Pagine

Showing posts with label abu abbas. Show all posts
Showing posts with label abu abbas. Show all posts

Friday, November 30, 2012

Perché il voto di ieri all'Onu non è per la pace, ma solo anti-israeliano

Parlamento e Farnesina esautorati: nelle mani di chi è finita la politica mediorientale italiana?

Dunque, come ampiamente previsto l'Assemblea generale ha approvato la risoluzione che sancisce per la "Palestina" all'Onu lo status di «Stato osservatore non membro». Hillary Clinton ha bollato il voto come «controproducente» per il processo di pace. Ancor più duramente ha reagito Israele: «Andando all'Onu i palestinesi hanno violato gli accordi (di Oslo, ndr), agiremo di conseguenza». «Grande delusione» è stata trasmessa dall'ambasciata israeliana a Roma per la scelta dell'Italia. Dalle ricostruzioni di stampa di questa mattina emerge che:
1) più che dalla presunzione di rilanciare il processo di pace, la scelta del governo italiano di votare "sì" è stata dovuta alla preoccupazione di non restare indietro rispetto agli altri Paesi europei del Mediterraneo nei «buoni rapporti» con i Paesi arabi. Altro che pace e questione palestinese, una scelta d'amicizia!
1a) ha giocato un ruolo anche l'idea di indebolire il premier israeliano Netanyahu in vista delle prossime elezioni politiche. Ma la mia sensazione è che, invece, alla lunga questo voto lo rafforzerà e radicalizzerà le posizioni dell'opinione pubblica israeliana. E' comunque scandaloso che Netanyahu venga equiparato ad Hamas come ostacolo alla pace.
2) gli Stati Uniti avevano chiesto all'Italia di votare "no", ma Obama non si è speso personalmente per convincere gli alleati europei. E per il fatto che non ci sono stati «contatti ai massimi livelli», il nostro sì «non si è trasformato in una questione di vita o di morte». Un altro successone di Obama, insomma.
3) il governo italiano, come conferma anche stamattina il ministro Terzi, ha concesso il suo sì all'Anp a tre condizioni: accettare che il riconoscimento dello Stato palestinese può arrivare «solo ed esclusivamente» attraverso il negoziato e l'intesa diretta tra le parti; non sfruttare il nuovo status per adire la Corte penale internazionale; impegnarsi a riaprire «immediatamente» il negoziato con Israele «senza pre-condizioni». Le stesse condizioni erano state poste da altri paesi europei, come la Gran Bretagna, che però si è astenuta, perché l'Anp non ha accolto, almeno ufficialmente, nessuna di queste tre condizioni. E anzi, è evidente anche ai più sprovveduti osservatori che l'insistenza dei palestinesi per ottenere il nuovo status all'Onu è dovuta precisamente all'obiettivo di usarlo per esercitare ulteriore pressione giuridica e politica su Israele, anche ricorrendo alla Corte penale internazionale.
4) ed emergono, infine, inquietanti risvolti dal punto di vista istituzionale: se è vero che Napolitano ha avuto un peso determinante sulla decisione del governo, allora siamo fuori - per l'ennesima volta - dal dettato costituzionale: o l'attuale e i futuri presidenti della Repubblica rientrano nel ruolo previsto dalla Costituzione, oppure diventa urgente cambiare la loro legittimazione prevedendo l'elezione diretta e popolare del capo dello Stato. Ed è accettabile che il governo abbia ribaltato la politica mediorientale senza il pronunciamento del Parlamento che l'aveva espressa, non 10 anni fa ma in questa legislatura? Sarebbe interessante, inoltre, capire se c'è anche il ministro Riccardi dietro questa scelta: la Farnesina è stata esautorata dal Vaticano e dal Ministero degli esteri di Trastevere, la Comunità di Sant'Egidio, da sempre filo-araba e filo-islamica?

Ma veniamo ai principali argomenti a sostegno del sì alla risoluzione:
1) la soluzione dei "due stati per due popoli" alla base della posizione favorevole di molti degli stati europei non è stata nemmeno citata da Abbas nel suo discorso all'Onu.
2) si concede questo riconoscimento ad Abbas perché "moderato", ma nel frattempo Israele resta oggetto del lancio dei missili da Gaza? E' pensabile far compiere passi avanti ad un processo di pace in questo modo? Servirebbe l'impegno di tutte le fazioni palestinesi - Hamas compresa - non solo quello (solo presunto) dell'Anp. Come ho cercato di spiegare nel post di ieri, al di là delle migliori (o peggiori) intezioni, l'effetto di questo voto non è sganciare la causa palestinese da quella di Hamas. L'unica cosa che si sgancia è la questione - su cui non sono affatto contrario in linea di principio - della statualità, di uno Stato palestinese, dalla questione sicurezza ed esistenza di Israele. Se la prima viene affrontata, muove passi avanti, al di fuori della bilateralità, e "gratis", senza che tutte le fazioni palestinesi si impegnino ad assicurare a Israele sicurezza e diritto all'esistenza, si priva Israele dell'unica arma negoziale al di fuori della sua forza militare. A me sembra chiaro e lapalissiano, ma mi sento sempre più un pazzo nel deserto.

