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Monday, January 07, 2008

Forza e debolezza della democrazia

Proseguendo qui un discorso cominciato in altra sede...

Certo che no. La decisione presa a maggioranza può benissimo essere anti-democratica o dimostrarsi semplicemente sbagliata. Se le decisioni della maggioranza, in quanto deliberate da una maggioranza, fossero sempre le migliori, non ci sarebbe l'esigenza di tutelare la minoranza fino al punto di consentirgli di divenire essa stessa maggioranza. Ho letto e condiviso da cima a fondo quel tuo ragionare di qualche giorno fa. E in definitiva corrisponde a quell'approccio degli americani (repubblicani o democratici) in politica estera che gli europei di solito non comprendono. Molti europei tendono a ritenere che il vero tollerante/democratico debba tollerare anche l'intollerante/non democratico. Molti americani invece no, perché hanno una concezione più contrattualistica della democrazia e delle regole che fanno di un gruppo di individui una società.

Per godere dei diritti di cittadinanza previsti dalla costituzione Usa non basta essere uomini o donne, si deve avere sottoscritto il contratto e lo si deve rispettare. Al di fuori del patto, homo homini lupus. Ecco perché, con individui, gruppi o stati esteri l'America è una democrazia nient'affatto tollerante, a volte sanguinaria, e mai gli americani saranno disposti a cedere fette di sovranità o di giurisdizione a organismi internazionali in cui siedano individui, gruppi o stati che aderiscono ad altri contratti o a nessuno.

Detto questo, credo anche che per sua natura la democrazia sia portata ad avere una soglia di tolleranza più alta nei confronti dei suoi nemici rispetto ad altri sistemi di governo. Di norma il rischio che qualche partito anti-democratico possa ottenere rapppresentanti in Parlamento, e che opinioni anti-democratiche possano diffondersi, è ritenuto preferibile rispetto al rischio che si corre attribuendo a una qualche autorità pubblica il compito di limitare la libertà d'espressione e l'istituto della rappresentanza. Non bisogna pensare allo Stato e alla democrazia hegelianamente, come a degli Enti in sé. A rappresentarli sono sempre uomini o gruppi di uomini, con i loro interessi e le loro debolezze.

E' la forza e al tempo stesso la debolezza della democrazia. E' naturale che sia così. La democrazia deve certamente dotarsi di meccanismi di difesa nei confronti di chi pone una sfida al suo stesso principio fondante. Ma oltre che efficaci, essi devono essere anche "democratici": meglio un po' meno efficaci che non rispettosi dei principi democratici. Il sistema più efficace, e rispettoso della democrazia, di tutela dalle decisioni anti-democratiche prese dalla maggioranza è quello di prevedere checks and balances: divisione dei poteri, in senso orizzontale e verticale, corti che giudichino la conformità costituzionale degli atti del legislatore e del governo.

Dunque, siccome stai ponendo un problema di tutela della democrazia dalle decisioni della maggioranza che potrebbero rivelarsi anti-democratiche, hai tu l'onere di proporre una misura di tutela specifica, ulteriore a quelle esistenti, che però abbia la caratteristica di non negare o limitare essa stessa i principi fondamentali di una democrazia. E' tutto qui il problema. A condizione che non vi siano ostacoli formali o sostanziali all'elezione di un presidente ateo, il solo fatto che nessun ateo venga eletto presidente (o che nessun ateo si candidi o si proclami tale) a causa di un pregiudizio degli elettori, in realtà tutto da provare (bisognerebbe indagare le motivazioni di voto di milioni di persone), non mi pare tale da giustificare un intervento limitativo della libertà d'espressione dei candidati.

Il proclamarsi credente di una qualunque confessione non basta a bollare un candidato come "anti-democratico". Un giudizio di incostituzionalità deve riguardare atti, non persone. E' sull'operato successivo di quel candidato una volta eletto presidente, semmai, che dovrà esserci supervisione da parte degli organi preposti e dell'opinione pubblica. Limitare la libertà d'espressione dei candidati impedendogli di dichiarare la propria fede, o addirittura di basarvi tutta la propria campagna elettorale, è un prezzo troppo alto da pagare in democrazia per tutelare le concrete possibilità di un candidato ateo di essere eletto.

Mi sembra che al pari di un certo Marcello Pera ti preoccupi che il voto della maggioranza divenga un valore "di per sé". Ma un democratico si piega alle decisioni della maggioranza anche ove le ritenga sbagliate. Sottoscrive questo patto a priori e lo rispetta a posteriori. Se quelle decisioni oltre che sbagliate le considerasse anti-democratiche, e se tutti i meccanismi preposti di check and balances fallissero nel dichiararle illegittime, allora sì, rimarrebbe la via della ribellione, anche violenta, ma sotto la propria responsabilità, accettando cioè il rischio che sia egli stesso a sbagliare, quindi ad essere il vero anti-democratico.

Nell'"idea" che hai definito "non cattiva" si avverte un senso di sfiducia nella democrazia, nell'esito dell'esercizio della sovranità popolare; di sfiducia nella libertà, in quello a cui la libertà può portare, sia essa la libertà degli individui o quella dei popoli, perché di quella libertà fa parte la libertà di sbagliare, individualmente, o collettivamente tramite i rappresentanti democraticamente eletti.

Esistono delle misure di sicurezza a tutela della democrazia. Si può proporre di rafforzarle, ma occorre fare attenzione a non cadere in correzioni autoritarie, o peggiori del male che pretendono di curare.

Eliminare in assoluto la possibilità che qualcuno, avvalendosi degli strumenti della democrazia, la distrugga, equivarrebbe a voler eliminare del tutto l'irriducibile incertezza connaturata nell'esistenza umana: impossibile e pericoloso. Quei "liberali" di cui parli sono stati sì deboli: non per aver ceduto a fascismi e comunismi, ma per aver ceduto a dei "correttivi" credendo che potessero mettere la democrazia al riparo della sua debolezza.

2 comments:

Anonymous said...

definisci democrazia.
per la definizione classica non può esistere una legge a maggioranza che sia antidemocratica, se non proprio una legge che abolisce le elezioni.
Per il resto tutte le leggi prese a maggioranza sono democratiche, la bill of right per esempio è un limite alla democrazia, che fa parte di tutto il complesso di frammentazione del potere previsto dalla rule of law americana. paradossalmente i neocon si sono scelti come paladino della democrazia la nazione meno democratica dell'occidente.

Maurizio said...

La democrazia è, nel caso migliore, imposizione delle opinioni della maggioranza sulla minoranza. Ma cosa c'è di tanto speciale nella maggioranza?