Cosa direbbero gli italiani se il governo Monti proponesse una tassa speciale per evitare il default della Sicilia? Con le debite differenze e in scala ridotta, potremmo ritrovarci presto in casa una piccola Grecia. Allora, forse, chi ha troppo facilmente accusato i tedeschi di miopia ed egoismo per aver condizionato gli aiuti ad Atene a tagli recessivi e scrupolosi controlli, comprenderà meglio la loro "ossessione" per il rigore, cosa significa dover garantire il debito contratto da altri o addirittura doverlo rimborsare a fondo perduto.
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E' stato il numero due della Confindustria siciliana, Ivan Lo Bello, in un'intervista al Corriere, a lanciare l’allarme: la Sicilia è «sull’orlo del fallimento». Stipendi e pensioni regionali sarebbero i primi a saltare, ma anche i servizi ai cittadini. Il debito accertato dalla Corte dei Conti è di 5,3 miliardi di euro, ma è «destinato a salire ulteriormente». Si sospetta infatti che false poste in bilancio e crediti inesigibili possano "coprire" una voragine ben superiore. La Regione, rivela la Cgia di Mestre, ha costi per la politica e per l'acquisto di beni e di servizi, in termini pro capite, 2,5 volte superiori alla media di tutte le altre regioni d'Italia, e quelli relativi agli stipendi del personale addirittura del triplo. Molte le inchieste giornalistiche che negli ultimi anni hanno documentato sprechi e privilegi.
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Non è tutta responsabilità dell'attuale governatore, Raffaele Lombardo... Si tratta di un malgoverno che dura da decenni e del fallimento dello Stato unitario nel tentare di risolvere la cosiddetta "questione meridionale". Il Sud Italia proprio non ce la fa ad attestarsi a livelli di produttività, legalità ed efficienza amministrativa paragonabili a quelli del centro e del nord del paese. Colpa di un'autonomia intesa solo come libertà di spesa, a fronte di trasferimenti comunque assicurati da Roma, e di politiche keynesiane-assistenzialiste incapaci di creare sviluppo.
Un modello bocciato dalla storia, che però rischia di rappresentare un'anticipazione del prossimo futuro dell'Eurozona. Se da una parte cìè il rischio effettivo che la perdita di sovranità a favore dell'Ue corrisponda ad uno smembramento di fatto dell'Italia e ad una subordinazione alla potenza egemone, la Germania, dall'altra sembra più concreto il rischio di "italianizzazione" dell'Eurozona – un Nord ricco e competitivo frenato da un Mezzogiorno assistito e depresso – se costringeremo la Germania e i paesi del nord Europa ad adottare nei confronti dell'Europa mediterranea le stesse politiche sbagliate che per oltre un secolo il nostro Stato unitario ha "somministrato" al Sud Italia.
Non sorprende che autorevoli voci della stampa internazionale ritengano arrivata l'ora di riconoscere il fiasco dello Stato unitario italiano. Secondo Tony Barber (Financial Times), l'ideale sarebbe un'Europa più piccola e compatta, corrispondente più o meno al Sacro Romano Impero, con il Nord Italia (fino a Roma) insieme a Francia, Germania e ai Paesi del Benelux. Mentre sul Wall Street Journal si osserva che «l'Italia non ha mai funzionato come Stato centralizzato» e si suggerisce il ritorno al modello delle Città-Stato rinascimentali. Sta a noi smentirli con i fatti.
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1 comment:
L'eurozona quando sarà un superstato sociale o social-democratico o francamente interventista-socialista (nel percorso ineluttabile descritto e compreso da vonMises) sarà un territorio di trasferimenti di ricchezza da i produttori ai parassiti, dai responsabili agli irresponsabili, dai "settentrionali" ai "meridionali".
Proprio come, dall'unità in poi, è avvenuto in Italia.
Ed in quel caso prevalse lo spirito risorgimentale nazionalista. Una cultura del tempo romantica.
La cultura statalista dei piemontesi fece poi il sacco del meridione.
Uno stato centrale al posto di una confederazione.
Hamilton al posto di Jefferson: il capitalismo clientelare corporativo al posto del libero mercato tra cooperanti nella divisione del lavoro.
C'è chi parla anche della UE (o Ursse) come di un passo verso il NWO progettato da alcune famiglie di banchieri americani come Rotschild, Rockefeller e Morgan più altri minori.
I fondatori della Fed. I creatori della riserva frazionaria, della cartamoneta creata dal nulla, gli inflazionisti per definizione, i nemici dell'oro, i finanziatori interessatissimi dello stato sociale, ecc ecc ecc
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