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Friday, December 02, 2005

Sussidi cattolicisti e nascere sudditi

Un assegno di 350 euro mensili dal terzo mese di gravidanza fino al parto per le donne con reddito inferiore a 25 mila euro. Emendamento a firma Fioroni-Bindi-Turco, subito ribattezzato «evita-aborti». Nell'editoriale di ieri dal titolo "La natalità dell'Ulivo", Antonio Polito concordava con la misura, in grado a suo avviso di incentivare la natalità. Oggi su il Riformista due lettere dissentono:
Caro direttore, non chiamiamoli assegni «per non abortire». È coerente con il materialismo cattolicista - non cattolico - ritenere che poche centinaia di euro possano dissuadere da una drammatica scelta di coscienza. Ma è ipocrita: quale cifra, e per quanti anni, può bastare a superare il disagio economico e sociale? Insomma, trascorsi i pochi mesi del sussidio, quel figlio che "dura" per tutta la vita con cosa lo si fa campare? Da alibi morale, il sussidio diviene operazione ideologica definendolo «evita-aborti». Perché non facciamo figli? C'entra forse che finiamo gli studi fra i 28 e 30 anni? C'entrano affitti e mutui alle stelle e banche che non finanziano le idee? Siamo sempre lì: Education Education Education. La crescita economica, un'elevata mobilità sociale (quindi con relativa facilità a intraprendere un proprio percorso individuale e di coppia), servizi sociali di qualità (non solo statali), creano il contesto, la disponibilità d'animo e le premesse economiche che incentivano la natalità. «Possiamo creare delle opportunità, ma non possiamo gestire le vite o gli affari delle persone» (un certo Tony Blair). Cordiali saluti
Federico Punzi


E il prof. Valerio Filoso, della Federico II di Napoli, scrive:
Quando, durante un normale corso di studi superiori (intendo scuole superiori), si arriva al periodo fascista e alle incredibili politiche sociali del ventennio, è d'obbligo che la classe - all'unisono e plasticamente diretta dal profondo senso morale della professoressa - arricci il naso quando si parla della famigerata "Tassa sul celibato", un'imposta escogitata all'interno della politica demografica fascista in modo da dissuadere gli individui a sposarsi tardi o dal non farlo del tutto. Stranamente, oggi, quando si propongono sussidi alle famiglie numerose o alle giovani coppie, l'arricciamento degli stessi nasi non è d'obbligo, anzi è doveroso assumere un'aria greve e preoccupata per le sorti demografiche dell'Italia e dell'Europa. Un po' di semplice algebra dimostra che una tassa su una certa condizione (per esempio il celibato) è sostanzialmente equivalente a un sussidio sulla condizione alternativa (la famiglia, per continuare l'esempio). Insomma, si tratta sempre di politica demografica, di interferenze con il campo delle scelte individuali, ovvero, si tratta di fascismo.
Ebbene, Polito ha la premura di rispondere:
Caro Filoso, le politiche della natalità non le hanno praticate solo i regimi fascisti, ma fior di socialdemocrazie europee. Caro Punzi, gli assegni come è ovvio non bastano, come al solito serve ben altro. Solo che con il «benaltrismo» non si comincia nemmeno. Cari Filoso e Punzi, la crisi demografica è l'aspetto più preoccupante del nostro declino.

La crisi demografica «l'aspetto più preoccupante del nostro declino»? Malvino non ha esitato, già in tarda serata, a controbattere, e speriamo di vedere la sua lettera pubblicata sabato.

"La crisi demografica è l'aspetto più preoccupante del nostro declino": questa è la sua risposta, caro direttore, a due lettori che avevano espresso pesantissime ma lucidissime obiezioni ad un suo editoriale (La natalità dell'Ulivo, 1.12.2005) che in buona sostanza sposava la tesi secondo la quale una donna rimane salda nella decisione presa di abortire, se le sue finanze sono sotto di 350 al mese, sennò chissà, può anche venirle voglia di dare il suo contributo alla soluzione della detta crisi demografica. "Si tratta di fascismo" aveva scritto Valerio Filoso; da Federico Punzi l'accusa di illiberalismo le era stata fatta in modo meno ruvido, ma non meno efficace, perché rammendandole il "suo" Blair ("Possiamo creare delle opportunità, ma non possiamo gestire le vite o gli affari delle persone"). Bene, caro direttore, con quella sua risposta secca e sbrigativa, lei mi estorce ammirazione e stima, e mi precipito a motivarle, anche se nel merito sono in totale disaccordo con lei e in totale accordo con Filoso e Punzi. Il nodo demografico, che è il cuore vero di ogni pomposa retorica clerico-fascista, di ogni subdolo velleitarismo neocentrista, di ogni rozzo qualunquismo leghista, in lei - complimenti - è nudo. E questo, vedo, le dà agio di presentarcelo come pragmatismo, la virtù che ha il suo gradiente tra il galantuomo di mondo e il consigliere del Principe (ma in senso gramsciano). Ma la questione di un assegno evita-aborti, se consente, è della stessa specie del "reddito di cittadinanza": è l'obolo che fa il pezzente. Nella nostra fattispecie: l'assegno evita-aborti fa nascere sudditi. Cordialità

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