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Tuesday, September 11, 2012

L'11 settembre e il nostro disarmo ideologico

Sono tra quelli che l'11 settembre non sarà mai più un giorno come un altro. Un giorno in cui si spende almeno qualche minuto in ricordo delle vittime e una riflessione sulla violenza dei terroristi islamici. E' in voga sui social network quella specie di "turismo", o esibizionismo, per cui ciascuno ricorda dov'era e con chi era al momento della strage. Però in pochi sembrano interessati a ricordare il target ideologico di quell'aggressione, l'insieme di valori che qualcuno voleva abbattere e sotterrare con le due torri. Gli edifici crollano e si ricostruiscono, i morti si piangono, si onorano, ma sono il passato. Quei valori sotto attacco ci servono per continuare a vivere, ma li stiamo difendendo? Poniamocela questa domanda, almeno l'11 settembre, perché la risposta purtroppo non è scontata.

Almeno una volta l'anno, in questo giorno, non lasciamoci ingannare dalla falsa razionalità con cui il tempo ci fa riflettere sull'11 settembre e sforziamoci di ri-cogliere il significato profondo che percepimmo allora.
«In quel momento di assoluta nitidezza, possiamo cogliere con l'occhio della mente il profondo significato di un evento. Col passare del tempo, non è che il ricordo sbiadisca; ma la sua luce si attenua, perde forza, e la nostra attenzione si sposta altrove. Ricordiamo l'evento, ma non come ci sentivamo in quel momento. L'impatto emotivo è rimpiazzato da un sentimento che, essendo più pacato, ci sembra più razionale. Eppure, paradossalmente, può esserlo di meno, perché la calma non è il risultato di una ulteriore analisi, ma del semplice trascorrere del tempo».
Tony Blair
Mai un evento era stato così "globale", nel senso di partecipato, seppure con emozioni molto diverse tra di loro, anche opposte, in tutte le parti del mondo contemporaneamente. Resterà scolpito nelle coscienze, collettive e individuali. Grazie alla risposta americana e di pochi altri alleati i nemici sono quasi tutti sotto terra, o comunque non se la passano bene, ma l'Occidente non è ancora guarito dai propri fantasmi interiori.

Come scrivevo l'anno scorso, è ancora in uno stato di torpore e sfiducia in se stesso, sembra non credere più nei valori che lo hanno reso grande e che sono alla base dell'odio dei nostri nemici. Non saprei dire se il disarmo è «morale», come l'ha definito in una interessante analisi Stefano Magni, o più intellettuale, politico, ideologico. Di sicuro è un disarmo. Che mette in pericolo le nostre società, il nostro modello di vita, il nostro futuro, e che oltraggia la memoria delle vittime di 11 anni fa. Nemmeno il loro sacrificio ci ha svegliati. Non basta ricordare dove eravamo per fare i conti con le sfide che quell'evento ci ha posto.

1 comment:

Anonymous said...

Che fine ha fatto l'edificio 7?