Il botto di oggi sui mercati ha dato forza al partito delle larghe intese e nel Pdl il dissenso rispetto alla strada maestra del voto anticipato rischia di trasformarsi in una valanga. Che sia dettato dall'attaccamento dei singoli parlamentari ai propri scranni, o dal timore di alcuni big di non poter contrastare la leadership di Alfano in una corsa precipitosa alle urne, il partito potrebbe ritrovarsi nel giro di pochi giorni al punto di disgregazione. Contro l'ipotesi che la valanga si trasformi in un ribaltone gioca innanzitutto l'indisponibilità del capo dello Stato ma anche, pare di capire, quella del Pd ad un governo con eventuali scissionisti del Pdl. Comprensibile che non vogliano essere l'unico grande partito ad assumersi la titolarità di scelte impopolari. E' evidente però che nel Pdl non si tratta di qualche scontento, ma di una vera e propria spaccatura del gruppo dirigente sul da farsi, e nel momento in cui con l'annuncio delle dimissioni Berlusconi è ancora più debole come fattore aggregante può degenerare in una sorta di "si salvi chi può".
A mio modo di vedere il premier dimissionario e il Pdl hanno ancora margini per assumere l'iniziativa piuttosto che subire gli eventi. Tra un governo del presidente a guida Amato-Monti, o Amato-BiniSmaghi, e il ritorno alla maggioranza del 2008 che favoleggia Scajola, va ricordato che fu Berlusconi a designare Mario Monti (e non Napolitano) come commissario Ue; ed è il Pdl a rivendicare di voler attuare la lettera della Bce e onorare gli impegni con l'Ue. Quindi non ci sarebbe nulla di scandaloso se proprio il Pdl, facendo leva sul panico che sembra essersi finalmente scatenato nel mondo politico, si facesse promotore di una verifica delle pur scarsissime chance di un governo tecnico ma serio. Che non sia, cioè, il governo delle due "P" (patrimoniale e proporzionale), come lo chiama Il Foglio.
Solo a determinate condizioni non sarebbe l'ennesimo pasticcio politicista. E le condizioni sono che il Pd deve accettare fino all'ultima le misure della lettera della Bce; che il mandato di questo governo dovrebbe essere circoscritto esclusivamente all'attuazione integrale di quelle misure; e che le forze politiche dovrebbero convenire di non ritoccare la legge elettorale, lasciando agli elettori la possibilità di decidere con il referendum. Ritoccarla, infatti, significherebbe avvantaggiare questo o quel partito e contraddire la natura "tecnica" e puramente emergenziale di quest'ultima parte di legislatura.
Quasi sicuramente Pd e Udc non rinuncerebbero alle due "P", patrimoniale e proporzionale, assolutamente da scongiurare e anzi cartina di tornasole del papocchio, ma le carte verrebbero scoperte, i dissidenti del Pdl avrebbero meno alibi e il Pdl avrebbe responsabilmente tentato di evitare il ritorno alle urne.
3 comments:
Mi spieghi perchè il PD dovrebbe essere pro-proporzionale? Non è una domanda retorica, mi interessa davvero.
P.S. ah scusa, ho letto il post prima e ho capito (PD -> patrimoniale, UDC -> proporzionale)
aridaje. Ben venga la patrimoniale, specie in un paese dove per certe categorie il reddito non è certo, ma solo i patrimoni.
ovvio che se un simile prelievo è fatto per tirare a campare e non circondato da riforme e misure per la crescita (con gli interessi sul debito che abbiamo ora la riforma delle pensioni non basta più, se non spostiamo la soglia a 150 anni credo) sono contrario.
però i soldini qualcuno deve metterceli. Indebitarci di più non possiamo. Se colpiamo ancora i redditi medio-bassi la domanda interna, che già scarseggia in molti settori, morirà del tutto.
quindi? Le riforme strutturali necessarie fanno cassa tra qualche anno.
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