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Wednesday, July 06, 2005

Numerosi iscritti al club degli amici dell'Africa

«Governabilità, lotta alla corruzione e libertà di stampa per togliere i freni allo sviluppo dell'Africa»

Del nuovo club degli amici dell'Africa fa parte anche Paul Wolfowitz, neocon alla guida della Banca Mondiale. Buongoverno e mercato è la sua ricetta, intervistato da Maurizio Molinari per La Stampa.
«Innanzitutto migliorare la governabilità e combattere la corruzione ma anche creare il clima adatto per far sviluppare l'industria privata e quindi attirare gli investimenti stranieri perché questi possono essere più decisivi rispetto agli investimenti domestici, sui quali spesso in passato si è fatto conto senza ottenere grandi risultati. Bisogna consentire agli africani di vendere i prodotti sui mercati delle nazioni più sviluppate.

Vorrei che dagli Stati Uniti, come anche da altre nazioni, arrivassero più aiuti. Bisogna convincere i contribuenti a dare di più per lo sviluppo e non solo perché è un obbligo morale ma anche perché è nel loro interesse. Non serve a nessuno isolare dalla crescita un continente come l'Africa».
Sì, ma quanto dovrebbe versare allo sviluppo un Paese ricco? «L'obiettivo dello 0,7 per cento è quello desiderabile».

Altro iscritto al club, il commissario britannico Peter Mandelson, oggi su la Repubblica:
«Sostenere che il libero commercio, in questi paesi, abbia fallito è semplicistico e ignora gli enormi ostacoli strutturali che incontra sulla propria strada anche il più determinato e moderno imprenditorialismo africano. Sono questi gli ostacoli che il G8 deve affrontare per poter aiutare il commercio... gli aiuti al commercio costituiscono la chiave della forza commerciale necessaria a sostenere lo sviluppo del continente in qualcosa che vada al di là del breve termine. In Africa gli aiuti salveranno delle vite, oggi e domani. Un libero ed equo commercio può sollevare per sempre dalla povertà milioni di africani».
La tessera numero 1 del club la condividono in due: Blair e Bush. E a Bush l'ha assegnata ieri addirittura il capo degli editorialisti anti-bushani d'America, Nicolas Kristof, sul New York Times:
«Mr. Bush has done much more for Africa than Bill Clinton ever did, increasing the money actually spent for aid there by two-thirds so far, and setting in motion an eventual tripling of aid for Africa».
L'autocritica:
«The liberal approach to helping the poor is sometimes to sponsor a U.N. conference and give ringing speeches calling for changed laws and more international assistance.

What Africa needs most desperately are things it can itself provide: good governance, a firmer neighborhood response to genocide in Sudan, and a collective nudging of Robert Mugabe into retirement. Plenty of studies have shown that aid usually doesn't help people in insecure, corrupt or poorly governed nations. Indeed, aid can even do harm, by bidding up local exchange rates and hurting local manufacturers».

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