Pagine

Friday, July 15, 2005

Multiculturalismo. Così non va/2

Non sono i caratteri multiculturali e tolleranti delle democrazie a essere in discussione, ma i modelli di integrazione delle culture immigranti. Quello britannico, innanzitutto, dopo che si è saputo che gli attentatori del 7 luglio erano cittadini britannici, per lo più pakistani senza particolari disagi socio-economici e apparentemente integrati da più generazioni.

Il modello delle comunità chiuse al di fuori delle quali l'individuo è perso dovrà subire qualche riadattamento. Anche l'assimilazionismo forzato alla francese, esasperato dalla laicità intransigente della cultura politica, mostra segni di inadeguatezza e provoca risentimenti. Occorre recuperare la dimensione dell'individuo come soggetto di diritti, dando minore spazio a politiche pubbliche incentrate sul riconoscimento identitario di questo o quel gruppo.

Kenan Malick, sul Times, ricorda l'ambiente socio-economico di provenienza degli attentatori del 7 luglio e dell'assassino del giornalista Daniel Pearl, cittadini britannici tutti cresciuti e istruiti in Gran Bretagna. Perché il fanatismo ha messo radici nella terza generazione di immigrati? In parte perché l'idea che avremmo dovuto aspirare a un'identità comune e una serie di valori condivisa è stata erosa in nome del multiculturalismo.

Il multiculturalismo è un arricchimento per le nostre vite e le nostre città, ma trasformato in una ideologica politica ha contribuito a creare una Gran Bretagna tribale senza centro politico e morale. Per le precedenti generazioni di musulmani l'identità religiosa non era così forte da non ritenersi britannici. Con il tempo, la Britishness è divenuta semplicemente un sinonimo di tolleranza delle differenze. Ha preso piede una società frammentata dove molti gruppi culturali affermano la propria identità attraverso il vittimismo e il risentimento.

Il duro giudizio di Daniel Pipes, in questo articolo sul Sunday Times, è che la Gran Bretagna, risoluta nella guerra in Iraq, è debole nel contrasto interno al radicalismo islamico. Viceversa la Francia è il paese occidentale più duro.
«Thanks to the war in Iraq, much of the world sees the British Government as resolute and tough, the French one as appeasing and weak. But in another war, the one against terrorism and radical Islam, the reverse is true: France is the most stalwart nation in the West, even more so than the US, while Great Britain is the very most hapless».
Numerosi terroristi che hanno condotto operazioni in mezzo mondo provenivano dalla Gran Bretagna e molti governi criticano il rifiuto di Londra a estradare sospetti. Viceversa, la Francia è il paese che garantisce minori diritti ai sospettati di terrorismo, permettendo interrogatori senza avvocato, lunghe incarcerazioni in attesa di processo, e prove di discutibile acquisizione.

Ma le differenze tra Gran Bretagna e Francia non finiscono qui. I diversi modelli di integrazione, di multiculturalismo, il forte connotato laico della Repubblica francese, vengono alla luce dalle regole dell'abbigliamento scolastico. In Francia il velo islamico è vietato, in Gran Bretagna è possibile indossare anche l'hijab, che copre tutto tranne le mani e il viso.

Il Foglio riassume così la situazione:
«La situazione multiculturale sghemba oggi si presenta così: noi temiamo l'altro, e cerchiamo di blandirlo, ma non sappiamo farci rispettare da lui perché non ci rispettiamo noi stessi».

1 comment:

Anonymous said...

No accettiamo noi stessi, in nome di un terzomondismo ipocrita, figlio dei sensi di colpa sessantottini. E' che a furia di accettare tutto e tutti, non abbiamo più una identità da difendere. Il relativismo sessantottino sta rischiando di uccidere l'Europa. Mentre i paesi che il '68 non l'hanno vissuto, come gli USA e in parte il Regno Unito reagiscono con forza. Vedrai che l'identità inglese tornerà a riaffermarsi. Il pensiero debole deve essere spezzato: il mio modello è la Right Nation. Non so se a te piace... bel post. E bel blog. GM