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Thursday, December 13, 2012

Il Ppe sceglie Monti, ma Monti sceglierà il Ppe?

L'invito a partecipare al vertice del Ppe di oggi a Bruxelles si è trasformato per Monti in una sorta di investitura: più o meno tutti i leader - Merkel e Berlusconi compresi - gli avrebbero chiesto di candidarsi premier. Che di fatto Berlusconi ne esca sconfessato conta poco, a questo punto è secondario: non coltivava certo l'ambizione di tornare a Palazzo Chigi. Piuttosto, che il Ppe candidi Monti così esplicitamente getta nello scompiglio Bersani. Ma il premier accetterà di farsi candidare dal Ppe, quindi di schierarsi, tradendo la lealtà di Bersani e del Pd? E avrà il coraggio di correre apertamente per la premiership, l'umità di rimettersi al giudizio degli italiani, rischiando di bruciarsi per il Colle? Continuo a dubitarne.

Le parole di Bersani, «disponibile ad un dialogo con le forze del centro europeiste e costituzionali» in «qualsiasi condizione numerica» dovesse ritrovarsi dopo il voto, cioè che riesca o meno a conquistare la maggioranza dei seggi in entrambe le Camere, rivelano l'errore storico che rischiano di commettere Monti e i "montiani" di diversa estrazione (terzopolisti mancati, montezemoliani e pdiellini). Monti e tutti coloro che auspicano un Ppe italiano "de-berlusconizzato", dovrebbero tenere ben presente che in tutti i paesi europei i popolari sono espressione di un elettorato di centrodestra, non solo di centro, e che nessuno di quei partiti si presenterebbe mai non in alternativa ma come stampella della controparte socialista. Quindi, una candidatura Monti in chiave Ppe avrebbe senso solo nello schema di una sfida bipolare, maggioritaria, non se il gioco è stare nel mezzo. E' ciò che invece rischia di accadere in Italia, se solo allo scopo di isolare, e liquidare Berlusconi, Monti e i montiani non avranno il coraggio di smarcarsi dal tentativo di abbraccio del segretario del Pd, che ha bisogno di un contrappeso centrista per rendere credibile agli occhi dell'Europa e dei mercati la sua alleanza sbilanciata a sinistra e che teme, invece, che attorno a Monti leader si possa coalizzare un nuovo centrodestra alternativo, e vincente, rispetto al suo «squadrone».

Resta difficile vedere il professore accettare di misurarsi nella competizione elettorale, avendo una concezione della democrazia per "titoli", come fosse un concorso, e non per voti, che non si abbasserebbe a chiedere. Il ruolo meno coraggioso, più scontato e comodo che potrebbe preferire, restando apparentemente super partes, è quello di "legittimatore", garante (da Palazzo Chigi o dal Quirinale), di una maggioranza di centro-sinistra. Alla Ciampi, insomma. Se lo volesse, potrebbe davvero ridisegnare il sistema politico, normalizzandolo in senso europeo (Ppe vs Pse), ma dovrebbe mettersi alla testa di una nuova offerta di centrodestra: o riorganizzando le truppe esistenti, oppure – se comprensibilmente non vuole offrire coperture o zattere – scavalcando del tutto il vecchio ceto politico. La sua presenza al vertice del Ppe di oggi rafforza un'«affinità» culturale già più volte espressa, accentua l'isolamento di Berlusconi ma getta anche un'ombra su Bersani, nella misura in cui sembrerebbe preludere a una candidatura a premier in nome del Ppe. Questa «affinità» però per aver un senso, una funzione storica, si deve trasformare in qualcosa di più: non una manovra centrista per arrivare al Colle, ma una candidatura in uno schema di sfida bipolare, maggioritaria.

3 comments:

Cachorro Quente said...

Secondo me se Monti si candida in una coalizione "deberlusconizzati" niente impedisce agli elettori di centro-destra (i cosiddetti moderati) di votarlo.
Non si capisce perchè ci voglia l'avallo o la collaborazione di Berlusconi, nè perchè e in che modo Casini e Montezemolo dovrebbero risultare ideologicamente indigesti ai suddetti moderati.

A meno che tu non ritenga gli elettori di centro-destra degli sprovveduti, oppure delle persone tanto rigorose in senso liberista da rifiutare qualsiasi scelta centrista (che però si aspettano una rivoluzione liberale da parte di Berlusconi. Quindi, nuovamente, degli sprovveduti).

JimMomo said...

No, non è questione di liberismo (so bene che ce ne sono pochi tra i cosiddetti "moderati"), né di avallo di Berlusconi. Casini, e anche Montezemolo, odorano di alleanza con Bersani, per questo nonostante la crisi nera del Pdl (dal 37 al 15%), Casini è ancora al 5 e Montezemolo supera a stento il 2%. Berlusconi o no, per poter competere con il Pd un'offerta di centro o centrodestra dev'essere chiaramente alternativa, se no non supera il 10%. Questo penso. Se Monti alla testa di un centrodestra in uno schema bipolare (Ppe vs Pse) può farcela, se invece manovra centrista in suo nome si brucia.

taron said...

Una candidatura Monti alla testa del cdx sarebbe un suicidio per il cdx,visto che non c'è un solo elettore che lo vede di buon occhio.