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Wednesday, July 25, 2012

Ci salvi chi può da Bersani

Due i dati politici emersi dal convegno "Italia 2013" che si è tenuto oggi pomeriggio alla Camera.
1) secondo Casini del patto progressisti-moderati, che dovrebbe continuare anche nel 2013, dovrebbe far parte anche il Pdl, mentre per Bersani no, la disponibilità del Pd alle larghe intese tra progressisti e moderati si ferma all'Udc. S'incrina l'intesa che il Pd credeva di avere in pugno con l'Udc?

Dice Casini che «se un patto va sottoscritto è quello di fare le persone serie. I partiti che hanno appoggiato Monti, anche chi non è qui come il Pdl, hanno mostrato responsabilità nei confronti del Paese. Su questo patto di serietà e responsabilità dobbiamo continuare per il futuro, perché non vedo alternative per l'Italia». No, quindi, a «coalizioni ottenute sommando di tutto pur di arrivare al 51%». Ma Bersani si è detto «non del tutto d'accordo» con Casini, perché a suo avviso «serve una maggioranza politica univoca, che prende una strada e la percorre fino in fondo». Già, la strada per la Grecia. Fino in fondo.

2) Bersani è completamente in stato confusionale, fuori dalla realtà, "unfit" per costituzione mentale a guidare il Paese, un caso pietoso. I lanci d'agenzia sul suo intervento sono davvero imbarazzanti. Qualcuno, meglio se del suo partito, dovrà spiegargli che non può candidarsi a premier. I mercati non lo farebbero nemmeno avvicinare al Quirinale per l'incarico.

E' evasivo sull'"agenda Monti", su cui divaga con frasi senza senso («l'ordito da cui non possiamo uscire è l'Europa»), e non ha la minima idea delle prorità che lo aspettano alla guida del Paese. Un po' per sfuggire alla concretezza dei temi economici e un po' per darsi un tono, parla di «scelte sul piano tecnico ed economico ormai spiattellate», di «rilancio culturale», di una «riunione a porte chiuse con venti filosofi e un po' di storici»; avverte che «sta venendo meno una materia prima, quella della solidarietà», che «il vero spreco è la disuguaglianza» e che «se non ci mettiamo dentro un po' di equità perdiamo il controllo della situazione»; confida che se toccasse a lui governare «la prima cosa che faccio non è economica, ma dire che un figlio di immigrati è italiano». Insomma, oggi la supercazzola di Bersani ha toccato vette mai raggiunte prima, difficilmente imitabili anche per il Crozza più in forma.

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