come questa non siano che il triste prezzo da pagare a un'idea, una concezione del rapporto tra Stato e libertà individuali, per la quale qualsiasi limite a queste ultime, per rendere possibile la convivenza, non deve mai presupporre l'onnipotenza e l'infallibilità della macchina statale.
D'altra parte, la Corte suprema nel difendere con forza il Secondo Emendamento ha però aperto ad alcune restrizioni ragionevoli. Puoi bandire del tutto le armi da fuoco, ci sono paesi in cui persino la polizia è praticamente disarmata, ma poi arriva uno come Breivik e si torna al punto di partenza, cioè a chiedersi: perché?
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