Non l'avevo letta questa carta dei valori del Partito democratico in cui sono impegnati intellettuali del calibro, si fa per dire, di Alfredo Reichlin (di cui avevamo già parlato qualche giorno fa).
Devo dire che nemmeno lo leggerò questo «Manifesto», ché mi bastano gli estratti riportati oggi nell'editoriale di Piero Ostellino, sul Corriere della Sera.
Una marmellata di buonismo, solidarismo, anticaglie marxiste, che dimostra l'ignoranza assoluta dei processi che regolano la vita economica e sociale di una moderna democrazia liberale.
La pretesa e l'ossessione di prevedere e gestire il cammino "provvidenziale" della storia, di assicurare un tipo di libertà «sostanziale», e uno «sviluppo umano della persona», l'"uomo nuovo" dei peggiori stati etici, pare di capire.
Passaggi da brivido, che dopo lo stupore iniziale suscitano una rassegnata tenerezza. Questi qui non capiranno mai. Non potendo più mettere in discussione il capitalismo, l'economia di mercato, i concetti di "dispersione delle conoscenze", alla base della sociologia moderna (Max Weber), dell'individualismo metodologico (Friedrich von Hayek) e della società aperta (Karl Popper), secondo cui gli uomini, nella libertà, producono «inconsapevolmente» benefici pubblici attraverso comportamenti individuali non prevedibili e programmabili, non potendo più confutare tutto ciò che ha reso perdenti le teorie in cui hanno creduto, gli resistono sentimentalmente. Solo quello. Poveretti.
1 comment:
E' comunque disponibile, quel "Manifesto", in rete? non riesco a trovarlo
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