Mai vista tanta fuffa in giro, e tanti creduloni finti o veri come in questo periodo. Che barba che noia, per fortuna che tra poco stacco per qualche giorno, ma non sarà mai abbastanza per trovare qualcosa di diverso al mio ritorno. C'è ancora chi crede che le vicende cui assistiamo da giorni abbiano a che fare con la legalità, o con l'etica addirittura. Si tratta invece di meschine lotte di potere all'interno di un partito, su cui le opposizioni fuori e dentro il Parlamento tentano pateticamente di far leva. Non credo che ci siano politici - di primo piano o di sottobosco - imprenditori, intrallazzatori o millantatori di ogni genere che non abbiano mai attivato le proprie conoscenze - vere o presunte - per ottenere un favore (a buon rendere), un aiuto, una raccomandazione, una certa nomina o una decisione gradita, o anche solo un briciolo di notorietà in questo teatrino. Piaccia o non piaccia, la politica è anche questo. Il guaio è quando è solo questo, ma qui si apre un altro discorso, che su questo blog ho già trattato parecchie volte: più girano soldi, più è grande la somma di denari che lo Stato - quindi la politica - si trova a gestire, più questo circo cresce di dimensioni e di intensità, e non ci puoi fare niente.
Ma il guaio è anche quando per ipocrisia o interesse si guarda da una parte sola. Ed ecco un gruppo di sfigati che diventano i "furbetti" dell'eolico, mentre non si va a rovistare tra le telefonate e i contatti mossi dai veri padroni dell'eolico in Italia. Poco importa che il termine "cricca" sia emerso da un'intercettazione in cui ci si lamenta del fatto che se non sei amico di Veltroni o Rutelli non lavori; poco importa che i giudici della Consulta - come d'altra parte tutti, giudici e politici - non vivono sotto una campana di vetro, hanno le loro frequentazioni, i loro contatti, persino le loro idee politiche. Solo che certi contatti diventano un'associazione segreta eversiva, altri li chiamano salotti buoni. Cosa importa se un presidente della Camera abusa sfacciatamente della sua carica istituzionale per mettere in difficoltà il suo avversario all'interno del suo partito, che guarda caso è anche premier (ma i "guardiani" della Costituzione tacciono). Stiamo oltrepassando il senso del ridicolo.
Tutti colpevoli nessun colpevole? Mai, questo mai. Ma ho la vaga sensazione che tra qualche mese o anno sarà più o meno questo il verdetto che uscirà dalle sentenze, quelle vere, emesse dai tribunali. E noi staremo qui a polemizzare sui trafiletti che i giornali avranno dedicato ai proscioglimenti o alle assoluzioni di quanti oggi vengono additati al pubblico ludibrio. Personaggi sgradevoli quanto si vuole, poco presentabili, con la sola colpa di sgomitare, come tutti, ma per il verso politicamente scorretto. Qui non si hanno certezze, ma diciamo che visti i precedenti non scommetterei i famosi due euri su condanne eclatanti. Intanto, però, il polverone di questi giorni sarà servito ai disegni di molti. Va bene così, dimissioni a go-go, godetene tutti, date sfogo al vostro moralismo, nutrite la bestia, ma poi non lamentatevi quando capiterà a voi.
A Bocchino è già capitato di finire nel tritacarne per le sue frequentazioni e qualche telefonata un po' ingenua, e dovrebbe ringraziare il fatto che all'epoca nel suo partito di Bocchino come oggi non ce ne fossero. Granata fa il moralista a Roma, ma in Sicilia quanto si sentiva a suo agio da assessore nella giunta dell'indagato per mafia Cuffaro... e quanto si sente a suo agio ancora oggi, a sostenere l'indagato Lombardo. E' vero, le stagioni politiche cambiano, le idee anche, ed è legittimo, per carità, ma se cominciano a sventolare come bandierine da un mese all'altro, qualche sospetto dovrebbe cominciare a sorgere.
Devo dire che qui si era capito da mesi quale sarebbe stato il vero punto di rottura di Fini. Certo non questioni come l'immigrazione, la cittadinanza, la bioetica, il Mezzogiorno, la politica economica, temi su cui il Pdl è in grado di assorbire posizioni diverse. Ciò su cui non è possibile alcuna mediazione, almeno finché c'è Berlusconi, è il no al giustizialismo. Fini, con buona pace di Ferrara, ha trovato nella legalità l'arma perfetta per la sua guerriglia di logoramento a Berlusconi. Perché è pur sempre un tema "di destra", e perché può trovare preziosi fiancheggiatori dentro e fuori il Parlamento: può sfruttare gli spunti offerti da procure e gazzette delle procure, e pazienza se il prezzo da pagare è venire sfruttato a sua volta.
E' anche vero che il governo ci sta mettendo del suo. Solo una manica di incapaci buoni a nulla può farsi dare dell'"imbavagliatore" per due anni per portare a casa una legge inutile, quando avrebbe potuto metter mano ad una vera e trasparente riforma complessiva della giustizia che prevedesse, tra le altre cose, pesanti disincentivi in capo ai magistrati per scoraggiare fughe di notizie durante le indagini. Non che sarebbe servito ad evitare le polemiche, ma almeno avrebbero combattuto per qualcosa di davvero efficace.
Ormai al giustizialismo ci siamo assuefatti. Fini ha dato la stura a tutti i forcaioli di destra. Lo cavalca per rifarsi una verginità politica (prima era il fascismo, oggi il berlusconismo), ma la cosa patetica è che non si rende conto che, dovesse un giorno arrivare dove spera di arrivare (non succede, ma se succede...), verrà spazzato via in men che non di dica dalla bestia che lui stesso sta contribuendo ad alimentare. Auguri.
2 comments:
se lo meriterebbe.
è solo un surrogato democratico-cristiano.
ciao.
io ero tzunami
1 minuto dopo la dipartita del Cavaliere tornerebbe ad essere sporco fascista o farebbe la fine di Martelli.L'unica cosa chiara di questa storia è il fatto che dopo
un assaggio di governo "tecnico"
e valanga di tasse le lamentazioni
arriverebbero alle stelle.
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