"Cercasi radiologo targato Ds". "AAA. Cercasi pediatra vicino An". "AAA. Cercasi neurochirurgo convintamente Udc". «Dovrebbero avere l'onestà di pubblicare annunci così, i partiti: sarebbero più trasparenti. Perché questo emerge dalle intercettazioni della "Mastella Dynasty": la conferma che la politica ha allungato le mani sulla sanità. Padiglione per padiglione, reparto per reparto, corsia per corsia... è in corso da anni, ma diventa sempre più combattuto e feroce, un vero e proprio assalto dei segretari, dei padroni delle tessere, dei capicorrente al mondo della sanità. Visto come un territorio dove distribuire piaceri per raccogliere consensi».
Scopre l'acqua calda Gian Antonio Stella. E davvero serviva un caso Mastella per far rimanere sbigottito Francesco Merlo. La mala-politica delle clientele e delle raccomandazioni portata alla luce in queste ore non è forse già da tempo, molto tempo, una realtà sotto gli occhi dei cittadini, che semmai i grandi giornalisti hanno avuto qualche "pudore" di troppo nel raccontare?
«Ad ogni intercettazione, ad ogni retroscena, ad ogni rivelazione non viene fuori il reato della politica, ma la mancanza di dignità della politica. E la dignità, almeno per noi, vale più del Diritto», ma la mancanza di dignità non è penalmente perseguibile.
Dunque, Merlo si pone finalmente la domanda giusta su tutta questa vicenda: «Può un giudice dar corpo giudiziario all'umore popolare - e qualunquista - contro lo strapotere della politica?» Si risponde che «da quel che sinora è venuto fuori, quest'inchiesta sembra appartenere alla famiglia delle inchieste di Potenza, a quelle indagini italiane, sempre più frequenti, che non al codice penale rimandano ma al moralismo ideologico e alla giustizia spettacolo, alla ruota del pavone. Perciò, come dicevamo, in questa vicenda giudice e imputato finiscono con il somigliarsi».
Purtroppo, ecco come conclude il suo articolo, mancando l'ultimo miglio, Francesco Merlo: «Oggi contro il familismo di Stato, contro i cugini delle mogli, contro gli oncologi di partito, sembra che il qualunquismo abbia scelto le procure. Alle fine tutti pensano di essere lo Stato. Dobbiamo rassegnarci che non ci sia lo Stato, ma un affollamento di surrogati di Stato?»
Non si tratta di «surrogati di Stato», non è che «non ci sia lo Stato», è proprio questo che abbiamo davanti lo Stato all'ennesima potenza. Ma sarebbe più corretto dire, per non confondere potenza con efficienza, lo Stato al massimo della sua espansione.
Ciò che davvero ci acceca, ci impedisce di cogliere le radici del problema, è l'idealizzazione dello Stato, come se davvero fosse un ente dotato di moralità e imparzialità proprie. A gestirlo sono pur sempre, e saranno sempre, gruppi di privati. Abolirlo, dunque? Certamente no, perché certe sue funzioni sono insostituibili. Ma cominciare ad avere consapevolezza di ciò che realmente lo Stato è: un male necessario, sopportabile a piccole dosi, purché i gruppi di privati chiamato a gestirlo siano eletti democraticamente e sostituibili; purché le risorse della collettività e gli ambiti di intervento a loro affidati siano ridotti allo strettamente necessario.
A chiarire alla perfezione il concetto è Stefano Magni:
«Dove è tutto lo scandalo per Mastella? E' vero che la sua famiglia usava la burocrazia statale come casa propria? E' vero che nominava i suoi amici e i suoi fidi a capo di enti pubblici e ospedali? Non è detto che queste cose su cui si sta indagando siano vere. Ma se lo fossero? Sarebbe ordinaria amministrazione: si chiama Stato. Lo Stato è l'insieme dei politici, ciascuno con i propri interessi privati, più o meno pericolosi per gli altri. Se affidi un'attività importante come la sanità allo Stato, non puoi aspettarti di meglio: saranno i politici a scegliere i dirigenti e anche i medici, in base a criteri che decidono loro (magari il merito, magari l'amicizia o la parentela). Se affidi la scelta delle aziende che devono fornire un servizio allo Stato e non ai consumatori, avrai per forza le tangenti sugli appalti. E vince l'azienda che paga di più il politico che deve scegliere».Così i politici tutelano i propri interessi: «Posti di lavoro, anche importanti, in cambio di voti. Voti che gli servono per avere più potere, distribuire posti di lavoro e benefici a un maggior numero di persone che, in cambio, gli daranno ancora più voti». E il circolo si chiude.
Ed è comprensibile che la gente sia indignata, ma gli esiti possibili di questa indignazione diffusa e dello scollamento tra politica e cittadini sono due, «uno estremamente negativo, l'altro estremamente positivo». Quello negativo sarebbe «la pretesa di moralizzare la politica». Ma «chi opta per questa soluzione invoca a gran voce la dittatura militare o un maggior potere epuratore dei giudici». In entrambi i casi, meno democrazia e un regime, che gli stessi moralizzatori avranno contribuito a creare, «molto più facilmente corrompibile, proprio perché ha la facoltà di controllare gli altri, ma non si autocontrolla».
L'esito «estremamente positivo, invece, è la richiesta di liberarci dallo Stato e dalle sue pratiche. Perché lo Stato ci succhia risorse e ci restituisce inefficienza, quindi meglio fare da soli. Una tendenza di questo tipo potrebbe concretizzarsi con una forte richiesta di autonomia locale, di meno tasse e di molte meno regole, in modo da limitare i danni che i politici possono farci».
Bisogna intraprendere presto questa via, «prima che monti l'ondata di antipolitica autoritaria».
7 comments:
Bellissima iperbole, ma è utopia sperare che un'idea del genere possa trovare in Italia terreno fertile. A volte la bellezza può essere soltanto immaginata. Non è cenere ciò che ricopre la terra italiana, là dove certe idee potrebbero prosperare e crescere, ma smisurate colonie di parassiti, durissimi da combattere, abili nella metamorfosi, e che hanno ormai occupato ogni centimetro cubo commestibile del suolo e del sottosuolo. Un'impresa titanica, e con quali forze?
per sicurezza:
W Massimo Bordin!!!!!
megni dice una caterva di puttanate. quello che è "normale" in italia smette di diventarlo appena si travalicano le alpi.
norvegia, finlandia, danimarca ma anche germania, austria, svizzera e via discorrendo non hanno un parlamento di rinviati a giudizio attaccati alle poltrone.
non esiste solo la dittatura o il leggerissimo stato, esiste anche la svezia!
wow, per una volta sono d'accordo con te al 100%
miracolo, miracolo!!!
chiamiamo monsignor Fisi-cella a farci benedire!!!
http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/post/1753834.html
:)
Concordo su tutto.
Hai inquadrato il problema, lo Stato che controlla tutto.
lo stato deve ridurre la propria presenza e molto deve essre lasciato al senso civico e al buon senso dei singoli. Pure quelli della questua davanti alla villa a Ceppaloni.
Negli ospedali basterebbe anche solo mettere dati di produttività e spese affissi in pubblico,quanto bene possono fare...
neolibevio.blogspot.com
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