Wednesday, September 23, 2009

Per Hosni un pasticcio diplomatico

Alla fine l'egiziano Farouk Hosni non ce l'ha fatta. Il direttore generale dell'Unesco è la bulgara Irina Bokova, ex ministro degli Esteri e attuale ambasciatrice. Se già strideva che alla guida dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, potesse andare un censuratore di professione, per di più antisemita, che da ministro della Cultura manifestò l'intenzione di voler «bruciare personalmente i libri israeliani e sionisti», ad aggravare la posizione del candidato egiziano, nelle ore precedenti l'ultima votazione, si è aggiunta una rivelazione fornita dal diretto interessato riguardo il suo ruolo nella fuga dall’Italia di tre terroristi palestinesi coinvolti nel sequestro dell'Achille Lauro.

Nell'ottobre del 1985 Hosni era direttore dell'Accademia d'Egitto a Roma e accettò di partecipare a una manovra diversiva dei servizi segreti egiziani. L'aereo diretto a Tunisi su cui viaggiavano tre dei dirottatori, tra cui il leader Abu Abbas, fu intercettato da caccia americani e costretto ad atterrare. «I servizi segreti – racconta Hosni – mi dissero di voler ospitare i passeggeri in Accademia e io detti ordine di preparare 17 stanze, ma giunsero solo 14 persone. Mi fu chiesto di prender tempo fino a fine giornata con il procuratore italiano, che chiedeva che gli consegnassi i passaporti dei passeggeri non egiziani». Facendo credere alle autorità italiane che i terroristi fossero ancora all'interno dell'Accademia, «l'aereo ridecollò indisturbato» dall'aeroporto di Roma. Solo allora «consegnai i passaporti al procuratore, che però non trovò nulla». Negli anni '70, inoltre, Hosni era all'ambasciata egiziana in Francia dove, per sua ammissione, collaborò con i servizi del Cairo per «spiare e denunciare» gli studenti egiziani che «deviavano».

Ma neanche queste ultime rivelazioni (possibile non ne fossimo a conoscenza?) hanno convinto la Farnesina a cambiare idea. Pochi minuti prima del voto il ministro degli Esteri Frattini dichiarava alle agenzie che l'Italia avrebbe mantenuto la promessa fatta due anni fa «personalmente da Berlusconi al presidente egiziano Mubarak». Valuteremo fino all'ultimo, ma «quando si è preso un impegno, va rispettato». Il testa-a-testa (29 voti a 29) tra i due candidati si è risolto solo alla quinta e ultima votazione in favore della Bokova (31 a 27), ma sembra che l'Italia abbia mantenuto il suo impegno. Fonti della Farnesina interpellate dall'agenzia il Velino hanno smentito che l'Italia sia stata tra i Paesi che hanno fatto mancare l'appoggio promesso a Hosni, come ipotizzato invece dal New York Times, cui una fonte anonima vicina alle operazioni di voto ha confidato che sarebbero state Spagna e Italia a cambiare idea all'ultimo momento, come pure sarebbe stato comprensibile alla luce delle ultime rivelazioni su Hosni che riguardano il nostro Paese. Subito dopo la votazione Frattini si è comunque complimentato con la Bokova, dicendosi convinto che «sarà un ottimo direttore dell'Unesco».

Anche la Francia avrebbe sostenuto Hosni, e persino gli Stati Uniti di Obama (almeno pubblicamente), come gesto di apertura nei confronti del mondo arabo, ma non sappiamo se fino all'ultimo abbiano votato in suo favore. Resta il fatto deprecabile che il governo italiano ha sostenuto alla guida dell'organizzazione per la tutela della cultura di tutte le nazioni del mondo un uomo che nella vita non ha fatto altro che disprezzare la cultura altrui. Non solo da ministro e da agente dei servizi segreti ha censurato e represso studenti e intellettuali nel suo Paese, ma approfittando della sua immunità diplomatica ha intralciato le autorità italiane per favorire dei terroristi. Il governo non ha voluto sentire neanche la voce di molti parlamentari del Pdl, da Fiamma Nirenstein a Benedetto Della Vedova, da Edmondo Cirielli a Luigi Compagna.

E alla già pessima figura si è aggiunta la beffa: Hosni non è stato eletto. Sostenere un candidato poco presentabile in nome della realpolitik e dei buoni rapporti con i nostri vicini egiziani può anche avere un senso, ma affondare insieme alla sua candidatura, quando diventa evidente che non riscuote il consenso necessario, somiglia troppo a un pasticcio diplomatico. Qualcuno avverta Fini: forse anche la politica estera dovrebbe rientrare tra i temi di cui discutere all'interno del partito.