C'è da augurarsi che il "caso La Sapienza" si sia chiuso con l'adunata di questa mattina all'Angelus, dove Ruini ha astutamente convocato fedeli e opportunisti per manifestare la loro solidarietà al Pontefice, sommandosi alle migliaia di persone che avrebbero comunque, in una bella giornata di sole, affollato piazza San Pietro.
Dimostrando che all'interno delle proprie mura dimorano politici ben più abili di quelli della controparte laica, il Vaticano ha lucrato politicamente tutto quanto ci fosse da lucrare dalla stupida e intollerante protesta vetero-marxista contro la presenza del Papa all'inaugurazione dell'anno accademico all'università La Sapienza.
Da una parte ci si condanna al velleitarismo e al marginalismo, ci si accontenta di recitare da macchiette del "laicismo", fingendo di non capire che un conto è dimostrare il proprio dissenso dalle posizioni del Papa, tutt'altro è protestare con lo scopo dichiarato di ottenere l'annullamento dell'«incongruo» evento. E' la differenza che passa tra il diritto alla critica - e quindi tra la libertà d'espressione - e l'intolleranza, che ha fornito al Papa un valido argomento per trarre un grande vantaggio politico da una scomoda contestazione. Si è contestata - e malamente - la presenza stessa del Papa, prima che le sue posizioni e le sue idee. Questo è stato l'errore. Fingono di non capirla la differenza, alcuni sedicenti laici, ma finiscono per ingannare solo se stessi.
Dall'altra parte, invece, il rischio è di apparire un poco ridicoli quando si grida alla censura. E' palesemente falso che in Italia, o in Europa, lo spazio pubblico sia precluso al Papa, alla religione e alla cultura cattolica. Le tradizioni, le processioni, gli eventi, le presenze televisive, le programmazioni culturali non solo trovano aperti in Italia, come da nessun'altra parte nel mondo, gli spazi e i poteri pubblici, ma anche enorme risonanza sui media. E non c'è bisogno di sofisticate indagini e statistiche per accorgersi che nei tg le presenze del Papa e di altri esponenti delle gerarchie vaticane superano quelle del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica.
E l'episodio di intolleranza avvenuto a La Sapienza? Episodi purtroppo sempre più frequenti - e sempre troppo sottovalutati quando riguardano "vittime" meno illustri - all'interno delle nostre università, dove gruppi minoritari, ideologizzati, organizzati e disposti a creare un clima di minaccia e di violenza, riescono a condizionare, a volte ad impedire, lo svolgimento di eventi pubblici di dibattito. Le "vittime" sono di volta in volta altri studenti dalle diverse idee politiche, ministri, intellettuali, ambasciatori o esponenti del governo israeliano. Un'intolleranza che non ha colpito solo il Papa.
E' falso che in Italia la religione sia relegata nello spazio privato delle coscienze. Nelle strade, nelle piazze, in tv, in Parlamento e in politica, sappiamo tutti che non è così. Piuttosto, ci si dovrebbe chiedere - e dovrebbero chiederselo per primi i credenti - da chi e come viene fruito questo spazio pubblico. Sempre più monopolizzato dalle gerarchie, che ne fanno un uso politico sempre più in senso stretto, muovendosi come partito, lobby, Stato nello Stato che si vorrebbe etico.
P.S. Sorprendono positivamente, oggi, le parole del cardinale Tettamanzi, che in una lettera a divorziati e separati scrive: «Anche la Chiesa sa che in certi casi non solo è lecito ma può essere addirittura inevitabile prendere la decisione di una separazione: per difendere la dignità delle persone, per evitare traumi più profondi, per custodire la grandezza del matrimonio, che non può trasformarsi in un'insostenibile trafila di reciproche asprezze». Solo parole, per ora, un timido segnale di apertura, in attesa di un fatto concreto, per esempio permettere a separati e divorziati di ricevere la comunione. Lo dice la parola: fino ad allora, è ovvio, non si potranno sentire in comunione con la loro Chiesa. Anche divorziare può essere un modo per onorare la "verità" del sacramento del matrimonio.
1 comment:
Questioni di linguaggio:
- Angelus definito "adunata", con le ben note coloriture fasciste.
- Le persone che han deciso di raccogliere un invito trattate da pecore (certo mi potrei sbagliare e nell'intentio auctoris c'era solo un riferimento evangelico, ma dubito).
Gia' solo questi dettagli denotano un peggioramento: non siamo nemmeno piu' all'anticlericalismo, siamo alla superiorita' antropologica, che speravo rimanesse patrimonio di tristi figure stile Serra, Scalfari o un Odifreddi qualunque.
Jim Momo credi davvero che sia mai possibile un dialogo (che dovrebbe avvenire, dato che si vive nello stesso paese) su queste basi?
PS: le cose dette da Tettamanzi sono normale dottrina della Chiesa, ripetuta e spiegata come deve fare periodicamente un buon vescovo. Presentarle come "timida apertura" denota come al solito scarsa conoscenza del tema su cui si vuol, nondimeno, scrivere...
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